mercoledì 26 settembre 2007
la biblioteca di stoccolma
Gunnar Asplund, architetto svedese, ha costruito la biblioteca di Stoccolma che mi è tornata in mente dopo aver visto le foto di un albergo a Campo Imperatore, pubblicate da un'amica. vorrei mettere il link del suo blog, ma evidentemente è al di sopra delle mie capacità.
martedì 25 settembre 2007
A Lerici
Generalmente non sono una che ama andare al mare. Da che siamo sposati, a fare una vera vacanza al mare siamo andati solo due volte, quando le bambine erano troppo piccole per viaggiare. Con Fabrizia, a Lerici. Con Elisa, a Peschici. Curioso, mi accorgo in questo momento che fanno anche rima. Ma non divaghiamo. Entrambe le volte in tenda, attrezzati di tutto punto con lettino da campeggio, box, il baule pieno di pannolini e scatole di pappe pronte. Lerici 1974, Fabrizia aveva sette o otto mesi, e con noi all’epoca c’era Tobia. Arriviamo la sera tardi, stremati dopo un viaggio costellato di soste per pappe cambi e innumerevoli pipì del cane, e decidiamo per la prima notte di fermarci a dormire in un albergo. Alla tenda penseremo domani. Ovviamente chiediamo se il cane è accettato, e la signora ci risponde che il cane è non solo accettato, ma gradito. Loro amano gli animali, diamine. Sollievo, la risposta ci rinfranca, possiamo andare a cena tranquilli. Torniamo più tardi con cane borse e bambina. Ma la signora ci ferma sulla soglia: abbiamo accettato il cane, ma non ci avete avvertito di avere anche un bambino.
Cuori tra le nuvole
lunedì 24 settembre 2007
Bukhara
Un' altra tappa del nostro bellissimo viaggio in Uzbekistan.
Bukhara, la città dei tappeti.
La qualità del video è quella che è, un po' per mia manifesta incapacità e un po' perchè la dimensione del file deve essere contenuta, e allora bisogna che lo spettatore metta in campo una buona dose di fantasia per avere da qui una pallida idea del fascino di questo paese in cui le donne appaiono tutte bellissime, signorili ed eleganti nei lunghi colorati abiti di velluto che indossano anche mentre lavorano nei campi
Bukhara, la città dei tappeti.
La qualità del video è quella che è, un po' per mia manifesta incapacità e un po' perchè la dimensione del file deve essere contenuta, e allora bisogna che lo spettatore metta in campo una buona dose di fantasia per avere da qui una pallida idea del fascino di questo paese in cui le donne appaiono tutte bellissime, signorili ed eleganti nei lunghi colorati abiti di velluto che indossano anche mentre lavorano nei campi
venerdì 21 settembre 2007
mercoledì 19 settembre 2007
dichiarazione d'amore
Lo so che non si deve scrivere sui muri. Ma bisogna riconoscere che c'è una bella differenza tra chi scrive governo ladro o abbasso tizio, e chi ha scritto questo.
Magari sarà un principe azzurro con la faccia del body guard, occhialoni griffati e capello impomatato, chi lo sa.
Quello che è certo è che è proprio innamorato.
Secondo me questa facciata di casa tristanzuola e senza colore sarà eternamente grata all'anonimo writer. Non è da tutti ospitare una così tenera dichiarazione d'amore.
Magari sarà un principe azzurro con la faccia del body guard, occhialoni griffati e capello impomatato, chi lo sa.
Quello che è certo è che è proprio innamorato.
Secondo me questa facciata di casa tristanzuola e senza colore sarà eternamente grata all'anonimo writer. Non è da tutti ospitare una così tenera dichiarazione d'amore.
lunedì 17 settembre 2007
Viva gli sposi
Si è sposato Roberto.
E' stato compagno di giochi di Elisa, hanno imparato ad andare in bicicletta nello stesso cortile. Non saprei dire quante merende hanno mangiato insieme. Avevano inventato un bel gioco: correre da un capo all'altro del terrazzo e fermarsi prima della ringhiera. Vinceva chi si fermava più vicino, ma senza toccarla. Hanno giocato fino a che lui ci si è schiantato dentro, si vede ancora la cicatrice sul sopracciglio.
