martedì 22 febbraio 2011

Regalo


Una decina di anni fa frequentava la quinta elementare qua vicino. Lui  in quinta  e suo fratello più piccolo in terza, ogni giorno alla mezza passavano davanti al mio studio per tornare a casa.  In realtà definire casa  un vecchio camper coi vetri sfondati  è esagerato, ma comunque è  lì  che loro   abitavano, insieme a non so quanti fratellini, una mamma  che forse era la  nonna, chi lo sa, sempre con la bottiglia di birra in una mano e la sigaretta nell'altra,  e nessun  uomo adulto  nei pressi. 
Prima un saluto veloce, poi due parole, ogni tanto qualche spicciolo per la merenda e alla fine dell'anno eravamo amici. L'ultimo giorno di scuola me li vidi  davanti  con la pagella in mano:  promossi tutti e due. Meritavano un regalo e  andammo a cercarlo  insieme. Scelsero entrambi un orribile paio di scarpe da ginnastica bianche che sfoggiarono orgogliosi  per tutta l'estate. 
Poi il camper fu fatto sgomberare e  i  due fratelli mi passarono di mente. Dopo un paio di anni il grande tornò ogni tanto a farsi vivo. Perchè sa che ti può spillare due soldi, mi dicevano. Tutti gli zingari chiedono soldi, che cosa credi.  Ora, per quanto  balenga e credulona, certe cose arrivo a capirle  anch'io, e tra l'altro ho ben presente che noi  non viviamo nel mondo dei puffi, perciò mi sono molto sorpresa quando qualche tempo fa  lui se ne è arrivato,  mano nella mano con una graziosa ragazzina bruna, soltanto  per presentarmela  ufficialmente come la sua fidanzata. E ancora di più mi sono sorpresa oggi, quando ha suonato e mi ha messo in mano  una piccola scatola di cioccolatini.
Una volta, all'epoca in cui lo incontravo ogni giorno,   mi aveva lasciata  basita con una domanda: Ma come si fa' a diventare come  siete voi?  


mercoledì 16 febbraio 2011

La Galleria Subalpina



In origine, all'epoca in cui Torino era capitale del Regno di Sardegna e poi per un nanosecondo anche  prima capitale del Regno d'Italia, in questi palazzi c'era il Ministero delle Finanze, poi successe quello che successe, la capitale traslocò, e  il Ministero pure. 
Dopo alcuni anni, una decina circa, su progetto di Pietro Carrera e con i  fondi messi a disposizione dalla Banca Industriale Subalpina,  venne  realizzata la Galleria Subalpina, un elegante passaggio coperto che funge da cerniera tra piazza Castello e piazza Carlo Alberto.  
Non è grandissima, è lunga appena una cinquantina di metri, larga quattordici e alta circa diciotto,


ha una bella  balconata che al secondo piano la percorre lungo tutto il perimetro






















e una  copertura in ferro e vetro, come molte  costruzioni simili  realizzate nell'ultimo quarto del'ottocento, che la illumina dall'alto.



















L'hanno definita il salotto di Torino, e dal momento che  anche piazza san Carlo è considerata  il salotto di Torino, e leggendo qua e là  si trova citazione di almeno altri tre o quattro salotti di Torino, si deduce facilmente  che Torino dispone di più di un salotto. Ma la Galleria, nella mia classifica personale,  è il più bello di tutti.

