giovedì 26 novembre 2009

Akwaaba Mansion a Bed-Stuy






















Mi è capitato appena qualche giorno fa di sentirmi chiedere informazioni su Brooklyn e in particolare su  Bed-Stuy, il quartiere di Brooklyn di  cui  ho già raccontato qualcosa, se non altro  a proposito  della sua  facoltà di architettura,   e la richiesta  mi ha fatto pensare che a qualcuno potrebbe interessare vedere com'è fatta l'Akwaaba Mansion,  un piccolo elegante albergo   piacevolmente accogliente e friendly che io ho scoperto non perchè ci abbia mai soggiornato, ma perchè ci sono passata davanti, mi è piaciuto e ho pensato di suonare il campanello. Mi ha aperto un signore gentilissimo che non si è nemmeno mostrato sorpreso per la mia richiesta di ficcare il naso e anzi, mi ha  permesso di salire ai piani superiori e fotografare anche le camere per gli ospiti.
Il posto è di notevole fascino, mille miglia lontano dalla  atmosfera impersonale degli albergoni fatti in serie, ma si trova in un quartiere parecchio decentrato. Mettete in conto da Manhattan una  mezz'ora di metro  e una ventina di minuti di ulteriore camminata dalla stazione, a meno che san Gennaro non vi  faccia la grazia di far capitare sulla vostra strada  uno dei rarissimi taxi che  si aggirano  da queste parti.   Penso sia questa l'unica ragione per cui i turisti non fanno a pugni per soggiornare all'Akwaaba Mansion, ma non sembra che i proprietari la considerino  una sfortuna

























venerdì 20 novembre 2009

Chi Sing, ristorante asiatico a Berlino



















Avevamo scoperto la cucina asiatica  nel corso di  una vacanza in Olanda ed era stato amore a prima vista,  ricordo ancora il nome della prima portata che mi capitò di ordinare: Malacca Chicken, erano piccoli deliziosi bocconcini di pollo guarniti di cipolla tagliata in minuscoli quadrettini, bastoncini di  funghi  sottili come fiammiferi e spicchietti di pomodoro intagliati molto graziosamente. E sento ancora nelle orecchie  lo sgangherato cachinno  del cameriere  quando mio padre gli  aveva chiesto il cestino del pane. Fu una  umiliazione, ma la sapemmo superare.
Dopo quella prima mistica e  illuminante esperienza diventammo fan della cucina cinese,   la sperimentavamo  ogni volta che ci capitava l'occasione, ma aimè  sempre fuori dalle mura cittadine: i  torinesi ancora oggi sono  piuttosto diffidenti verso le novità, ma  a quei tempi era ancora peggio e nessuno mai avrebbe neanche  lontanamente preso in considerazione un menu privo di tomini al verde e peperoni in bagna cauda.
E così, quando  in via Goito a Torino vedemmo la prima insegna di ristorante cinese, ci entrammo con le lacrime agli occhi. Era caduta una barriera.
Dopo  quel primo coraggioso antesignano la  valanga di ristoranti cinesi a Torino  divenne inarrestabile. Ne nascevano come funghi e posso mettere la mano sul fuoco che noi per i primi tempi li abbiamo provati  tutti. Così come ho collezionato tutti, veramente tutti  i primi libri di cucina cinese e  ho frequentato insieme alla mia inseparabile amica Eva i  primi due corsi di cucina cinese mai organizzati in città.
Il Malacca Chicken però non è mai più comparso.
Come tutte le grandi passioni, col tempo si è affievolita. Sarà colpa dei cuochi cinesi che non brillano per fantasia  e  alla fine non se ne può più  di mangiare riso cantonese con  piselli surgelati e   prosciutto semicarbonizzato, o sarà  perchè  lo stomaco ha perso baldanza e senza tanti ambagi ti lascia capire che di misurarsi ancora una volta con gli involtini primavera fritti nell'olio minerale esausto proprio non se ne parla, o sarà perchè una cena da dieci euro finisce per costartene trenta di tintoria per levare la puzza di fritto dal paltò, il fatto è che  oramai mangiare cinese quando si è fuori dai confini non è più un imperativo categorico.

































di conseguenza, se non fosse stato per le ottime dritte dateci da  LEI, ci saremmo persi  Chi Sing,  un ristorante molto raffinato ed elegante che si trova a Berlino,  al  numero sessantadue di  Rosenthaler Strasse.

