Ieri era emozionato e felice, elegantissimo in ogni dettaglio, perfino il bastone da passeggio con il pomo d'argento e il cilindro. E noi ci siamo commossi insieme a lui.
sabato 15 settembre 2007
IKEA forever
Un grande magazzino di cose per la casa. Svedese, cioè solido e senza fronzoli, per di più a prezzi contenuti. Sarebbe già stato sufficiente per farmi apprezzare l’Ikea, ma c’è un elemento che ha acceso in me la scintilla di un amore incondizionato ed acritico: ho capito che Ikea ti regala il senso di onnipotenza. Con pochi euro non ti porti a casa soltanto un mobile, ma anche l’illusione di saper fare di tutto. Tutti i pezzi tagliati, i buchi al punto giusto, viti e chiodi contati nel loro sacchettino trasparente, il foglietto con le istruzioni chiare e comprensibili. Non devi fare altro che procurarti un cacciavite e seguire le figure, e iIl tuo Billy è lì, bello e montato. Mezz’ora, compreso lo smontaggio e rimontaggio del ripiano che invariabilmente scopri di aver avvitato con la parte grezza sul davanti. Più nessun senso di inettitudine, è tutto merito tuo. Non venite a dirmi che è poco.
venerdì 14 settembre 2007
Parigi è sempre Parigi
estate 1971. Franco è laureato da nemmeno un mese ed è appena stato assunto, di ferie ovviamente non si parla. I nostri amici si sposeranno a settembre, niente ferie nemmeno per loro.
Ma è ferragosto, in città non c’è un cane, ci sentiamo così soli e desolati che decidiamo di osare un week end di follia. Abbiamo pochi soldi, ma anche poche pretese. Offerta eccezionale: un week end a Parigi, aereo e albergo (colazione compresa) a prezzo super stracciato. E’ fatto apposta per noi: praticamente tutto compreso, se mangiamo tanto a colazione avremo poca fame a pranzo e per la cena ci arrangeremo. Giusto? Giusto. Occhei, si parte.
Il Primo viaggio in aereo della nostra vita, che emozione.
L’albergo è bello ed è in pieno centro, un po’ demodè e con una bellissima sala da pranzo coperta da una cupola vetrata in stile liberty, la ammiriamo dalla finestra della nostra stanza. La mia amica ha portato una valigiona, chi sa cosa mai si sarà portata dietro, io ho solo un cambio di magliette e un paio di jeans. Disfiamo i bagagli, e lei tira fuori una serie di involti bene arrotolati: una rolata di carne, un paio di frittate, due bottiglie di vino, piatti di carta e addirittura un fornelletto da campeggio, per il caffè. Ha pensato a tutto. Colazione in albergo, a pranzo un panino, e cena in camera. SUPER.
E infatti ceniamo superbamente, neanche da Chez Maxime sarebbe stato meglio, e dopo: caffè. Basta una spinta decisa all’attacco a baionetta e zac la bombola si innesta nel fornello. Sarà per la paura di far rumore e attirare l’attenzione, ma la spinta non è propriamente decisa, riesce solo a provocare un buchino, dal quale il gas comincia a fuoriuscire imprimendo alla bombola un movimento rotatorio. E’ diventata un missile, sbatte da una parete all’altra, e noi dietro, a cercare di fermarla. Non ci riusciamo, e ad un certo punto la guardiamo con raccapriccio uscire dalla finestra e andare a cadere sulla cupola vetrata, sotto la quale decine di ospiti dell’hotel stanno cenando. Per nostra fortuna è buio, tutta la sala da pranzo guarda in su ma nessuno capisce di che si tratta, e la bombola rimbalza dalla cupola dentro un cespuglio. La mattina all’alba la recuperiamo furtivamente, al riparo da occhi indiscreti.
Siamo tornati altre volte a Parigi. l’ultima nel 2001, per celebrare il trentennale.
mercoledì 12 settembre 2007
quattro minuti e tredici secondi a Lisbona
continuano le sperimentazioni. Le dissolvenze sono ancora da mettere a punto e il volume non è perfettamente equilibrato. E le riprese sono tremolanti.
