venerdì 27 marzo 2009

Un teatro rimesso a nuovo

fino a poche settimane fa era così Poi durante tutti questi mesi è stata rimossa la vecchia bussola che opprimeva l'ingresso sono stati realizzati elementi completamente nuovi adesso sono caduti gli steccati, il cantiere non c'è più e i lavori sono finalmente terminati. Signore e signori, ecco a voi il Teatro Carignano Per evitare imbarazzanti equivoci mi sa che è meglio chiarire espressamente che io non ho alcun merito per tutto ciò, ho solo avuto il privilegio di fotografare in anteprima

giovedì 26 marzo 2009

Crate and Barrel

A SoHo, al numero 611 di Broadway angolo Houston Street proprio di fronte alla fermata della Metro di Broadway Lafayette, c'è Crate & Barrel, un grande magazzino di arredamento e articoli per la casa. Prima di entrare vale la pena dare uno sguardo all'edificio, costruito nel 1894 da McKim, Mead & White per la Broadway Cable Traction Company che qui aveva la sua sede centrale. A quaranta piedi sotto il livello stradale erano collocate le rimesse per i tram che facevano servizio tra Broadway e la Terza Ave., e credo che il problema delle vibrazioni e del rumore non sia stato semplice da risolvere, ma dal momento che l'edificio è ancora in piedi e appare a tutt'oggi in forma smagliante, devo arguire che i progettisti abbiano fatto un ottimo lavoro. E' uno di quei posti a cui è meglio non avvicinarsi se non si hanno i nervi saldi perchè il rischio bancarotta è notevole. Gli oggetti esposti sono estremamente gradevoli anche per i nostri gusti europei non sempre in sintonia con ciò che piace ai Newyorchesi, e i prezzi sono ragionevoli. Non economici, ragionevoli. Questo purtroppo induce in personalità deboli come la mia un meccanismo inconscio perniciosissimo: vedo una cosa carina che mi piace e ha un prezzo abbordabile, faccio un rapido conto, scopro che me la posso permettere, e da quel momento in poi mi chiedo come ho fatto fino a quel momento a viverne senza e non ne posso più fare a meno. Se questo non è un problema soltanto mio, sappiatevi regolare perchè da C&B almeno un buon trenta per cento di quanto esposto è in grado di scatenare la reazione.

martedì 24 marzo 2009

Betty Crocker's Picture Cook Book

Comprato in questa piccola libreria il Betty Crocker's Picture Cook Book si sta rivelando un acquisto davvero felice. Tanto per cominciare, si tratta della prima edizione di quello che si può considerare una bibbia per la cuoca di famiglia americana degli anni cinquanta, e possedere una prima edizione, anche soltanto di un libro di ricette, è sempre una piccola soddisfazione. E' stato edito nel 1950, sono passati quasi sessant'anni. Un abisso rispetto al mondo di oggi, ma se questa riflessione è acuta e lungimirante come la scoperta dell'acqua calda, forse non è altrettanto immediato riconoscere la distanza che divide il mondo che traspare da queste pagine dal nostro mondo di quegli stessi primi anni cinquanta. Intanto, loro avevano la cucina americana con i mobili in fòrmica, o come dicevano quelli che ci tenevano a far notare di sapere l'inglese, in formàica, una meraviglia di cucina componibile con il piano di lavoro fatto in un pezzo unico, di un bel rosso fiammante che luccicava con una semplice passata di straccio. Un sogno per noi nel 1950, non proprio come andare su marte ma quasi. Nelle nostre cucine di solito i mobili erano tutti spaiati, ciascuno alto un centimetro in più o in meno del mobile vicino e nessuna possibilità di realizzare una continuità sul piano di lavoro, altro che mobili componibili, e in quasi tutte le cucine c'era una credenza per i piatti e i bicchieri vecchia come il cucco, su cui generazioni di pittori dilettanti si erano accaniti a stendere vernici colorate talmente dense e oleose che le antine apparivano istoriate da colature che finivano in una goccia spessa, divertenti da grattare via con l'unghia per scoprire che colori c'erano sotto. Le nostre cucine avevano molto poco di americano, somigliavano piuttosto alla cucina della foto qui sopra, che è allegra ma certamente anche molto sguernita di elettrodomestici all'avanguardia. Si, perchè anche sul versante elettrodomestico con gli americani non c'era partita, in Italia all'epoca pochissimi possedevano un forno e le torte si cuocevano sul gas, in una sorta di grossa pentolona col coperchio e i buchi tutti intorno ai fianchi per far uscire il vapore. E il frigorifero era ancora ben al di là da diventare un oggetto comune. Mia nonna fece il muso per settimane quando dovette subirne l'ingresso in famiglia: non saprei dire se perchè temeva conseguenze disastrose per la salute oppure se lo considerava un inutile spreco di soldi, dal momento che il ghiaccio si era sempre comprato per la strada e il burro si conservava da secoli dentro ad un piatto sul davanzale. So benissimo che non mi crederà nessuno salvo i miei coetanei, però lo posso giurare sul mio onore: i venditori di ghiaccio giravano per le strade su piccoli camioncini, si annunciavano con un suono di corno e le madame scendevano a comprarne un blocco, che avvoltolavano in un asciugamano spesso perchè restasse fresco più a lungo. Ricordo ancora benissimo quel richiamo, come ricordo il vago sapore di rancido che aveva il burro. Solo dopo l'avvento del frigorifero scoprii che non era il suo vero sapore. E un'altra grandissima differenza tra noi (italiani) e loro (ammmericani) sta nelle fotografie qui sotto: Questa è la cucina industriale in cui Betty Crocker prepara i suoi cibi preconfezionati, da scaldare e mettere in tavola! Roba dell'altro mondo, ma veramente. Noi nel 50 come scatolame e cibi pronti potevamo vantare pelati, frutta sciroppata e poco altro. So quello che dico perchè mia madre non ha mai cucinato una pietanza in vita sua ed è stata una pioniera del cibo in busta, che da noi però sbarcò quasi una decina di anni dopo. Io resto ancora oggi fermamente convinta che il signor Star avrebbe dovuto insignirla di una medaglia al merito per il numero di Cuocomio-spezzatino-con-piselli che ha fatto transitare sulla nostra tavola. E che, detto per inciso, non era niente male. Ma se mia madre non ha mai cucinato, la prima proprietaria di questo volume deve essere stata invece una cuoca provetta, forte soprattutto nelle crostate. Almeno a giudicare dai baffi di grasso e dalle ditate di cioccolato che lardellano certe pagine. Ritagliava anche ricette dai giornali e le conservava ben ripiegate tra le pagine del libro. Doveva essere diffidente nei riguardi della cucina italiana: nonostante Betty Crocker si sia dilungata a spiegare la rava e la fava di come si cuociono i macaroni all'italiana, e i macaroni del lunedì, e quelli di un ristorante di Firenze, in tutta la pagina non c'è nemmeno l'ombra di una macchiolina di pomodoro.

