venerdì 24 dicembre 2010

L'albero di Natale


Lo  diceva una vecchia pubblicità di panettoni, e la frase  mi torna in mente ogni anno, regolarmente, ogni volta che riapro gli scatoloni degli addobbi : Adesso sì che è Natale! 







Quest'anno c'è perfino una  new entry: un piccolo Elvis in  completo bianco  a zampa di elefante e chitarra  regolamentare,  giunto dritto dritto da Nashville





Buone feste con  l'augurio più sincero che arrivi in fretta il 31 dicembre a mettere in archivio una volta per tutte    questo 2010 che, nonostante non fosse nemmeno bisestile,  per molti di noi è stato davvero un annus horribilis. Buon Natale a tutti

giovedì 23 dicembre 2010

Catering


Era da un po' che in famiglia  c'era de festeggiare una laurea, ma per un motivo o per un altro non era mai  il momento giusto, che finalmente è arrivato qualche settimana fa.
La fortunata coincidenza ha così permesso alla nota ditta di catering Unaziaunozioeduecuginesrl   di sfoderare un banchetto che, lasciatemelo dire senza falsa modestia, ha conquistato il plauso di tutti  i convitati. 



















Il menu 
(largamente ispirato al menu di un banchetto curato dagli amici di pentola)

Aperitivo della casa (vino bianco, cointreau cognac e spruzzo di angostura)
crostini con pesto di pistacchi
mini quiches di patate

Polpettine con crema di piselli
Insalata di verza con mela pinoli uvetta maionese
cous cous con melanzana pomodorini e ricotta salata
zucchine in salsa di tonno
hummus dilenticchie e pomodori secchi

spiedini di gamberoni al cocco e paprica
polpettina di baccalà mantecato
salmone affumicato
purè di broccoli

La torta è stata fornita dalla pasticceria di fiducia






















giovedì 16 dicembre 2010

Un Pizza Party al Birdland





Charlie Parker lo aveva definito The Jazz Corner Of The World e così  ancora ama definirsi, sessanta e passa anni dopo, il mitico Birdland.
Jazz Club tra i più blasonati al mondo e  ancora oggi meta di rispettoso  pellegrinaggio per ogni jazz fan degno di questo nome, al Birdland dei tempi d'oro sulla cinquantaduesima strada   hanno suonato praticamente tutti i più grandi, da Bird a Dizzy Gillespie, a Thelonius Monk, a Miles Davis al grandissimo unico John Coltrane e ancora  tanti ma tanti altri. Ogni sera jam session magiche memorabili e irripetibili, e io avrei dato non so cosa pur di  essere lì a vedere almeno una volta nella vita.



Sono tanti i musicisti che a questo jazz club hanno dedicato un brano, e non parlo solo del superstrafamoso  Birdland dei Weather Report, uno dei pochi pezzi al mondo   che perfino il più distratto degli ascoltatori riesce a riconoscere dopo le prime quattro note,  come succede forse  solo con la Quinta di Beethoven




C'è anche una dolcissima  Lullaby of Birdland di George Shearing,  qui nella versione della ineguagliabile meravigliosa Sassy



Oggi il Birdland, dopo parecchie vicissitudini e traslochi, si è spostato sulla quarantaquattresima strada.




L'atmosfera è  ovattata, le  luci sono soffuse e  il club funziona anche da ristorante,  un manipolo di camerieri trafelati si destreggia tra i clienti cercando di non disturbare la musica e servire contemporaneamente  la cena. Sembra facile ma  provate voi  a fare lo slalom in mezzo a qualche decina di tavoli reggendo   un vassoio su ogni mano e tentando pure   di essere  invisibili, e poi mi dite se è davvero così facile.





















Cenare ad un  tavolo a mezzo metro da uno dei propri idoli è un'emozione che vale la pena di provare,  anche nel caso in cui al tavolo vicino al vostro quattro  rubicondi armadi in cappellino e  camiciotto a quadretti  completamente  impermeabili alla musica (ma allora  mi chiedo perché cavolo  andare  a cena in un jazz club)   continuino imperterriti  a ragliare e scambiarsi grandi pacche sulle spalle, portandovi a  deplorare risolutamente  la legge che considera la tortura fisica  un delitto penalmente perseguibile.
Pazienza, in ogni caso la performance di John Pizzarelli e famiglia,  Pizza Party,  valeva assolutamente  la pena.







