martedì 29 settembre 2009

Steinway = pianoforti made in New York



Steinway = pianoforti. I  migliori pianoforti del mondo fino dal 1853, anno in cui Henry Steinweg costruì  la fabbrica. La quale ebbe subito un enorme successo tanto che appena  una ventina di anni dopo la famiglia potè permettersi di costruire ad Astoria, nel Queens, oltre ad una fabbrica nuova di zecca, anche un intero paese per gli operai, completo di  tutti i servizi e perfino la  scuola.  Non furono gli unici ad avere questa idea,  la stessa cosa fu realizzata anche da     Napoleone Leumann , dall'altra parte dell'oceano e a due passi da casa mia.  Ma questa è una  storia che ho già raccontato.

 
Steinway arrivò a costruire la bellezza di seimila pianoforti a coda all'anno, una enormità se pensiamo che  significa che  ne  sfornava più di quindici  al giorno comprese le domeniche e le feste comandate. Il periodo d'oro finì purtroppo nel 1927: erano arrivati la radio ed il grammofono a contendergli la piazza,  e il pianoforte  passò inevitabilmente in secondo piano. La Steinway riuscì comunque a superare la crisi, e oggi produce ancora  duemila pianoforti a coda e cinquecento  verticali all'anno che,  considerando la concorrenza dei più economici strumenti giapponesi, è un risultato di tutto rispetto.
Forse la ragione di questo  successo è semplice:  ascoltare  un concerto suonato su  uno Steinway  è veramente tutta un'altra cosa.

Steinway Hall  109 W 57th Street, New York, NY 10019
+1 212 246-1100 | showrooms@steinway.com




Una curiosità: se passate da quelle parti, date un'occhiata all'interno e leggete  il calendario dei concerti ed esibizioni che la sala ospita regolarmente, vi sorprenderete non solo nel vedere quante proposte imperdibili vi state perdendo, ma noterete anche  che la vetrina è completamente aperta, non ci sono vetri di sorta per   proteggere   l'interno e la distinta signora che risponde al telefono è praticamente lì sulla strada insieme a voi. Incredibile, in una città come New York.


















venerdì 25 settembre 2009

American Museum Of Natural History

L'American Museum of Natural History è uno dei musei di storia naturale più grandi del mondo. E quando dico grande non dico per dire: nelle sue sale malcontati ci sono non meno di  TRENTADUEMILIONI di pezzi  tra fossili scheletri pietre e altri reperti assortiti.
Insomma, se in un pomeriggio di pioggia  non sapete dove andare a parare con la vostra prole, questo è il posto giusto. A patto però di avvertirli che prima di notte  dovranno uscire e che nemmeno Superman riuscirebbe  a vedere tutto quanto è esposto.














Non è difficile arrivarci:  si trova proprio di fronte a Central Park West all'altezza della 79esima e lo riconoscerete dalla   imponente scalinata di marmo in cima alla quale il   presidente Theodore  Roosvelt  a cavallo attorniato ai lati da due nativi  accoglie i visitatori  con un certo sussiego e lo sguardo rivolto verso l'orizzonte











Museo ricchissimo   e molto  affascinante,  non solo per i  bambini.
Il  primo nucleo  costruito  nel 1869 da Calvert Vaux, uno dei due padri di Central Park,  è stato  in seguito ampliato più volte secondo stili architettonici diversi che vanno dal neoclassico al neoromanico per arrivare  all'ultramoderno  Rose Center For Earth and Space, dove si può addirittura seguire via satellite la rotazione della terra esattamente come la vedono gli astronauti dallo spazio e dove si  compiono esplorazioni multimediali  sull'origine dei pianeti. La enorme sfera centrale che galleggia al centro del cubo di vetro ospita due teatri e laboratori di ricerca e per farla breve, qua dentro è possibile soddisfare qualsiasi curiosità possiate avere  in merito all'universo e al suo funzionamento.








La parte meno recente del museo è dedicata al regno animale, e anche qui, ce n'è veramente per tutti i gusti. Nella Hall Of African Mammals ad esempio è riunita una intera famiglia di elefanti a grandezza naturale che suscita  gli entusiasmi di buona parte dei visitatori, disposti a code interminabili  pur di assicurarsi la foto ricordo



Le opere d'arte i manufatti  i costumi tribali e gli strumenti musicali  relativi alle civiltà del mondo si possono vedere  invece nella  Hall of Asian People e nella Hall of African People, ma è la parte che a me è sembrata meno interessante di tutte.


