sabato 23 maggio 2015

Praga - un artista, ventisette cippi e un monumento equestre



In Mala Strana, davanti al Palazzo Liechtenstein che ora è sede del Conservatorio, l'attenzione viene catturata da ventisette cippi di metallo blu. Da lontano si possono scambiare  per  parchimetri molto originali ma sono in realtà un'installazione artistica.


Rappresentano i ventisette uomini, tre nobili sette cavalieri e 17 borghesi,    giustiziati sulla piazza della Città Vecchia il 21 giugno 1621 perchè ritenuti i capi dell'insurrezione dei nobili protestanti cechi contro  il potere dei cattolici Asburgo. Tra decapitazioni e impiccagioni l'esecuzione ad opera del boia della città era durata dalle 5 del mattino fino a sera,  e le teste dei nobili erano poi state macabramente esposte per anni sulla torre orientale del Ponte Carlo. La collocazione dei cippi non è casuale, il palazzo infatti apparteneva a Carlo conte di Liechtenstein, il  governatore che aveva ordinato l'esecuzione, la quale è anche ricordata da un'altra testimonianza proprio  sul luogo dell'esecuzione, dove  la pavimentazione in porfido grigio è solcata  da ventisette croci bianche















Naturalmente neppure stavolta avevo mai sentito nominare l'autore,  Karel Nepraš,



















ma appena tornata a casa  mi sono documentata.  E ho scoperto che è stato un artista poliedrico, interessante e  ricco di ironia, cosa che queste ventisette teste, una diversa dall'altra,  testimoniano ampiamente










E se le ventisette teste  non bastassero, una  ulteriore conferma dell'ironia del Nostro  si può trovare nel bizzarro monumento equestre che nel quartiere di Žižkov  celebra lo scrittore Jaroslav Hašek, autore del  romanzo antimilitarista e antiborghese  Il buon soldato Svejk, che ho vergognosamente scoperto essere presente da chissà quanto tempo, intonso, nella mia libreria.









mercoledì 20 maggio 2015

Praga - Di alluvioni, di paratie e di quartieri particolarmente poveri

Nel 2002 tutta l'Europa centrale  viene flagellata da un'alluvione senza precedenti.
Noi, in viaggio verso la  Finlandia, facciamo in tempo a passare da quelle parti  il giorno prima che il disastro cominci, e ci renderemo conto della portata dell'evento soltanto sulla strada del  ritorno, quando vedremo  le acque dei fiumi ancora molto al di sopra del livello normale ed inspiegabilmente colorate di marrone. 








Tra il 10 e il 14 agosto  cadono infatti in tutta l'Europa centrale  piogge di una intensità imprevedibile,   che da principio causano inondazioni in Austria e in Baviera.  Un paio di giorni dopo il maltempo si accanisce sulle aree di sorgente dell'Elba e della Moldava provocando un aumento preoccupante dei livelli delle acque nei bacini idrografici, e a partire dal Danubio l'onda di piena inizia a  percorrere i bacini di molti altri  fiumi europei continuando nel frattempo ad ingrossarsi.  Investe la Turingia e la Sassonia, poi la  Boemia settentrionale e  Praga, per arrivare infine  a Dresda.
E' difficile  crederci ora che le acque scorrono via   placidamente, 

ma nel 2002 sono sufficienti poche ore perché il centro storico di  Praga venga  minacciato    da una massa di centinaia di milioni di metri cubi d'acqua,  che raggiunge  un'altezza  impressionante e  di gran lunga superiore ad  ogni livello  mai toccato  prima di allora.


 

Le statue sotto il ponte Carlo vengono rapidamente sommerse e si teme  che anche  il ponte  possa venir trascinato via insieme a tutti gli altri magnifici ponti sulla Moldava, 








Per contenere il disastro le autorità ceche decidono allora di  abbattere gli argini nella zona del quartiere di Karlin,


facendovi esondare il fiume e proteggendo  così le zone  storiche della città.
Fortunatamente il sistema di allarme preventivo riesce a far  evacuare per tempo  gli abitanti delle zone a rischio e a mettere al sicuro le opere d'arte, e tutta l'operazione si può considerare riuscita dal momento che effettivamente  limita i danni, ma decine di edifici del quartiere vengono danneggiati gravemente e parecchi sono praticamente distrutti.  I danni saranno  incalcolabili anche a  Kampa, il quartiere-isola a sud del  Ponte Carlo,






Dal giorno dopo  i Praghesi si mettono al lavoro per ripulire, riparare, ricostruire  e oggi  Karlin, un  quartiere che la mia guida descrive come   particolarmente povero ed abitato da minoranze etniche,












 


ci è apparso   in pieno fermento,    bellissimi edifici perfettamente restaurati convivono con 











case altrettanto affascinanti, ma  che ancora aspettano di tornare a brillare.
 















Al posto dei Karlin Studios che la solita   guida,  pubblicata  soltanto tre anni fa,   descrive come una fucina di creazioni e di progetti, adesso c'è un cantiere


e nei dintorni stanno nascendo una miriade di fabbriche e di magazzini dal marchio prestigioso.  
Viene da chiedersi se in tre anni la situazione possa essere davvero mutata così sensibilmente o se noi e la nostra guida abbiamo un  concetto molto differente  di quartiere  particolarmente povero.