Sembra facile....
martedì 11 settembre 2007
A proposito di mangiare
A proposito di mangiare
L’altra settimana avevo appuntamento con un’amica per un veloce boccone nella pausa pranzo, giusto per un saluto dopo le vacanze. baci abbracci, scambio di souvenir, una insalata mista e al caffè suona il mio cellulare: mia sorella mi avverte che mia suocera l’ha chiamata allarmatissima. Mi aspetta per pranzo e non trovandomi in studio, si è convinta che devo essere di sicuro morta. la chiamo, cerco di farle capire che, non avendomi detto nulla, era difficile per me sapere dell’invito, ma non mostra di aver sentito. Ha preparato cotolette impanate e fagiolini e a me dispiace deluderla. Zompo in macchina e mi precipito a casa sua. Ripranzo.
Mi sento un po’ appesantita è vero, ma per una volta che sarà mai, non è la fine del mondo.
Ieri sera arriviamo a casa, il frigo è desolatamente sguarnito, Franco è appena tornato dalla Turchia, la spesa è in programma per domani che abbiamo ospiti a cena. ci versiamo un bicchiere di vino e spiluzzichiamo pomodorini sottolio, tapenade, un fondo di pesto di pistacchi. Più che piluccare in realtà divoriamo. Non mi ero accorta di essere così affamata, in tre minuti ho fatto fuori una scatola di crackers
Suona il telefono: stiamo arrivando. Due degli invitati, due persone giovani che non ho ancora mai conosciuto, hanno sbagliato giorno. Sono per strada, arrivano da lontano, non è gentile rimandarli a casa, e così diciamo loro di venire su lo stesso, qualcosa rimedieremo. Tolgo lo stendino del bucato dal soggiorno, apparecchio con una tovaglia pulita e la situazione è sotto controllo. in tavola il pesto di pistacchi risistemato in una graziosa ciotolina non sembra nemmeno un avanzo, e poi cubetti di formaggio, olive nere, un provvidenziale patè che mia sorella mi ha portato dalla Provenza. per finire, una bella pasta con sugo di funghi e pomodoro fresco.
Serata piacevole, abbiamo conversato amabilmente fino a mezzanotte e stasera torneranno, insieme agli altri ospiti. Mi sono addormentata con una certa difficoltà, una vocina continuava a canticchiarmi nelle orecchie non c’è due senza tre non c’è due senza tre. Burp.
L’altra settimana avevo appuntamento con un’amica per un veloce boccone nella pausa pranzo, giusto per un saluto dopo le vacanze. baci abbracci, scambio di souvenir, una insalata mista e al caffè suona il mio cellulare: mia sorella mi avverte che mia suocera l’ha chiamata allarmatissima. Mi aspetta per pranzo e non trovandomi in studio, si è convinta che devo essere di sicuro morta. la chiamo, cerco di farle capire che, non avendomi detto nulla, era difficile per me sapere dell’invito, ma non mostra di aver sentito. Ha preparato cotolette impanate e fagiolini e a me dispiace deluderla. Zompo in macchina e mi precipito a casa sua. Ripranzo.
Mi sento un po’ appesantita è vero, ma per una volta che sarà mai, non è la fine del mondo.
Ieri sera arriviamo a casa, il frigo è desolatamente sguarnito, Franco è appena tornato dalla Turchia, la spesa è in programma per domani che abbiamo ospiti a cena. ci versiamo un bicchiere di vino e spiluzzichiamo pomodorini sottolio, tapenade, un fondo di pesto di pistacchi. Più che piluccare in realtà divoriamo. Non mi ero accorta di essere così affamata, in tre minuti ho fatto fuori una scatola di crackers
Suona il telefono: stiamo arrivando. Due degli invitati, due persone giovani che non ho ancora mai conosciuto, hanno sbagliato giorno. Sono per strada, arrivano da lontano, non è gentile rimandarli a casa, e così diciamo loro di venire su lo stesso, qualcosa rimedieremo. Tolgo lo stendino del bucato dal soggiorno, apparecchio con una tovaglia pulita e la situazione è sotto controllo. in tavola il pesto di pistacchi risistemato in una graziosa ciotolina non sembra nemmeno un avanzo, e poi cubetti di formaggio, olive nere, un provvidenziale patè che mia sorella mi ha portato dalla Provenza. per finire, una bella pasta con sugo di funghi e pomodoro fresco.