L'interno è tutto un susseguirsi di vetrine dall'aria piacevolmente retrò, e ciascuno dei negozi e dei locali che si trovano qui è per un verso  o per un altro un posto caro ai torinesi; c'è il  Cinema Romano dove ci si dava appuntamento il sabato pomeriggio,  il ristorante Arcadia che per primo osò introdurre   il sushi nel  menu, o la libreria che per  decenni fu il  negozio principe per i libri di testo usati, con lunghe  file di ragazzini e mamme che ai primi di ottobre stazionavano per ore. Ci sono anche le vetrine interne della   pasticceria Baratti & Milano  uno dei locali storici di Torino che proprio un paio di giorni fa ha celebrato il suo centocinquantesimo compleanno. La sua cioccolata con  panna e le sue torte celestiali sono l'ideale  per un break pomeridiano. Qui il  vermouth viene servito in compagnia di  olive e  patatine:  i barman,  raffinati come tanti milord, semplicemente  inorridirebbero alla vista dei cumuli  di  pasta fredda,  brandelli di frittata  e focacce  stantie con  cui si ingozzano tanti  habitué delle  aperi-cene . 



Tutto bellissimo  raffinatissimo e perfettissimo, a parte l'orribile cono gelato di plastica  messo a sentinella  della porta su piazza Castello. E' talmente fuori luogo rispetto all'eleganza di tutto il locale che l'unica giustificazione plausibile è che si tratti del lavoretto fatto all'asilo  dal figlio del proprietario per la festa della mamma. 



domenica 13 febbraio 2011

Se non ora, quando?




Oggi alle 14,30 in piazza san Carlo.


Tanta tanta gente, nessuna bandiera di partito e molta allegria.
E' stata proprio una bella manifestazione.





martedì 8 febbraio 2011

Elle come Langhe. O anche Elle come LeWitt




Dicono che per vedere le Langhe al meglio bisogna andarci verso la fine dell'estate o l'inizio dell'autunno, quando le viti sono ancora cariche di grappoli e le foglie cominciano a rosseggiare. Verissimo, lo confermo per quei pochi che ancora nutrissero dei dubbi: il panorama delle Langhe in autunno è  una roba da togliere il fiato. Ma noi eravamo andati da quelle parti per motivi diversi dal turismo e sembrava un sacrilegio tornare a casa senza aver dato nemmeno un'occhiata. Così, giusto per vedere che impressione  potevano dare   le colline appena appena  imbiancate  e i filari tutti spogli e nudi come tanti bastoni di scopa. 



Mah, sarà perché  a me  l'inverno piace  a prescindere, sarà che il cielo era particolarmente azzurro e il clima particolarmente tiepido, però a me queste Langhe invernali e un po' sotto tono sono proprio  piaciute. E così abbiamo deciso di allungare di poco  la strada e andare a fotografare la famosa Cappella della Madonna delle Grazie  che alla fine degli anni settanta la famiglia  Ceretto  aveva fatto restaurare in una maniera che all'epoca aveva fatto discutere parecchio.



La Cappella in realtà non è  mai stata un luogo di culto. Era stata costruita nel 1914 da un ricco viticoltore perchè durante i temporali servisse da riparo ai contadini, ma non fu mai consacrata e quando i fratelli Ceretto    acquistarono i vigneti in località Brunate (uno dei grandi crus del barolo) la cappelletta era ridotta ad  un rudere. 
Avrebbero potuto tranquillamente demolirla e nessuno avrebbe trovato  nulla da ridire, invece decisero di restaurarla e ne affidarono la decorazione interna  all'inglese  David Tremlett, mentre per gli esterni  venne deciso di  coinvolgere Sol LeWitt, artista americano che   non aveva paura di osare con i colori.










E questi sono due amici incontrati per la strada: lui è Max, di professione dovrebbe fare il  cane da guardia ma per il momento pare avere   idee ancora molto confuse in materia.

Lei invece  è Carla:  signorina per bene molto graziosa  ma  per niente disposta  a dare confidenza ad un'estranea.  