Ma torniamo  all'alluvione. Per  evitare di affrontare di nuovo i guai del 2002, l'Amministrazione decide di dotare la città di una protezione  efficace  e nel giro di  due anni soltanto, senza litigi e  senza lungaggini burocratiche,   non soltanto  delibera, incarica e appalta, ma addirittura costruisce fino all'ultimo bullone, un sistema di paratie mobili che in caso di pericolo possono venire montate  nel giro di poche ore.  Lungo il fiume e nei parchi, per tutta la zona a rischio, sono visibili  le   lunghe striscie predisposte con gli attacchi a cui si devono agganciare  i pannelli, e bisogna riconoscere che non sono nemmeno brutte.    ça va sans dire,   organizzazioni di cittadini,  protezione civile, croce rossa ed esercito sono  stati addestrati per  entrare in azione tempestivamente.




Dato che le alluvioni purtroppo  capitano con cadenza regolare anche a casa nostra, è inevitabile fare paragoni. E noi non ne usciamo bene.

giovedì 14 maggio 2015

Praga - Il Teatro Liberato di Jan Werich e Jiri Voskovec

La facciata del palazzo U Nováků   che affaccia su  V Jámě è interamente coperta dalla   vecchia immagine pubblicitaria, a giudicare dallo  stile credo risalga agli anni trenta, 


 di una compagnia teatrale che si esibiva nel teatro  ricavato al piano interrato del palazzo, il teatro ABC.





















Non avendo mai sentito nominare nè il Teatro nè i due attori, la cosa ci avrebbe lasciati indifferenti se non fossimo capitati a vedere la mostra che proprio in quei giorni il Museo di Arte  Contemporanea  in Veletržní Palác  



 dedicava a Oskar Kokoschka      

La mostra  comprendeva anche una consistente sezione incentrata sulla scena teatrale praghese degli anni trenta,
 

 ed in particolare  su  Jiří Voskovec e  Jan Werich e il loro Teatro Liberato.















Ci è venuta la curiosità di saperne un po' di più, e abbiamo scoperto  che i due attori   affrontavano  temi politici molto coraggiosi e per l'epoca assai  rischiosi
La storia del duo, in breve, è questa.
Jan Werich e  Jiří Voskovec frequentano ancora  le medie quando fanno amicizia. Lavorano entrambi nella redazione della rivista Přerod quando cominciano a collaborare coll'Osvobozené divadlo, Il teatro liberato di Praga, legato al gruppo d’avanguardia Devětsil.  La loro recitazione  si ispira a   Charlie Chaplin, ma anche alla coppia  Laurel e  Hardy e a  Maurice Chevalier ed è     fortemente influenzata dalla  famiglia Fratellini, i famosi e raffinati clown del circo Medrano



Voskovec e Werich sono specialisti nell'improvvisare gag prendendo spunto dai suggerimenti del  pubblico, e questa  è una novità assoluta che pare sia nata una sera, in maniera del tutto casuale,  per intrattenere gli spettatori mentre lo staff tecnico si dava da fare per  rimediare  ad un guasto  della scena. 




Nel 1932 cominciano ad affrontare temi più mirati,  come  la disoccupazione o la critica diretta verso  qualche personalità del mondo politico.











Usano l'arma della satira, quella a loro più congeniale, e con Cesare mettono in scena  un  Benito Mussolini ansioso di fare la guerra, un primo avvertimento sul pericolo incombente del fascismo.




 L'anno dopo sono ancora più espliciti con L’asino e l’ombra, e fanno imbufalire l’ambasciatore tedesco a Praga che infine, dopo la loro terza opera dichiaratamente antinazista, pretende ed ottiene che i due attori vengano cacciati dal teatro U Nováků.


Emigrano negli Stati Uniti ma continuano a lavorare anche durante la guerra, mettendo in scena opere in inglese per il pubblico americano, e in ceco per i connazionali che come loro sono emigrati in America. Sono presenti con i loro programmi antinazisti anche per radio  sulla Voice of America.  Dopo la guerra Werich torna a casa nel 1945 e Voskovec l'anno successivo. Il clima in patria però è profondamente cambiato, e per la satira del Teatro Liberato non è più aria.  Voskovec allora decide di tornare per sempre in America. Negli anni 50 lavora come caratterista in film importanti, nell'ambiente è  conosciuto e stimato  ma non avrà  più il successo che aveva in patria. 
Werich invece  rimane a Praga dove  interpreta film che vengono apprezzati, caso raro, sia  dal  pubblico che dalla  censura del regime, e raccolgono  anche  un buon successo all'estero, tanto da ottenere  addirittura un premio della giuria al Festival di Cannes. E' oramai l'attore più amato della Cecoslovacchia e gode di  una discreta fama internazionale, per questo nel 1967 gli viene proposto il ruolo del cattivo in un film di 007,  ma dopo una settimana soltanto  il ruolo gli viene tolto e non si è mai saputo il perchè. Circolava  una versione secondo cui  il produttore, vedendolo troppo somigliante a Babbo Natale, lo avrebbe ritenuto poco credibile nelle vesti di cattivissimo, ma l'ipotesi più probabile è che il regime  abbia minacciato di impedirgli di tornare a casa  se davvero avesse girato il film.
Nel ’68 in un primo tempo Werich si schiera a favore di  Alexander Dubček ma dopo l’invasione russa  fugge a Vienna, dove ritrova l'amico Voskovec. Resiste un anno, poi capisce che non può vivere lontano dalla sua terra e torna a casa. Purtroppo in seguito farà delle scelte che non tornano a suo onore, come ad esempio la  mancata firma su Charta 77, il famoso documento  in difesa dei diritti umani e civili. Firma invece l’anti-Charta 77, anche se dichiarerà  poi di esser stato convinto con l'inganno. Ma tutto questo non scalfisce la sua popolarità, tanto che i  connazionali  continuano ancora oggi  a rendere omaggio alla tomba nel  cimitero di Olšany dove Werich  riposa dal 1980  accanto all'amico Voskovec.

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