Serata piacevole, abbiamo conversato amabilmente fino a mezzanotte e stasera torneranno, insieme agli altri ospiti. Mi sono addormentata con una certa difficoltà, una vocina continuava a canticchiarmi nelle orecchie non c’è due senza tre non c’è due senza tre. Burp.
lunedì 10 settembre 2007
Giornale Radio
Lo ascolto la mattina in macchina mentre vengo a lavorare. In dieci minuti scarsi fornisce un resoconto di quello che è capitato nel mondo nelle ultime ore, le previsioni del tempo, le indicazioni sul traffico e perfino l’oroscopo. Si occupa di tutto: fatti di cronaca eclatanti ma anche le notizie che tornano ciclicamente segnando il susseguirsi delle stagioni, come una specie di almanacco di frate indovino. L’esodo per le vacanze e il relativo contro esodo, i saldi, l’arrivo dell’influenza, i regali di natale. Tutto condito di preziose indicazioni e consigli indispensabili: se d’estate la temperatura tocca i quaranta gradi, non portare a spasso un neonato alle due di pomeriggio perchè il sole potrebbe non fargli bene. I maturandi devono farsi una bella dormita la sera prima e non lasciarsi sopraffare dall’emozione. Quando arriva l’epidemia di influenza è consigliabile vaccinarsi. Col caldo è meglio mangiare frutta e verdura piuttosto che salsicce fritte e polenta concia, e prima di mettersi al volante è preferibile stare leggeri ed evitare banchetti di trentasei portate. Ed è opportuno controllare l’auto prima di un lungo viaggio. Pare che le gomme nuove siano più sicure di quelle lisce. Anche i freni, meglio dare una controllata anche ai freni. Cose che uno non capisce mica da solo.
Poi ci sono gli esperti che in trenta secondi sanno spiegare il perchè e il percome di un evento accaduto un istante prima, e mentre pontificano ti rendi conto benissimo che non hanno la minima idea di che cosa stanno parlando.
A me però più di tutto la mattina presto interessa sentire conto delle ricerche. Lunghe e impegnative e costose ricerche condotte da una qualche importante università, da cui si evince che per mantenersi giovani è meglio essere ricchi piuttosto che poveri, e in buona salute piuttosto che malati.
Pare che poter contare su una vita confortevole, ricca di cose divertenti da fare, di amicizie e di stimoli interessanti renda le persone più contente rispetto a chi abita da solo in un tugurio e non sa come mettere insieme il pranzo e la cena. Ma tu pensa, non l’avrei mai detto.
sabato 8 settembre 2007
uzbekistan - khiva
A maggio abbiamo fatto un viaggio in Uzbekistan. Abbiamo visto Khiva, e poi Bukhara e Samarkanda , passando attraverso un deserto pieno di magia. Posti incredibili, bellissimi, e gente ospitale e amichevole che ci resteranno nel cuore per sempre. Questa è la prima puntata
venerdì 7 settembre 2007
Varsavia
Avevamo conosciuto agli inizi del nostro matrimonio una famiglia polacca, lui ingegnere e lei architetto.
Erano diventati buoni amici dei miei genitori, e di conseguenza diventarono anche amici nostri. Lui, ingegnere meccanico alla Polski Fiat, lavorava a Torino. Stefan. Aveva un accento spiccatissimo, lo riconoscevi appena diceva pronto, e tutte le volte lui si sorprendeva: Come tu ha fatto a riconosssscere me.
Lei, Halina, non aveva trovato lavoro e si era rassegnata a fare la casalinga, parlava pochissimo l’italiano. Per i due ragazzi invece Torino era proprio casa loro, il grande alle medie e il piccolo in prima elementare. Ci frequentammo fino a che restarono in Italia, poi il contratto di Stefan arrivò alla scadenza e tornarono in Polonia. Ci scrivemmo per un po’, poi come spesso succede, ci perdemmo quasi del tutto di vista. Tornarono in vacanza in Italia, per combinazione proprio quando mia madre festeggiava il 70 esimo compleanno, e naturalmente parteciparono con grande entusiasmo alla festa a sorpresa. Stefan suonò l’armonica a bocca ed Halina conversò a lungo in un italiano fluido che non mi sarei aspettata di sentirle. Una bella festa, proprio.
Quando siamo andati in Polonia li abbiamo cercati, avevano cambiato indirizzo e abbiamo inseguito le loro tracce per tutta Varsavia, fino alla loro nuova casa. Non c’era nessuno. Erano in Canada a far visita al figlio. Che peccato.
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