venerdì 4 febbraio 2011

Italia 150, i lavori proseguono



Lavorare stanca, scriveva giustissimamente Cesare Pavese
La scoperta dell'acqua calda: lavorare vuol dire faticare, impegnarsi, stare sempre in campana per gli sbagli che aimè  sono  inevitabili   e, doppio aimè, vengono sempre al pettine, è chiaro che  stanca. 
Però certe volte regala anche grandi  soddisfazioni, e non sto parlando di me che in queste settimane non sto lavorando ma, con l'alibi di documentare l'allestimento delle  mostre di Italia 150   me ne vado in giro con macchina foto e telecamera a intralciare il lavoro altrui, parlo delle maestranze che in questi allestimenti stanno prestando la loro opera con poco  tempo a disposizione, un sacco di  cose  da far quadrare ma anche un bello spirito di squadra.  
Qui ad esempio siamo a  Palazzo Madama, dove  sono cominciati i lavori di montaggio della Sala del  Primo Senato della Repubblica








E qui invece siamo alle  OGR.  L'allestimento sta prendendo forma e si   comincia ad intravvedere qualcosa   anche se nessuno, nonostante le mie reiterate richieste,  ha accettato di darmi anticipazioni sulle mostre.




















martedì 1 febbraio 2011

Di turisti per casa, di ingredienti inconsueti e di somiglianze incredibili

La mail diceva:
Grazie per l'interesse verso il walk tour di Turisti per Casa
La prenotazione effettuata via email è stata accettata
L'appuntamento è confermato per sabato 29 gennaio 2010 alle ore 9.30 (precise)
Il punto d'incontro è il Centro Dar Al Hikma
Via Gianfrancesco Fiochetto 15 a Torino
Tel. 011 5216496
Scarpe comode e macchina fotografica... il walk tour si svolgerà con qualsiasi condizione amosferica!
Vi aspetto. Vittorio Castellani aka Chef Kumalè.

Ora, che lo   Chef Kumalè, alias Vittorio Castellani,   giornalista  di cultura gastronomica  non abbia  bisogno di presentazioni, questo è pacifico.
Quello che invece assai difficilmente qualcuno al di fuori della mia famiglia può sapere è   che Vittorio Castellani somiglia in maniera impressionante a mio cugino Mihail, è solo un tantino  più giovane.


 


Non che la cosa vi debba impressionare particolarmente, questo lo capisco, ma per me è stato  abbastanza sorprendente anche perchè il walk tour per Porta Palazzo aveva come finalità la scoperta di   abitudini  e tradizioni gastronomiche diverse dalla cultura alimentare italiana, e riconoscerete anche voi che sentirsi raccontare le tradizioni gastronomiche,  tanto per fare un esempio,  della Romania, 



da un signore che somiglia come una goccia d'acqua al vostro unico cugino,  per di più   rumeno,  è quanto meno curioso.

 
Ma, Romania e somiglianze a parte, sono state parecchie le scoperte, come  per esempio trovare ottimi e freschissimi ortaggi  autenticamente cinesi prodotti da aziende agricole a due passi da casa nostra. Daikon e pak-choi  a chilometro zero, chi l'avrebbe mai detto.

 








Anche  tra le macellerie la scelta è ampia: salsicce tedesche,  capretto o porcellino  sardo 
Oppure carne halal rigorosamente garantita



Pronti, basta solo guardarsi intorno. A Porta Palazzo c'è  davvero   T-U-T-T-O
Il walk tour è stato seguito da tutti i partecipanti con la massima diligenza,  ma gli apprezzamenti più entusiastici sono stati riservati alla pasticceria di  una sorridente  signora marocchina 



e soprattutto ai suoi  pasticcini appena sfornati, deliziosi e fragranti  come non sempre succede di trovare. 

Per farla breve, è vero che  questo walk tour ci ha svelato i luoghi in cui trovare  a Torino harissa marocchina e  fagioli brasiliani, pasta di tamarindo  e farina di manioca a prezzi più che ragionevoli, ma in fondo questo non è che  il dettaglio più trascurabile: per molti  è stata l'occasione per avvicinare altre realtà, e non solo gastronomiche.




Per la cronaca dirò ancora che grazie a questo tour  la mia collezione di illustri presenze in  Torino si è arricchita di un altra preziosa gemma:  Francesco Cirio.  




E tutto questo per soli quindici euro. Niente male.





















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