giovedì 15 novembre 2012

Ancora Parigi - Musée des Arts et Métiers

Uno dei tanti  musei che  Parigi  dedica  ad argomenti diversi dall'arte è il
Musée des Arts et Métiers,
al numero 60 di rue Reamur nel  3° Arrondissement.

Ha sede nel  Conservatoire des Arts et Métiers di cui parla Umberto Eco nel Pendolo di Foucault,  un edificio nato  in origine  come Abbazia  di Saint-Martin-des-Champs  intorno al periodo della conquista normanna e poi  diventato  convento.  Con la  Rivoluzione Francese  l'abate Henri Gregoire, membro ecclesiastico degli Stati generali del 1789, presidente dell'Assemblea Nazionale nel 1791 e  famoso per aver presieduto  la riunione dell'Assemblea proprio il giorno della presa della Bastiglia, ed aver tenuto in quell'occasione un infiammato discorso contro i nemici della nazione,  si ritrova  a disporre di una notevole collezione di macchine e strumenti scientifici che   aristocratici nobili e  ricchi industriali, in occasione della propria decapitazione,   hanno lasciato in eredità, con molta probabilità  non  del tutto entusiasticamente.  L'Abate capisce   di avere per le mani un vero tesoro  che deve essere messo a disposizione di tutti perché  
un deposito pubblico di questa fatta istruirebbe e incoraggerebbe coloro che
 hanno gusto e talento per l'invenzione di macchine nuove
e con decreto del 1794 istituisce il  Conservatoire des Arts et Métiers, 
per illuminare l'ignoranza di coloro che non sanno 
 e superare la povertà di coloro che non hanno i mezzi per conoscere
La sede viene stabilita  negli edifici del priorato di Saint-Martin-des-Champs e i battenti si aprono ufficialmente  nel 1799. Non si tratta di una pura e semplice esposizione di strumenti scientifici, ma di un centro di formazione ed istruzione, che alla metà dell'ottocento circa arriva a contare la bellezza di milleseicento uditori al giorno.
Detto per inciso, davanti all'ingresso c'è  una delle tante copie della Statua della Libertà: i francesi ci tengono moltissimo a rimarcare,  tutte le volte che possono,  che  sono stati  loro a regalarla agli USA.













Il Museo  ospita oggi circa 80.000 oggetti, 15.000 disegni e 3000 invenzioni,  molti modellini e una consistente collezione di disegni tecnici,  testimonianze di tutti gli aspetti della creatività umana in campo scientifico, ed  è diviso in sezioni dedicate ciascuna ad un tema; si spazia dalle  telecomunicazioni alla  matematica alla fisica, ottica, meccanica e così via, 


e  documenti, oggetti originali




e  modelli  ricostruiti fedelmente e illustrati con grandissima chiarezza,   sono disposti sala per sala  in ordine cronologico,  


con  sale di dimostrazione, come la sala dedicata ai robot, e  alcuni oggetti emblematici, come il pendolo di Foucault,



ma i pezzi  che fanno restare a bocca aperta sono ancora più  numerosi:  c'è la prima macchina calcolatrice che Blaise Pascal a diciannove anni costruì per aiutare il padre nel suo lavoro da contabile, l'apparecchiatura da laboratorio utilizzata da Lavoisier per i suoi studi sulla conservazione della massa,




 strumenti di misurazione di tutti i generi







fino al supercomputer vettoriale  Cray-2, che nel 1985 era la macchina più veloce del mondo, e che fu  utilizzato non solo per la ricerca,  ma anche per scopi militari. Un catafalco più grosso di una cabina telefonica con la potenza e la velocità di un attuale iPad. E sono passati meno di trent'anni. Impressionante, a ben pensarci.

  

Davanti alla teca in cui sono conservati  i tanti tipi di floppy chi, come me,   ha  superato da mo'  la maggiore età  prova una fitta:  ma com'è possibile, li abbiamo adoperati fino a ieri e adesso sono  pezzi da museo?   



Ma  la parte più affascinante di tutto il museo è la sala ricavata nella ex  cappella, dove è stata realizzata una rampa che conduce ad una molto scenografica scalinata metallica che arriva fino alla volta a cui sono  appese biciclette ed aerei, 








Il  pezzo più sbalorditivo di tutti è l'Aereo numero 3 di Clèment Ader, ingegnere francese pioniere dell'aviazione, che con questo grosso pipistrellone fatto di tela e canne di bambù sostenne di aver  effettuato nel 1890 il primo volo nella storia, precedendo di tredici anni i  fratelli Wright.  In realtà pare si sia trattato di un volo di  una cinquantina di  metri e che il velivolo si sia alzato  non più di venti centimetri da terra,  ma fu  sufficiente per provare  che una macchina più pesante dell'aria era effettivamente in grado di volare grazie alla potenza di un motore.  

























martedì 13 novembre 2012

Dove si parla di Auguste Perret, di Hector Guimard e di cemento armato


La tour Eiffel e i giardini del Trocadero. 
Chiunque abbia messo piede almeno  una volta nella vita a Parigi,  è passato di qui  e  si è fatto fotografare.  Chiunque

E molti ritornano anche, per celebrare trentennali, 

e quarantennali 
Perciò è inutile che io insista a parlare di  monumenti  e luoghi che tutti conoscono già benissimo.
Ma se la prossima volta in cui andrete a Parigi vi avanzasse tempo per andare in cerca di  qualcosa di diverso e meno inflazionato,  tenete presente rue Franklin, tranquilla  strada dietro ai giardini del Trocadero,   dove al numero 25 si trova uno dei  primi edifici residenziali al mondo costruito con un'ossatura in  cemento armato.


