venerdì 30 ottobre 2009

MACY'S


Sono Macy's  e sono  il più grande magazzino del mondo. Chi si loda s'imbroda, è vero,  ma   gli possiamo perdonare la scarsa umiltà  perchè pare proprio che l'affermazione risponda a verità: novecentotrenta ettari di superficie ne fanno  veramente  il negozio più grande del mondo.


Fondato nel 1858, ai primi del novecento viene spostato nella attuale sede al 151 della 34esima West, poco distante dal Madison Square Garden

Dagli inizi e fino agli anni settanta,  non pretende di essere un posto chic:  i fighettoni vadano pure a fare shopping da Bloomingdales,  Macy's è il solido saggio e rassicurante  magazzino per le famiglie. Finanzia ogni anno la sfilata del Giorno del Ringraziamento dove esibisce i famosi  enormi palloni  con la faccia dei personaggi famosi e i primi Babbi Natale della stagione, il successo sembra destinato a crescere in maniera esponenziale.
Poi arrivano gli anni ottanta, e con loro una pletora di  yuppies. Tradotto in parole semplici: questi giovanotti si ritrovano un sacco di soldi in tasca e una gran voglia di  spenderli in prodotti di lusso,  e a quel punto  Macy's salta il fosso: griffes, eleganza, moda. E prezzi sempre  più alti,  fino alla crisi dei primi anni novanta, quando gli yuppies spendaccioni  si dissolvono come neve al sole e  l'enormità dei debiti accumulati sembra preludere al  fallimento inevitabile.





Ma la classe non è acqua, il gigante sfodera gli artigli e il fallimento viene evitato per il rotto della cuffia. Il piano di ristrutturazione prevede tagli drastici in tutti i settori, a parte la sfilata che continua a svolgersi imperterrita  ogni anno. The show must go on, siamo o non siamo in America?








Ci sono molti altri grandi magazzini a New York, economici e cari, alcuni  carissimissimi, ce ne sono di eleganti e di tremendamente trash,  ma nessuno ha  lo stile di  Macy's, l'unico tra l'altro, che ha conservato orgogliosamente  alcune delle vecchie scale mobili originali, di legno, fracassosissime e traballanti,  ma tanto tanto fascinose












giovedì 29 ottobre 2009

Luci d'artista 2009





















è di nuovo il momento, tra qualche giorno come ogni anno  Torino torna a illuminarsi con  l'edizione 2009 di
LUCI D'ARTISTA. Questi i lavori in Galleria Subalpina, dove si sta allestendo l'opera di Marco Gastini











































Pare che l'inaugurazione sarà il 4 novembre. O forse il 3. Oppure no. Ma. E chi lo sa.
Un filino di informazione in più da parte dell'Ufficio Stampa della Città di Torino  sarebbe veramente gradito.

mercoledì 28 ottobre 2009

Jefferson Market Library, per accennare di biblioteche, di giardini, di prigioni, di movimenti civili e perfino di Angela Davis






Ho preso un granchio. La prima volta che ci sono passata davanti l'ho scambiata  per una chiesa.






Mi ci sono voluti  un po' di passeggiate e un minimo di attenzione per capire che quello che avevo scambiato per il campanile dell'edificio neogotico  in mattoni rossi e pietra all'incrocio tra la 6tth Ave e la  10 strada  in pieno Greenwich Village non era in realtà altro che  una torre con un orologio su ogni lato.
Non chiesa dunque, ma   Jefferson Market Library, una  succursale della New York Public Library





L'edificio, costruito tra il 1874 e il  1877 da Frederick Clarke Whiters e Calvert Vaux, uno dei papà di Central Park,  ha avuto una vita abbastanza  travagliata.
Realizzato sulle ceneri di un preesistente mercato di cui non resta in piedi altro che il nome sul portone





(questo il  mercato in una immagine  del 1864, dove è ancora ben riconoscibile la torre ottagonale per l'avvistamento di incendi)

fu inizialmente destinato a palazzo di giustizia, e nel 1926 si presentava così


Le ali laterali furono però presto  demolite per far posto al  penitenziario femminile  che vediamo nella foto sotto, che è del 1938. A questo proposito a qualcuno interesserà sapere che  qui fu detenuta per un certo numero di mesi quella famosa Angela Davis per la cui sorte negli anni settanta mezzo mondo era sceso in corteo.




