Palazzo Barolo,
in via Corte d'Appello angolo via delle Orfane,
fu fatto costruire intorno al 1670 dal conte Amedeo Provana. Una decina di anni dopo la proprietà passa a Ottavio Provana, signore di Druento e persona estremamente difficile, ricchissimo ed enormemente avaro, con un pessimo carattere e una unica figlia, Elena Matilde,
che all'età di sedici anni va in sposa a Gerolamo Falletti di Barolo.
Al ricevimento di nozze partecipano la famiglia reale al completo e tutta la nobiltà torinese, e malauguratamente troppi invitati si ammucchiano sullo scalone d'onore, il quale crolla portandosi dietro un bel po' di gente. Nel fuggi fuggi generale spariscono alcuni gioielli, tra cui la collana che Anna d'Orleans aveva messo al collo della sposina. Brutto auspicio: la gente capisce subito che, nonostante i due si amino davvero tanto, il matrimonio è nato male.
La coppia si stabilisce nel palazzo ma la convivenza con un tipino come Monsù Druent non è facile anche perchè, va detto, il paparino non ha nessuna intenzione di rispettare gli accordi sulla dote della figlia, nonostante li abbia ufficialmente firmati. E così dopo quattro anni di litigi e incomprensioni, Gerolamo torna a vivere nella casa paterna. Elena Matilde lo seguirebbe più che volentieri, ma il padre per ripicca glielo proibisce e dopo due tentativi di fuga falliti la poverina viene imprigionata e guardata a vista nei suoi appartamenti. Passa un anno e mezzo tra lacrime e suppliche, ma non c'è nulla che possa ammorbidire la posizione del terribile padre e così il 24 gennaio 1700 durante una fitta nevicata, Elena Matilde in camicia da notte si getta dalla finestra. La neve attutisce il colpo, ma l'unico effetto è quello di allungare l'agonia della triste e sfortunata ragazza.
Monsù Druent allora capisce, si pente, paga al genero il resto della dote, e se ne va finalmente ad abitare da un'altra parte mentre Elena Matilde, scarmigliata e con la camicia da notte macchiata di sangue continuerà per anni ad aggirarsi di notte per i saloni.
Nel frattempo i suoi tre figli maschi sono cresciuti, si sono sposati ed hanno avuto figli e Tancredi, nipote della sfortunata Matilde, sposerà Giulietta Colbert, anzi: Giulia Vitturnia Francesca Colbert, marchesa di Barolo
bellezza illuminata da una intelligenza brillante e un'indole magnanima e imperiosa.
Giulia riceve intellettuali e politici, Cavour è suo ospite abituale, e Balzac e Lamartine si recano in visita da lei quando passano per Torino.
Donna molto sensibile e generosa, fonda numerose opere assistenziali, un Ricovero per le donne traviate un Rifugio per le donne pentite e un orfanotrofio delle Giuliette. Nelle sue scuole per l'istruzione delle ragazze povere e abbandonate insegnerà anche Silvio Pellico, accolto in qualità di bibliotecario dopo gli anni terribili dello Spielberg, e che a Palazzo Barolo morirà nel 1854.
Giulia fa' anche costruire, per donarla al quartiere Vanchiglia, la Chiesa di santa Giulia, dove nel 1864 verrà seppellita.
Confida al suo diario di aver incontrato più volte il fantasma triste della sua antenata, e di aver ricevuto da lei ispirazione ed approvazione per le sue tante opere di carità. E chi lo sa, può anche darsi che questa sia la verità, e che la generosità di Giulia, pareggiando i conti con l'avarizia di Monsù Druent, abbia permesso finalmente ad Elena Matilde di riposare in pace. Quello che è certo è che il fantasma, dopo la morte di Giulia, non è più apparso.
4 commenti:
Anche i fantasmi, anzi soprattutto i fantasmi, hanno un cuore!
proprio vero Grazia, i fantasmi hanno quel cuore che i padri avari e dispotici non posseggono
Ma che bella storia! Sì lo sò è triste, ma è affascinanate. Ne succedevano tante di cose così un tempo....ma forse ancha adesso le persone vengono lasciate indietro a vantaggio di affari e cupidigia...
Tieni duro Dede, mi sa che a settembre ce la faccio a fare una capatina a Torino!
Molto interessante la storia! povera Matilde, la sacrificata...
Immagino la bella fantasmina che sparisce nella nebbia delle notti!
Bacione
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