Nelle sale dedicate agli animali preistorici  si concentrano quasi tutti i bambini più piccoli,  letteralmente  affascinati e ammutoliti di fronte  agli enormi scheletri che a dire la verità,   anche grazie a Steven   Spielberg,   un po' di fifa la mettono davvero.











martedì 22 settembre 2009

Waste Not al MoMa




L'idea in sé  sembra semplice:  raccogliere con santa pazienza tutti gli oggetti passati per le mani di una persona durante cinquant'anni di vita, disporli in bell'ordine sul pavimento e farne una   mostra d'arte. Lo ha fatto Song Dong, artista cinese indicato come esponente principale del Concettualismo, con la mostra Waste Not che sta chiudendo i battenti in questi giorni  al MoMa.










gli oggetti in realtà appartenevano alla madre dell'artista,  Zhao Xiangyuan. E'  lei che  ha avuto la forza, la voglia e  la costanza di conservare tutte ma proprio tutte le cose con cui per un motivo o per l'altro  è entrata in contatto. Vaschette di plastica ciotole sbeccate calze rammendate libri stropicciati vecchie scarpe asciugamani lisi, tutto quanto è stato collezionato  con una cura maniacale che lascia a dir poco stupefatti.  Immagino lo sconcerto dei netturbini davanti a quella casa da cui non deve essere  uscito mai nemmeno  un cartoccio di spazzatura.




Nata nel 1938, la madre di Song Dong aveva perso ogni cosa durante la  rivoluzione culturale, ed è comprensibile dunque  la sua reazione successiva di conservare ogni spillo ossessivamente, forse anche io avrei fatto la stessa cosa chi lo sa.
Mi sembra un po' meno comprensibile  la scelta  dell'artista di mettere tutti questi oggetti in mostra con una  sorta di esibizionismo  che mette leggermente a disagio.

Alla fine del percorso, un neon  con un  messaggio affettuoso al  padre scomparso nel 2002: Dad, don’t worry, Mum and we are fine. Papà non preoccuparti, la mamma ed io stiamo bene. Il papà avrà certamente apprezzato il saluto.
Chi sa se ha apprezzato anche la mostra

venerdì 18 settembre 2009

Cloisters Museum, ovvero di fantasmi, di registi e di bricolage

In un delizioso film di Renè Clair del 1935, Il Fantasma Galante, un facoltoso uomo d'affari americano si compra un castello in Scozia e se lo fa' recapitare smontato pezzo per pezzo negli USA.  Se vi capita sottomano il DVD non perdetevelo,  è molto ma molto più  spiritoso e divertente di uno dei tremendi  film panettone che infestano gli schermi durante le feste di Natale.
E se vi sembra che la storia sia troppo fantasiosa per essere vera, sappiate che  invece  la trama trae spunto da un fatto reale e che l'originale  miliardario   ha  nome e cognome: John D. Rockefeller jr.  





Questo signore insieme a George Grey Barnard, altro collezionista d'arte, sapendo che il monastero francese di Saint Michel de Cuxa se la passava piuttosto male, gli aveva risolto tutte le difficoltà economiche  acquistandone in blocco  chiostro,  arcate in marmo  e  fontana centrale.  Bellissimo gesto di grande generosità, ma tornati a New York  i due mecenati si trovano di fronte ad un   problemino:  dove caspita si può mettere tutto  quel po' po' di roba, bella fin che si vuole,  ma molto molto ingombrante? 
Su una bella collina con veduta mozzafiato (ci avete fatto caso? una veduta  è sempre mozzafiato, come le indagini si fanno a trecentosessantagradi, non uno di più, non uno di meno, e la maggioranza fa' sempre quadrato intorno al leader) sul fiume Hudson era già ospitata  una discreta collezione di arte medievale di un certo  Barnard: sculture, capitelli, arazzi e altro ben di dio,  dunque poteva essere  il posto perfetto per sistemare quel  mezzo monastero incautamente acquistato. Il nostro Rockefeller allora  compra un'altra venticinquina di ettari di terra lì intorno alla collezione Barnard (chissà se parente del  chirurgo dei trapianti) e incarica  Frederick Law Olmsted jr,  il figlio del progettista del Central Park, di costruirci sopra  un bel parco che dovrà fare da cornice al nuovo museo. Il parco riesce che è una meraviglia ma c'è il pericolo che qualcuno si metta a costruire brutti casermoni nel New Jersey appena  dall'altra parte del fiume, rovinando il panorama. Rockefeller allora taglia la testa al toro, compra anche  i duecentottanta ettari del terreno di fronte e li regala alla città con la clausola inderogabile che NESSUNO potrà mai edificarci sopra nemmeno un pollaio. I Newyorkesi come è ovvio, gliene sono subito estremamente grati, e continuano ancora ad esserlo. 
Va detto ancora che dal primo nucleo di acquisizioni la collezione si è andata arricchendo di cappelle romaniche, saloni gotici e  di ben  altri cinque chiostri acquistati in giro per mezza Europa e rimontati qui puntualmente, pezzo per pezzo. Pare che in tutto questo via vai di smonta e rimonta non siano stati implicati fantasmi di alcun genere. 
Il museo viene inaugurato  nel 1938 e resta ancora oggi l'unico museo di tutti gli Stati Uniti esclusivamente  dedicato all'arte medievale, anche se tecnicamente non si tratta di un museo indipendente ma è  una sezione  del Metropolitan. 




