giovedì 21 marzo 2013

Audrey Hepburn, Cary Grant e il Mercato dei Francobolli



La filatelia è entrata per due volte  nella mia vita. La prima volta fu per il tramite di un album Astra Francobolli, regalatomi chissà da chi insieme ad un grosso pacco di  francobolli (e cos'altro, se no?)  usati. 

Nelle lodevoli intenzioni del regalante presumo che il dono  avrebbe dovuto  stimolare in me il piacere dell'ordine e del collezionismo, in realtà ricordo soltanto che l'album  fu lestamente archiviato e la cosa finì lì. 
Il secondo incontro avvenne molti anni dopo, quando per qualche anno fu nostro vicino di studio il negozio del signor XXXX, un signore con un  sigaro puzzolente  sempre tra i denti  e una vetrina tristissima ricoperta di stoffa verde  con  due o tre bustine di francobolli scoloriti  che non cambiarono mai. Ci resta ancora oggi il dubbio che il signor XXXX  non fosse  lo scialbo ometto che appariva,  ma  la  scaltra versione rivolese  di Harry Palmer.  


Dati i precedenti, immagino che il lettore di V.ed E. si chiederà allora perché caspita, con la miriade di attrazioni che offre la rutilante Ville Lumiere,  un sabato mattina di buon'ora ci siamo precipitati all'angolo tra avenue de Marigny e avenue Gabriel, a due passi dagli Champs-Elisée, per vedere il mercato dei francobolli usati. 
Se il lettore di V.ed E. condivide il mio debole per le commedie giallo rosa  per Cary Grant, Audrey Hepburn e compagnia bella, e  ha pure tempo da perdere, troverà la  risposta al minuto   1:29:28  















venerdì 15 marzo 2013

Itinerari parigini: dal PCF al Canal St.Martin, passando per Belleville - parte seconda




La prima parte dell'itinerario si era fermata al Parc de Belleville, ora continuiamo a camminare lungo  rue du Faubourg du Temple.

Strada affascinante e variegata 

in cui guêpière a buon mercato e macellerie halal coabitano  fianco a fianco  senza apparenti conflitti,     


e  si può mangiare turco pakistano tunisino greco vietnamita  o chissà cos'altro, 






dove in uno dei mille  bazar, per la modica spesa di cinque euro, ci si può assicurare  uno zaino solido almeno quanto l'equivalente visto nelle vetrine del centro ad un prezzo venti volte maggiore (e non è detto che non provengano  entrambi  dalla medesima partita) o portare a casa un delizioso  abitino con collo alla coreana in lucido  poliestere rosso fuoco


Al numero 105  un edificio molto particolare  attira l'attenzione con  le sue vetrate ricurve e le balconate a cui si  affacciano innumerevoli ateliers artigiani, 




La curiosità di vedere com'è fatto dentro è irresistibile, e mentre si resta abbacinati dallo splendore delle vetrate Liberty appena restaurate 


si scopre  che   la Java,  mitico tabarin in cui Edith Piaf e Maurice Chevalier si fecero le ossa, era proprio qui e che  esiste ancora. Attenzione: per non andare incontro a delusioni evitare assolutamente di metterci piede. I miti devono restare miti, c'è poco da fare.


Lungo il faubourg du Temple,  più o meno dalle parti dell'incrocio con avenue Parmentier, 


e non molto lontano dalla stazione Goncourt, 


attira l'attenzione  un curioso edificio con un bizzarro  elefante di  legno sulla facciata: è il Palais des Glaces ora riconvertito in teatro. (visita virtuale qui) 



Alla fine della strada,  l'incrocio con il  Canal st Martin e  i suoi bateaux mouches carichi di gente. 