Niente involtini primavera, niente puzza di fritto e nessuna decorazione sgargiante ma cucina molto curata e  ambiente estremamente  sobrio e piacevole. Arriverei a definirlo molto zen, ma  le mie conoscenze  in materia  sono piuttosto sommarie  e per quanto ne so,   lo zen è  roba che compete solo al Giappone, e allora glisso.
























Una fitta nuvola di campanule di carta velina bianca pende dal soffitto,  il  che contribuisce a  tranquillizzare  immediatamente sul fatto che l'eventualità di ritrovarsi aspersi  da  vapori di  unto è ragionevolmente da escludere.








in tre abbiamo scelto il menu di gamberoni e  il quarto ha preferito gli spiedini di pollo, tutto era buonissimo e splendidamente agghindato,  sia i gamberoni che il  pollo erano infilzati in  sottili cipollotti verdi a mo' di spiedino. Come siano riusciti a  renderli  rigidi come bastoncini di legno non ci è stato possibile capire.

mercoledì 18 novembre 2009

Di strade berlinesi di architetture di torte nuziali di propaganda di scioperi e anche di film


Da Alexanderplatz,  famosa se non altro perchè da lì in anni lontani Milva ci gridava a squarciagola quanto è freddo l'inverno a Berlino Est (nè più nè meno come a Berlino Ovest, se posso dire la mia), si dipana  il Karl Marx Allee, enorme vialone  fiancheggiato da grandi caseggiati dall'aspetto  severo.

La prima parte va  fino alla Strausberger Platz,  è fatta di grossi e anonimi blocchi di appartamenti costruiti nei  primi anni sessanta, ed è molto poco interessante, tutt'al più è utile  per farsi un'idea dello sfondo su cui si dovevano svolgere le interminabili parate militari del regime.

Dopo la piazza, le cose si fanno molto più interessanti. Si tratta infatti di un intervento dei primi anni cinquanta, forse il più imponente e più significativo realizzato nella ex RDT, intrapreso non solo e non tanto  per la necessità oggettiva di ricostruire le abitazioni distrutte dalla guerra, ma principalmente per ragioni  di propaganda, per realizzare la prima strada socialista della Germania e costruire quelli che sarebbero dovuti diventare  i palazzi del popolo.
Per la verità  già dal 1946 era in corso la costruzione di nuove abitazioni su progetto dello studio di Hans Scharoun, ma si trattava di case semplici  ed economiche che  adesso si definirebbero minimaliste, e dunque molto poco pretenziose e   per niente adatte al messaggio di potenza che si voleva trasmettere. Il progetto viene dunque accantonato, si demoliscono i fabbricati in costruzione  e si lasciano in piedi solo gli edifici già occupati dagli inquilini.

Si parte con  nuovi progetti, molto più ambiziosi anche perchè c'è di mezzo il settantesimo compleanno di Stalin e  bisogna celebrarlo degnamente. Tanto per cominciare, il vialone cambia nome e  diventa Stalin Allee,  la stampa scrive che qui  si progettano palazzi per i lavoratori e non contenitori per uova americani. Dalle abitazioni a basso costo  di Scharoun si passa ai progetti faraonici in stile Zuckerbackerstil. Si, avete capito giusto: Stile torta nuziale, uno stile che caratterizza tutto  il periodo staliniano ed è  riconoscibile per l'arretrarsi dei piani superiori come in una torta di nozze,  come succede  nel palazzo della cultura di Varsavia, che è  considerato da molti  l'emblema del periodo

ma  che  non è poi così  distante da certa  architettura americana di  qualche anno prima ...
I tabelloni lungo la strada ci informano che la prima pietra viene posata nel settembre 1951. Non fate caso ai baffi di vernice rossa lasciata da qualche dissenziente

e i lavori vanno avanti a spron battuto, bisogna fare in fretta, molto in fretta per fare bella figura con il mondo ma soprattutto con Stalin. I ritmi  diventano infernali


