martedì 25 giugno 2013

Spettacoli in piazza


Serata inaugurale    ieri sera in piazza San Carlo  per il    Festival Beethoven

La mia amata Orchestra Sinfonica della Rai ha dato il via con la Sinfonia numero Nove.
La registrazione originale non credo sia ancora disponibile  ma su YouTube ho trovato questa















Io  come al solito io mi sono vergognata come un ladro (sempre che i ladri si vergognino, il che è tutto da dimostrare) mentre in mezzo a quella moltitudine di gente le lacrime  mi  zampillavano come una fontana. E' un riflesso condizionato, ormai, e succede tutte le sacrosante  volte che sento il coro attaccare   l'Inno alla Gioia.
A dire la verità non è l'unico pezzo musicale che ha su di me lo stesso effetto delle  cipolle, la stessa cosa mi capita  regolarmente anche  con l'Hallelujah di Haendel,   


e anche al Concerto di Capodanno, con la Marcia Radetzky. Ma quello me  lo vedo alla tivu nel chiuso della mia casetta, e mi vergogno un po' di meno



lunedì 24 giugno 2013

Usseglio, le Masche e la casetta di Angelo e Marisa



Il  termine  Masche è diffuso un po'  in tutto il Piemonte.  L'etimologia oscura potrebbe  derivare dal longobardo e riferirsi alle anime dei morti, oppure all'occitano, e in questo caso avrebbe a che fare con il praticare incantesimi. Sono personaggi molto presenti nella cultura popolare piemontese: non   streghe, le Masche sono donne apparentemente normali,  che però  di madre in figlia si tramandano poteri sovrannaturali. Agiscono soltanto di notte e non mi è mai stato  chiaro se questo succeda perchè i poteri di cui sono dotate siano  a  mezzo servizio, efficaci soltanto di notte, oppure se le Masche per non correre rischi  non vogliano appalesarsi ai loro compaesani. 


Resta il fatto che di giorno sgobbano come muli né più e né meno  come tutte le altre montanare, ma di notte volano e possono addirittura far uscire l'anima dal corpo. Sarebbero anche  immortali, ma visto che il pacchetto-poteri non comprende il dono dell'eterna giovinezza,   invecchiano e si ammalano, e così  ad un certo punto decidono di averne abbastanza,  trasmettono il dono ad un'altra creatura vivente (il più delle volte è  una giovane della famiglia, ma può succedere che sia anche  un animale o un vegetale) e finalmente possono morire in santa pace.  




Le Masche sono dispettose e capricciose ma non sono  malvagie, e non è raro che  dimostrino di avere  buon cuore correndo in aiuto di chi è in pericolo. Sicuramente non hanno frequentazioni demoniache, vanno in chiesa e ricevono i sacramenti.  










A Usseglio, 



piccolissimo paese della Val di Lanzo con meno di duecentocinquanta abitanti, c'è una roccia su cui  un tempo le Masche si ritrovavano prima di andare per pollai a rubare  galline e  tacchini. Dopo la razzia rientravano in paese e  sulla sommità della Rocca del Cortevizio  appiccavano il fuoco, spiumavano le galline, le arrostivano  e se le sbafavano allegramente. 
Quando però  il  campanile incominciava a battere la mezzanotte,  mollavano la cena e iniziavano a ballare  sui tetti saltando da una casa all'altra al suono di una musica che solo loro potevano udire.  A Usseglio entravano nelle case passando dai camini, nascondevano gli attrezzi da lavoro, facevano dispetti e deviavano addirittura  l'acqua dei torrenti e dei ruscelli 




































Se qualcuno le faceva  arrabbiare potevano anche arrivare a  prosciugare  le fontane. 



Nessuno sapeva come difendersi finché un giorno un pastore trovò la soluzione:  una grossa    pietra   sul camino, pesante abbastanza da impedire alla Masche di rimuoverla, per impedir loro di entrare a far danni.

 


A giudicare da quante pietre si vedono ancora sui camini c'è da pensare che l'espediente sia stato efficace, e infatti  mi dicono che è da un pezzo che di Masche ad Usseglio non se ne vedono più.




Noi in realtà  ad Usseglio non siamo andati per  cercar  Masche,  ma per vedere finalmente la casetta dei nostri amici Angelo e Marisa. 
Una casa minuscola come una roulotte, ma così carina e accogliente che sarebbe un delitto  non farla vedere anche a voi
















martedì 11 giugno 2013

Parigi - 104 - centquatre


Al numero 104 di  rue des Aubervilliers  aveva sede, e ha funzionato fino al 1993,   il Servizio Municipale di Pompe Funebri della città di Parigi (SMPF).





















L'edificio, un bell'esempio di architettura industriale del diciannovesimo secolo,




era stato costruito nel 1873 











sul sito di un ex mattatoio  per conto della diocesi di Parigi  e  sotto la supervisione dell'architetto Victor Baltard, che  già  aveva realizzato le tettoie delle Halles (sciaguratamente demolite negli anni settanta).
Le  sepolture, che   un tempo erano   monopolio esclusivo della chiesa,  nel 1905 passano  alla  competenza della municipalità,  la quale   istituisce il  Servizio Municipale di Pompe Funebri  con il compito di riunire tutte le attività legate ai funerali:  bare,  carri funebri, fiori,  e compagnia bella. I capannoni arrivano ad ospitare, tra falegnami, ebanisti, sarti, fiorai e facchini,    più di  millequattrocento lavoratori. La mia fonte parla anche  di una scuderia di ventisettemila carri funebri,  dato che io riporto diligentemente  anche se mi sembra un  numero francamente esagerato e mi resta il dubbio di aver scambiato i carri funebri col numero dei funerali.
Alla fine degli anni novanta una legge modifica le condizioni del monopolio, si aprono nuove imprese funebri private  e  il SMPF chiude i battenti. 
Il grosso capannone rimane  vuoto e inutilizzato fino a che nel 2001 l'allora sindaco Bertrand Delanoë avvia un progetto di ristrutturazione che in poco tempo  si concretizza. I lavori terminano nel 2007 e finalmente l'anno dopo si apre il CentQuatre,














un ambizioso esperimento nato  con l'intento di  collaborare alla riqualificazione del quartiere,  che è parecchio svantaggiato,   e che parte dalla  considerazione  che  arte e   cultura devono essere parte integrante del   contesto sociale, e che gli  artisti, quando   condividono i  progetti a cui lavorano, contribuiscono ad arricchire culturalmente  anche il territorio e i suoi abitanti.

















Il grosso insediamento industriale è stato così  riconvertito in spazio polifunzionale destinato ad ogni tipo di espressione artistica  ed è  suddiviso in  aree diverse in cui si possono  praticare  le attività  più disparate, che vanno dalla organizzazione di mostre di richiamo internazionale come la mostra dei grandi lavori di Keith Hering, ora in corso,



alle  performances artistiche e  ai  dibattiti.
Artisti e artigiani  aprono i propri ateliers al pubblico per alcune ore al giorno, proprio  per mostrare illustrare e discutere  il proprio lavoro,

















e nella  vasta area  area dedicata a  bambini e ragazzi si  può giocare   leggere o disegnare  in compagnia di mamma e papà



Ci sono sale prova a prezzi contenuti e spazi gratuiti a disposizione di chiunque voglia esercitarsi,














provare  il proprio  spettacolo














o  semplicemente fare ginnastica in mezzo agli altri. Tutti fanno allegramente tutto senza minimamente curarsi di quello che sta facendo il proprio vicino e anche  il  balengo palestrato che si   guarda intorno  con l'occhio maliardo passa del tutto inosservato.








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