lunedì 6 dicembre 2010

Happy birthday mr Brubeck


Time Out, uscito nel  1959, è stato il  primo trentatre giri di musica jazz ad aver superato il milione di copie.
Era stato inciso dal quartetto di Dave Brubeck e, non che la cosa sia di rilevanza fondamentale, è stato anche  il mio primo disco di  jazz, (in realtà primo  ex aequo  insieme con Round Midnight, di Miles Davis).
Era il 1960,  facevo le medie e un lontano cugino in partenza per il servizio militare mi aveva prestato una pila di suoi trentatre giri. Io fino ad allora possedevo si e no qualche quarantacinque giri di Paul Anka  e un unico trentatre giri di Neil Sedaka, regalo di compleanno,   e quella miniera di  musica che non avevo mai ascoltato prima  mi aveva letteralmente stregata.  C'era un po' di tutto, una raccolta di musica classica di Selezione del Reader's Digest (che mi aveva permesso tra l'altro  di  scoprire Peer Gynt  prima  del Carosello dell'olio sasso)  ma anche Perez Prado, Champs, Buddy Holly  e gli Shadows. Il ciclone  Beatles   avrebbe presto  fatto piazza pulita di tutti quanti,  ma a quel tempo i Beatles erano  ancora ad Amburgo a far serate insieme a Mino Reitano, e nessuno immaginava  cosa sarebbe successo di lì a poco.
Tra tutti i dischi del cugino,  i miei preferiti sono stati fin dal primo ascolto Brubeck e Davis, gli unici due che non gli ho mai più  restituito. Ho messo sul piatto questi padelloni  tante ma tante di quelle volte  che c'è da stupirsi che non si  siano completamente disfatti. Sono pieni di graffi, questo sì, e a metà di Three to get ready c'è un punto in cui la puntina salta. Ma chissenefrega, mi  sono affezionata  anche ai fruscii e  oramai non li sento nemmeno più 




Perché mi è venuto in mente di raccontare tutto questo? perché oggi, 6 dicembre 2010, Dave Brubeck compie novant'anni.
Un grazie a Lucilla che me lo ha ricordato, e molti auguri al festeggiato.

venerdì 3 dicembre 2010

San Salvario

San Salvario, uno dei  quartieri centrali di Torino, si trova tra la stazione di Porta Nuova, corso Vittorio Emanuele,  il Po e la zona degli ospedali.  

Leggo sul sito della città  che conta una popolazione di dodicimila abitanti mentre Marco mi dice che secondo altre stime i SanSalvariesi sono addirittura quarantamila. In un caso come nell'altro  si tratta sempre di un bel tot di persone: tanto per fare un confronto, a Givoletto, il paese in cui  abito io, siamo meno di quattromila. In effetti,San Salvario  è  parecchio esteso e anche piuttosto articolato: infatti  è vero che si tratta di   un quartiere soprattutto residenziale, ma  non ha  niente a che spartire con i famigerati  quartieri dormitorio di antica memoria, e per capirlo  basta pensare ai suoi molti edifici storici, tra cui il Castello del Valentino, il  Borgo Medievale  e  il Museo della Frutta sono  soltanto  i pochi di cui ho già accennato,  e soprattutto  al  Valentino,  il parco più bello di tutta la città. 
E' anche  uno dei quartieri con la più alta percentuale di cittadini stranieri, il che lo rende un posto particolarmente vivace e interessante 
anche se non sono state sempre rose e fiori;  nei primi anni novanta  la  fama di San Salvario  era dovuta soprattutto a episodi di cronaca nera legati allo spaccio di droga ma le cose stanno cambiando e da qualche anno in qua una miriade di nuovi  ristoranti pizzerie localini localetti 
  
ha dato un robusto contributo alla rinascita di tutto il quartiere.  





Che è  fatto di case modeste e  di bei  palazzi signorili 


di negozi vecchi e polverosi   


che ti offrono   fodere per pistole  a prezzi stracciati o  maschere per schermidori lievemente acciaccate.
Segnatevelo,  non si può mai sapere.
Tante le botteghe di artigianato 


Questa è è la Chiesa

E c'è perfino il teatro


Qui, anche il  parrucchiere è  poliglotta e nei  negozi etnici si trova veramente  di tutto


compresi i limoni in salamoia che non avevo visto nemmeno a Porta Palazzo















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