Da solo vale la passeggiata, non fosse altro perchè  mette su un piatto d'argento  l'occasione per stendere anche il più agguerrito dei cinefili con uno sfoggio di cultura  mica da ridere:  questo è il famoso  


dell'omonimo film del 1938  di Marcel Carne  con Arletty e Jean Gabin, 



e sempre qui  Audrey Tatou e la sua frangetta   lanciano sassi dal ponte nel Favoloso mondo di Amélie








giovedì 14 marzo 2013

Itinerari parigini: dal PCF al Canal St.Martin, passando per Belleville - parte prima




Se a Parigi siete già stati un tot di volte e  cercate un'alternativa ai  luoghi canonici del pellegrinaggio turistico,  questo potrebbe essere un itinerario interessante.
Metro, linea 2, fermata Colonel Fabien (colonnello francese  che, per la cronaca, con l'uccisione di un soldato tedesco nel 1941 aveva dato inizio alla Resistenza parigina). Piazza Colonel Fabien (PCF) non è particolarmente significativa se non per il fatto di ospitare la ex  sede del  Partito Comunista Francese (PCF pure lui),

un'opera di Oscar Niemeyer  costruita tra il 1965 e il 1971 ed  aggiunta nel 2007  alla lista dei monumenti storici di Parigi. Si tratta di un grande edificio in cemento e vetro, ma la  sinuosa facciata continua suggerisce l'immagine suggestiva di una bandiera che si agita con il vento.


 Capisco che l'architettura del ventesimo secolo non sia in cima ai vostri interessi, ma già che siete arrivati fin lì datele un'occhiata prima di proseguire e fate caso agli sbalzi incredibili per cui  Niemeyer va famoso,  sarebbe un peccato passarci davanti e nemmeno  notarli.


Dopo il doveroso omaggio a Niemeyer, svoltate verso rue de la Grange aux Belle in direzione dell'Hôpital st Louis, 

un grande complesso ospedaliero costruito agli inizi del seicento dietro ordine di Enrico IV per ricoverare fuori dalle mura cittadine le vittime della peste. L'architettura è la stessa, magnifica, di  Place des Vosges  e anche se si tratta solo di un ospedale  vale la pena di entrare per ammirare i fabbricati che si affacciano sul giardino interno, sono uno spettacolo.




Circumnavigato l'ospedale, infilate Place Sainte Marthe, gradevole piazzetta alberata con piccoli caffè e dehors  

e da lì prendete la omonima rue

è una strada stretta fatta di bottegucce cadenti 

e di case che definire  fatiscenti può sembrare un eufemismo




Però basta guardare   il  numero dei cantieri e il  colore squillante dei nuovi esercizi che si stanno aprendo

per pronosticare  che in un amen tutto il quartiere avrà cambiato pelle e sarà diventato irriconoscibile. E come sempre succede, molti rimpiangeranno quello che fu e diranno che era molto  meglio prima.



Noi per fortuna possiamo lasciare ai posteri l'ardua sentenza  e proseguire su Boulevard de la Villette fino ad incrociare Rue de Belleville, una strada in salita fatta di brutte case senza particolari attrattive, a parte la lapide al numero 72 che ci informa  essere la casa natale di Edith Piaf (la leggenda, per la precisione,  vuole   che la nascita del passerotto triste sia avvenuta sul marciapiede) 



Prima però di arrivare al numero 72  anche senza i miei suggerimenti sarà stato  impossibile non esservi accorti  di  Rue Dénoyez, una piccola strada pedonale le cui case sono  completamente ricoperte di graffiti e murales bizzarri e stravaganti, e che ospita una quantità incredibile di microgallerie d'arte  caffè e graziosi bistrot moooolto parigini









In cima alla salita di rue Belleville  troverete  il Parc de Belleville, realizzato sul cucuzzolo della collina una ventina di anni fa, a giudicare dai materassi en plen air sembra molto  gettonato dai clochard. Il  che, detto per inciso,  non vuol dire assolutamente che non sia curatissimo e  ben tenuto.  

Si  estende lungo tutta la collina con  una teoria  di grandi  aiuole, cascatelle e laghetti collegati  da piacevoli scalinate da cui si gode 
un panorama  bello quanto quello che si può vedere  da Montmartre, ma senza l'invasione dei turisti. E scusate se è poco.
Arrivati al fondo del parco, dopo  un deferente omaggio ai caduti della Comune di Parigi

si prosegue per  rue du Faubourg du Temple 

(continua)


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