le ore di lavoro aumentano ma i salari restano uguali, e nel giugno 1953 i lavoratori del Blocco 40 di Stalin Allee posano gli arnesi e cominciano a marciare verso il centro, a loro si uniscono via via  altri lavoratori e passanti, e in Strausberger Platz la folla dei manifestanti  riesce ad avere la meglio sulla polizia e a marciare verso Alexander Platz e Unter Den Linden, dove era  la Casa dei Ministeri. Chiedono di essere ricevuti dal presidente. Ulbricht rifiuta, le cose precipitano e le radio occidentali diffondono la notizia. In breve  lo sciopero si diffonde in tutta la RDT, i sovietici instaurano la legge marziale e arrivano  i carri armati. Si comincia a sparare e la rivolta viene sì soffocata, ma ad un prezzo altissimo: centinaia di manifestanti, poliziotti e soldati sovietici cadono uccisi, e con loro anche un povero ignaro passante dell'ovest capitato per caso.



Bertold Brecht  scriverà su questi fatti una poesia intitolata
Dopo la rivolta del 17 giugno
il segretario dell'Unione degli scrittori
fece distribuire nella Stalinallee dei volantini
sui quali si poteva leggere che il popolo
si era giocata la fiducia del governo
e la si poteva riconquistare soltanto
raddoppiando il lavoro. Non sarebbe
più semplice, allora, che il governo
sciogliesse il popolo e ne eleggesse un altro?


In ogni caso, il progetto arriva alla conclusione  e i primi  appartamenti vengono  assegnati intorno al settembre 1953.
Sempre dai tabelloni spatarati lungo tutta la via vengo a sapere che non si era badato a spese per i materiali e gli alloggi erano dotati di parquet in legno pregiato, piastrelle provenienti dalle manifatture di  Meissen e riscaldamento centralizzato. Come c'era da aspettarsi (ma questo non l'ho letto sui tabelloni), pochi furono dati ai lavoratori e molti a funzionari dell'apparato o a personalità dell'establishment e della cultura ufficiale.

Oggi la maggior parte degli edifici avrebbe seriamente bisogno di un restauro, che in parte si comincia ad intravvedere qui e là. Gli inquilini sono ancora per la maggior parte gli assegnatari originali,  dunque quasi tutti molto anziani e la  società che ha acquistato l'intero complesso in blocco ha dato assicurazione che nessuno dverrà cacciato dalla propria casa. Non credo si dovrà aspettare molto, comunque, per vedere la zona trasformata completamente in un lindo e costoso quartiere di uffici extralusso























Se qualcuna di queste foto vi ricorda qualcosa di già visto, avete visto giusto: qui è stato ambientato il film Le vite degli altri, ed esattamente qui si svolgono le scene finali




C'è solo una piccola differenza: quella che nel film era  la grande libreria Karl Marx, e  lo è stata veramente fino agli anni novanta,




ora è diventata la sede della Camera degli Architetti di Berlino.















lunedì 16 novembre 2009

Berlino 9 novembre 2009

















C'era Angela Merkel, c'era Lech Walesa, c'erano Mikhail Gorbaciov e il presidente russo Dimitri Medvedev, c'era il primo ministro inglese Gordon Brown e c'era Nicolas Sarkozy. Carlà? non lo so, forse che si e forse che no, ma so di  sicuro che c'era Hillary Clinton, e pure Silvio Berlusconi. C'era anche moltissima altra gente anonima,  ed erano tutti insieme per celebrare i vent'anni dalla caduta del muro. Televisioni da tutto il mondo, luci laser, musica fuochi d'artificio, e tante, tantissime  bancarelle. Pioveva ma nessuno si è lasciato  intimidire da due stupide gocce d'acqua.
Non ho letto gli articoli sui giornali ma immagino che un'occasione di questo genere abbia dato la stura a molti  bellissimi commenti, a parole sagge ed acute ma  anche ad un diluvio di retorica.
A tutto questo io posso soltanto aggiungere che è stata una festa metà allegra e metà commovente, e che  sono contenta di poter pensare che stavolta  c'ero anch'io.












































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