sabato 30 luglio 2011

Non Si Sa Come






Il conte Romeo Daddi è sposato con Bice, bella donna esemplare ed integerrima, che ha la debolezza di raccontare al  marito della corte di cui è stata  oggetto da parte di un amico di famiglia. Credeva ne avrebbero sorriso  insieme, e invece Romeo dà fuori di matto e accusa la poverina di averlo tradito. Non ha alcuna importanza che il tradimento fisico non sia mai avvenuto,  Romeo sostiene che  Bice avrebbe potuto commettere l'adulterio non si sa come, malgrado o indipendentemente dalla sua volontà. E quando Bice si ribella,  e grida che no, a lei questo non può accadere, Romeo tira fuori la teoria del  delitto innocente, un delitto di cui non si è responsabili perchè non è stato  premeditato e  non è stato cercato ma è avvenuto indipendentemente dalla volontà.








Si capisce bene  che non è stato  il tradimento mai avvenuto di Bice a sconvolgere la sua  mente, c'è sotto qualcosa di ben più grave, e Romeo confessa  infatti di aver ucciso, trent'anni prima,  un coetaneo. Non aveva nulla contro quel ragazzo e non aveva nessuna  intenzione di uccidere, semplicemente  è avvenuto,  non si sa come.  Rimosso per trent'anni, il fatto  è tornato alla mente del conte per via di un altro delitto innocente:   un fugace adulterio non  desiderato,  non cercato, tra lui e  Ginevra, moglie del suo fraterno amico Giorgio.





Non è rimorso quello che prova Romeo: non ha mai  voluto tradire l'amico,  non ama quella donna e sa che nemmeno lei lo ama, il loro è stato solo un momentaneo incontro dei sensi che nessuno dei due aveva provocato nè tantomeno voluto,  ma se Ginevra  può seppellire l'episodio e continuare la sua vita  come se  nulla fosse accaduto,  lui  si trova a dover  fare i conti con il suo senso di responsabilità. Deve confessare, finalmente, e  Giorgio inevitabilmente lo uccide. 
























Lorenzo BARTOLI
Elisa GALVAGNO
Cristiano BURGIO
Marlen PIZZO
Alessandro LUSSIANA
Con la regia  di Fabio MARCHISIO

Provengono tutti  dalla Scuola del Teatro Stabile di Torino, come  Elisa, il che equivale a dire, parafrasando  Arthur Miller,   Erano tutti miei figli.

Al Belvedere di Mondovì il 15 luglio 2011, ma ci saranno altre date.


Riprese video  realizzate a cura della  società   CèQuelCheCè 








venerdì 22 luglio 2011

Il Palio dij Cossot

Della battaglia combattuta nel 1678 tra gli Alpignanesi e l'esercito del Re Sole io francamente non avevo mai sentito parlare, ma la cosa non mi sorprende dal momento che, come mi disse qualcuno molti anni fa, io possiedo un grosso bagaglio di lacune.


Sono talmente tante le nozioni  che ho dimenticato, che una in più o una in  meno non fa' poi tutta quella gran differenza, e in ogni caso la questione non riveste nessunissima rilevanza  agli occhi degli Alpignanesi che  di questa  battaglia  da una dozzina di anni   mettono  in scena una rievocazione storica  durante il  palio dij cossot,  una delle innumerevoli feste paesane dell'estate.
Spiego in due parole l'origine del nome: dovete sapere che Alpignano si trova sul percorso della   via Francigena,  che in realtà non è una strada sola  ma  un gruppo di percorsi che  collegavano  i principali luoghi di devozione del Medioevo:  Santiago di Compostela, Roma e Gerusalemme.  
L'itinerario ufficiale   partiva da Canterbury, passava le Alpi al  valico del  san Bernardo e attraversava la val d'Aosta, Pavia e Piacenza, per arrivare fino a  Roma, ma i pellegrini che provenivano da ovest attraversavano le Alpi al  Monginevro e al Moncenisio e si congiungevano alla via Francigena attraverso la strada già percorsa da Annibale con i suoi elefanti e dal manzoniano  Adelchi,  toccando l'Abbazia di Novalesa  la Sacra di San Michele e l'Abbazia di sant'Antonio di Ranverso. Della Sacra e di Sant'Antonio di Ranverso  riparleremo presto, ora torniamo ad Alpignano, che trovandosi sulla strada dei pellegrini in transito  da  Santiago, già a partire  dal Medioevo si era scelta  come santo patrono proprio il San Giacomo di Compostela che nell'iconografia ufficiale è sempre  rappresentato con una conchiglia e una zucca. La conchiglia per raccogliere l'acqua lungo il cammino, e la zucca a mo' di borraccia,  per conservarla.