Demolito il penitenziario negli anni settanta, la foto qui sotto è infatti del 1975 e l'aspetto dell'area è più o meno quello di adesso,


oggi la Jefferson Market pare  finalmente e serenamente approdata alla  destinazione finale di biblioteca.
Tutte queste interessanti informazioni mi sono state date da due volontari, molto simpatici  che, oltre a raccontarmi la rava e la fava e a lasciarmi fotografare le illustrazioni del loro librone,  mi hanno parlato con grande partecipazione dell'avventura del Jefferson Market Garden, il piccolo parco   sul retro della biblioteca, creato e mantenuto vitale grazie all'intervento dei volontari di tutto il quartiere, che negli anni bui intorno al settanta quando  le casse della città  completamente vuote stavano mettendo New York a rischio  bancarotta, si impegnarono in prima persona,  sia economicamente che con il proprio tempo libero e le proprie energie,  alla  salvezza di un monumento prezioso che altrimenti sarebbe stato demolito.  Credo  che commenti e confronti con le realtà di casa nostra siano del tutto superflui.





lunedì 26 ottobre 2009

Bed-Stuy


Bedford Stuyvesant, o come dicono gli autoctoni Bed-Stuy, è un quartiere di Brooklyn



Ne abbiamo già parlato a proposito della  facoltà di architettura.
Bed-Stuy era formato da due zone ben distinte:  una di competenza dei bianchi ed una seconda abitata soltanto da afroamericani, che avevano cominciato a spostarsi qui grazie alla apertura del ponte di Brooklyn e alla costruzione della linea A della metropolitana, quella che Duke Ellington ha così meravigliosamente celebrato in un suo pezzo famoso




Intorno agli anni quaranta i bianchi se ne andarono, e si portarono via anche i finanziamenti che avevano sostenuto le iniziative comunitarie del quartiere. Cominciò il declino di Bed-Stuy, che continuò in maniera praticamente inarrestabile fino alla fine degli anni settanta.


Disinteresse delle autorità, povertà e aggressività dei residenti rimasti complicarono per un bel po' di anni  la vita di tutti. Oggi le cose stanno cambiando e la comunità afroamericana, che è più numerosa di quella di Harlem ed è fatta principalmente di giovani professionisti, sta riprendendo in mano la situazione abbastanza rapidamente.
E' una fortuna,  non solo per Bed-Stuy ma per tutta la città, perchè stiamo parlando di uno dei quartieri più affascinanti  dal punto di vista architettonico e più ricco di storia, e sarebbe puro autolesionismo   lasciarlo affondare.

Ci sono case  bellissime, anche se molte avrebbero bisogno di un robusto intervento di restauro, e non mi riferisco soltanto a operazioni di make up.




E' un piacere passeggiare tra le strade, respirare l'atmosfera rilassata  lontana anni luce dalla frenesia della grande città e apprezzare le magnifiche case. Ce ne sono di veramente stupende, e anche di veramente sgarruppate, per dirla tutta.
Brownstones, case vittoriane, castelletti goticheggianti  e  tutto il catalogo delle  case ottocentesche americane sono benissimo  rappresentati  nello Stuyvesant Heights Historic District.


























A Bed-Stuy non ci sono i  grandi supermarket, e non ho visto nè uno Starbucks nè un Duane Reade  Probabile che i residenti non vedano l'ora di colmare la lacuna, ma io devo ammettere  che ho trovato molto più consoni al luogo i piccoli ristorantini di Soul Food e i  Deli a conduzione familiare












In ogni caso e  per ogni evenienza può esser utile  prender nota che qui si può divorziare gratis.















Se capitate intorno alla fine di ottobre non perdetevi la visita annuale del distretto, dura cinque ore e secondo me sono cinque ore benissimo spese perchè oltre a vedere gli edifici più belli,  vi spiegheranno che  il villaggio ottocentesco di Weeksville (dal nome di uno dei primi proprietari di colore a trasferirsi qui) fu una delle prime comunità di neri liberi, arrivati nel 1827 dopo l'abolizione della schiavitù nello stato di New York, e saprete anche  che qui nacque nel 1846 la prima donna di colore a laurearsi in medicina.   Vi daranno  probabilmente anche molte altre informazioni  che io, che non ho potuto mai partecipare alla visita, mi sono persa.
Avvertenza: la fermata più vicina della metro dista un buon venti minuti di camminata di buon passo e veder circolare un  taxi è un evento da segnare sul calendario, sappiatevi regolare.


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