Il parco è davvero suggestivo  e l'insieme  è molto piacevole  anche  se risulta  leggermente sconcertante passeggiare in un   surrogato di  Europa medievale.  Ma probabilmente  ad essere sconcertati sono solo gli europei, e infatti se ne vedono pochini, la  maggioranza dei visitatori è fatta da gruppetti di americani con i capelli bianchi che attraversano giardini e  saloni con un'espressione che suscita perfino tenerezza, un misto di sorpresa e di ammirazione.  Normale, loro non ce le hanno mica le abbazie dietro l'angolo.
Dimenticavo di dire che di europei ce ne sono pochi non soltanto perchè   è piuttosto  bizzarro cercare il medio evo a Manhattan, ma anche perché il posto non è tra i più  a portata di mano  dal momento  che si trova sopra la centonovantesima strada. Tanto per dare un'idea: Harlem, che sulle mappe già sembra lontanissima dalla zona centrale,  parte dalla  125esima, subito sopra Central Park, e per raggiungere i Cloisters bisogna salire ancora di sessantacinque strade verso nord












  

mercoledì 16 settembre 2009

Victor Jara

Victor Jara era un cantautore cileno  di  grande successo intorno  alla fine degli anni sessanta. Non era tra i miei musicisti preferiti eppure lo conoscevo molto bene: le radio private  allora erano ancora ai primordi e sui canali RAI il convento passava quel che passava, prendere o lasciare. Così, anche se di mia volontà non avrei mai scelto Victor Jara come sottofondo musicale, avevo finito per abituarmi alla sua voce e alle sue canzoni. E comunque, gusti musicali a parte, mi era simpatico e mi piaceva molto il suo impegno civile. Era un gran tipo insomma, non soltanto un cantautore, e poi la sua TE RECUERDO AMANDA mi aveva fatto compagnia talmente tante volte quando aspettavo mia figlia che quasi quasi era arrivata a piacermi.
Fabrizia nasce il 3 Settembre 1973, io torno a casa dall'ospedale il 10, e l'11 settembre il giornale  radio ci informa che in Cile c'è stato un colpo di stato. Tutti capiamo  subito che la situazione è molto seria, si parla di migliaia di persone rinchiuse negli stadi e  all'appello mancano tutti coloro  che potrebbero dare vita ad una resistenza contro Pinochet e i suoi complici, tra questi, come era logico aspettarsi, c'è anche
Victor Jara.  Lo cercano dappertutto ma pare essersi volatilizzato. Qualcuno tenterà di ingarbugliare le cose   mettendo in giro la notizia di una sua fuga all'estero ma è una bugia talmente inverosimile che nessuno ci crede.
Soltanto parecchio tempo   dopo si avrà la  certezza che Victor Jara è stato tra i primi ad essere arrestato, e che prima di essere ucciso è stato anche brutalmente torturato.  Parecchi anni dopo la moglie Joan pubblica Una Canzone Infinita
More about Victor Jara
biografia toccante e documento lucido e  illuminante su un periodo buio della nostra storia recente.
Victor Jara è stato assassinato il 16 settembre 1973. Trentasei anni fa.


Il sito ufficiale per chi volesse saperne di più

lunedì 14 settembre 2009

pomeriggio al parco



Il parco è il Madison Square Park di Manhattan, ma potremmo  tranquillamente essere in un qualsiasi parco di una qualsiasi città di una qualsiasi  parte del mondo. Pomeriggio d'estate,  caldo, sole, un gruppo di ragazzini e una fontanella. Certo che quando si hanno dieci anni è  una gran barba  passare le ore   in mezzo ai bambinetti in altalena,
bisogna trovare qualcosa di divertente da fare per non diventare matti e finalmente  a qualcuno viene un'idea brillante: perché non facciamo  una gara di sputi?

Cominciano i primi due, timidamente,

poi piano piano arrivano   altri e  la gara si anima, aumentano i concorrenti e  il  pubblico comincia a fare il tifo.
















E alla fine  arriva  una antipatica baby sitter che  obbliga tutti  a smettere. Insensibile rompiscatole.  

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