(foto da qui)
Di conchiglie ad Alpignano non ce n'è  nemmeno l'ombra, ma le zucche (e le zucchine) abbondano,  tanto che gli alpignanesi erano noti come mangia cossòt, mangia zucchini. Da qui il nome del Palio, in cui  non ci sono animali perché  la sfida è in realtà una corsa a staffetta, faticosissima, visto che  ogni corridore deve caricarsi sulle spalle una grossa zucca, e tenersela ben salda fino al traguardo.  La rievocazione della  battaglia si svolge a puntate: il sabato sera si comincia a combattere ed  i Francesi protervi e arroganti sembrano avere la meglio sui  poveri Alpignanesi,  da cui pretendono la consegna di denari, foraggi, cibo, e  arrivano  persino ad esigere la  giovane promessa sposa del conte,  che obtorto collo viene portata  all'odioso principe francese tra la disperazione della gente.  Fine della  prima puntata. 
All'indomani  però  i Nostri sfoderano  un sussulto di orgoglio, e  partono in tromba a  riprendersi la fanciulla. Combatteranno senza un filo di paura, e avranno finalmente ragione del nemico.















Per il costume del  conte di Sicchesò,  il Capo dei Nostri,  la costumista si deve essere  ispirata a  Capitan Uncino

Mentre qui il  generale  francese è  immortalato in tutta la sua proterva arroganza. 

un   combattente dall'espressione feroce


e un figurante con macchina fotografica, presumo autentica. 

 
D'accordo, non tutto può ritenersi   filologicamente ineccepibile, ma come diceva mia nonna, chi ha perso i buoi non andrà  a cercarli proprio lì. 

 
E nemmeno nella cuffietta di Nonna Papera inalberata da questo  pellegrino con bastone e zucca d'ordinanza. 
E mi scuso per la scemissima  battuta di spirito, ma  tanto di cappello alla modista!

 

venerdì 8 luglio 2011

bulimie editoriali




Diciamocelo francamente: per una  che ha scritto questo post scoprire che è stato pubblicato  The New Brooklyn Cookbook e non fare carte false per averlo tra le mani   S-S-S-U-B-I-T-O è un evento che non si può nemmeno lontanamente prendere in considerazione.  Un libro che racconta la storia e le ricette di trentuno ristoranti e  qualche negozio per cui posso vantare,  con  un orgoglio bugiardissimamente celato, di avere una conoscenza di prima mano,  a me non capiterà mai più campassi cent'anni,  col cùcu che corro il rischio di lasciarmelo scappare. 
E così, tricchete tracchete, in pochi minuti  Amazon.com  mi ha promesso che in capo a tre giorni  il libro agognato sarebbe stato tra le mie mani. E già che c'eravamo, mi ha anche  fatto  presente che molti  tra gli acquirenti del volume che avevo scelto  avevano dimostrato interesse  anche verso questo 


Se dico che  Frankies Spuntino è un locale di Carrol Gardens molto gettonato  in cui non mi è mai riuscito di trovare posto, capirete che anche questo era  un suggerimento semplicemente impossibile da ignorare. 
Ma lo staff di Amazon, premuroso,  va riconosciuto,  aveva in serbo ancora un altro consiglio che sembrava  cucito  su misura per me: un Clinton Street Baking Company Cookbook, scritto  da  una certa DeDe Nonsocosa. 
Dite sinceramente, cosa avreste potuto fare  al mio posto di fronte  ad un libro di ricette di una quasi omonima? 


Tre libri in  offerta speciale a meno di sessanta dollari, trasporto compreso. E' stato un affare si o no? 
Adesso però  il problema sta nel fare loro  posto in mezzo agli altri.


E anche ignorare le mail con cui Amazon da qualche giorno  bombarda  il mio indirizzo. 
Ma voi avete una vaga  idea  di quanta gente  scrive libri di ricette?


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