A un occhio distratto  può sembrare una delle tante belle  case signorili  che si dipanano lungo la strada, ma  basta guardare con un pochino di attenzione  per notare che la  facciata è  molto più articolata delle altre e che le finestre sono di gran lunga più ampie. 



Ma cominciamo dall'inizio. Primi del novecento, Hector Guimard ha da pochi anni  realizzato in rue la Fontaine  il  Castel Béranger,  



una bizzarra casa con trentasei  alloggi, uno diverso dall'altro,  incrostata di assurde decorazioni che gli sono valse il primo premio al concorso per la migliore facciata, 


ma che è   priva di servizi igienici (disponeva solo di un gabinetto per piano). I parigini l'hanno soprannominato Castel dérangé, pazzo. 

Auguste Perret invece non è tipo da decorazioni, è figlio di un costruttore,  nel 1903 ha ventinove anni, ha studiato all'Ecole des Beaux Arts  ma non si è laureato, e insieme ai due fratelli è proprietario di un'impresa di costruzioni, la Perret Frères Entrepreneurs.  Costruiscono in proprio e vendono, ad una clientela abbiente,  appartamenti signorili. In rue Franklin, zona elegante della Parigi bene, hanno a disposizione   una striscia di terreno dalla conformazione infelice,   larga ma poco profonda e chiusa in mezzo ad altre costruzioni.  Per sfruttare al meglio  gli spazi, Perret ha l'idea di sistemare le stanze di servizio verso il fronte posteriore  e di collocare tutte le  camere di abitazione sulla facciata principale lungo la strada.  Bisogna trovare il modo di dare a questi locali  aria e luce sufficienti, e per questo  li apre a semicerchio attorno ad una cavità centrale. Recupera la  superficie che in questo modo ha dovuto perdere creando, a partire dal primo piano,  due sporgenze a sbalzo  sulla strada, e le chiude con un terrazzo che funge da pensilina per il piano sottostante.


Impossibile realizzare un progetto del genere con  la tecnica della muratura  portante, troppo pesante e troppo  poco duttile. Perret opta per  il  cemento armato.
E qui occorre un'altra piccola digressione per dare almeno una vaga idea di cosa è  il cemento armato
Brevettato nel 1824:
Il fango o polvere delle strade selciate con pietra calcarea, o, 
se questo materiale non si può avere in sufficiente quantità, 
la pietra calcarea calcinata va mescolata con una quantità stabilita di argilla, 
impastata con acqua per mezzo del lavoro manuale o di una macchina,  
fino a ridurla ad una poltiglia impalpabile; 
l'impasto si fa' seccare poi vien rotto in pezzetti e riscaldato in forno da calce 
finché tutto l'acido carbonico si è sviluppato; 
il prodotto è ridotto poi in polvere con mole e pestelli ed è pronto all'uso.

Intorno alla metà dell'ottocento  prende corpo la produzione industriale, all'inizio vengono realizzati modesti  manufatti: la copertura di una terrazza a St. Denis, poi un certo Lambot progetta addirittura una piccola  imbarcazione, ma è un giardiniere, Joseph Monier, che costruendo cassette per i fiori armate internamente con una rete metallica si rende conto che in questa maniera il cemento acquisisce quella resistenza alla   trazione che da  solo  non possiede.  E' fatta. Da lì a qualche anno Monier ottiene  brevetti  su brevetti per costruire col  cemento armato tubazioni, poi pannelli, poi ponti, e poi scale, travi, coperture.  Il primo serbatoio idrico nasce nel 1868,  il primo ponte di sedici metri di luce  nel 1875.  Una rivoluzione  vera e propria, favorita anche dal bassissimo costo di produzione.
Ma per tornare a Perret e alla casa di rue Franklin, bisogna riconoscere che  già in anni precedenti Victor Horta nella casa Tassel,  tanto per fare un esempio, aveva costruito case d'abitazione con uno scheletro in ferro, molto più leggero della muratura portante. La differenza  è che Horta  aveva nascosto la struttura ricoprendola con un paramento in mattoni.  Per Perret si tratta di un artificio, e non intende accettarlo: l'opera architettonica deve essere mostrata per quello che è senza infingimenti o abbellimenti,  e  se possiede uno  scheletro in cemento armato la gente dovrà vedere chiaramente uno scheletro in cemento armato.  In realtà  per non offendere il gusto corrente e soprattutto per non rischiare di ritrovarsi i suoi begli appartamenti invenduti,  un certo compromesso lo dovrà accettare e ricoprirà  il rude cemento con un rivestimento in  lastre. 





La rivincita arriva  anni dopo, quando  il cemento armato è diventato un materiale di uso corrente e ad Auguste Perret viene riconosciuto il merito di aver conferito al cemento armato la nobiltà dei materiali antichi.




P.S. Se interessa: la  casa  della foto qui sopra è un'altra opera di Auguste Perret,  e confina con il  giardino della casa di Balzac, la piccola e bassa costruzione che si intravvede sulla sinistra.  






































mercoledì 7 novembre 2012

Four more years


ho sentito che lo sfidante ha ammesso la sconfitta, si è congratulato col presidente e ha esortato a mettere da parte le divisioni e collaborare per il bene dell'America.  E probabilmente lo farà davvero. 
Vorrei capire perché da noi tutto questo è impensabile.

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