mercoledì 18 marzo 2009

Woolworth Building

Il Woolworth Building, costruito tra il 1908 e il 1913, fu per alcuni anni l'edificio più alto del mondo. Per la precisione, lo fu fino al 1929 quando, a scalzarlo dal trono, provvide lui che, anche se oramai superato in altezza da decine di grattacieli in mezzo mondo, a mio parere resta sempre il più bello di tutti. Ma dicevamo del Woolworth, coagulo talmente incredibile, stravagante e opulento di pinnacoli e fregi da far impallidire perfino il Duomo di Milano. Fu progettato da Cass Gilbert su incarico di Frank Woolworth, uno dei tanti ricconi che vivevano a New York agli inizi del novecento. Lui, mr W., possedeva una serie di grandi magazzini che praticavano una politica estremamente semplice: prezzo fisso, cinque o dieci centesimi al pezzo e niente credito per nessuno. Grazie a questa intuizione felice lui divenne ricco sfondato e nel 1931 tali Billy Rose e Mort Dixon trovarono un amore da un milione di dollari, stando almeno alla graziosa canzoncina che Nat King Cole cantava in uno dei 78 giri che allietarono la mia infanzia. ......It was a lucky April shower, It was the most convenient door, I found a million dollar baby in a five and ten cent store. The rain continued for an hour, I hung around for three or four, Around a million dollar baby in a five and ten cent store. She was selling china and when she made those eyes, I kept buying china until the crowd got wise. Incident'lly, if you should run into a shower, Just step inside my cottage door And meet the million dollar baby from the five and ten cent store!

Ma ora basta digressioni, torniamo nuovamente a questa cattedrale del commercio, come qualcuno la definì. Pare che il committente l'abbia pagata interamente in contanti, tanto che i bassorilievi che ornano l'atrio del piano terra lo ritrarrebbero caricaturalmente nell'atto di contare le monetine. E altre caricature riguarderebbero anche l'architetto Gilbert che porta in mano un modellino della sua creazione, l'agente immobiliare ed il costruttore, ma sono cose a cui dobbiamo credere sulla parola, i turisti sono inflessibilmente tenuti alla larga.

Fresu-Galliano-Lundgren - MARE NOSTRUM

Ci sono un francese, uno svedese ed un sardo. Sembra l'attacco di una barzelletta scema, lo so, invece non è altro che l'inizio di una collaborazione fra tre musicisti che a prima vista non potrebbero sembrare più distanti tra loro e che sono nientepopodimeno che Richard Galliano alla fisarmonica e accordeon, Jan Lundgren al pianoforte e il grande Paolo Fresu alla tromba. Il loro progetto si chiama Mare Nostrum, ed è un incredibile mix di sonorità mediterranee, jazz e musica della tradizione popolare nordica, che sabato scorso abbiamo ascoltato in un magnifico concerto a Torino. Fosse stato per me saremmo ancora lì a chiedere bis su bis, ma ad un certo punto le luci si sono spente e mi è toccato rassegnarmi a tornare a casa

martedì 17 marzo 2009

argomenti di conversazione

io sono una pessima conversatrice. Non so mai che cosa dire e l'idea di chiaccherare del più e del meno mi mette veramente l'ansia, sul serio. Il cervello mi si vuota all'istante e il peso del silenzio diventa incombente come un macigno mentre l'unico barlume di pensiero che mi passa per la testa è: Non stare zitta, dì qualcosa. Una cosa qualsiasi, per la miseria, ma PARLA!!! Il mio peggiore incubo è fare un tragitto in auto con qualcuno che non conosco. Due parole sul traffico riesco a tirarle fuori ma non è che sappia andare avanti all'infinito a parlare di viabilità, e allora il panico cresce mentre passo in rassegna tutti gli argomenti possibili senza trovarne uno che è uno. Politica? escluso, tassativamente. se mi spara un'idiozia io non riesco a mantenere la calma e questo non va bene. Libri? se non legge e se ne vanta pure? Figli? magari non ne ha, magari è infelice perchè non ne ha, oppure li ha ma non ha nessuna voglia di parlarne. Insomma, son problemi. E intanto il silenzio diventa sempre più denso e mi sembra di avere in testa un cronometro implacabile che scandisce i secondi peggio che a Lascia o Raddoppia. Per fortuna prima di cedere alla disperazione totale arriva l'illuminazione salvifica. Il tempo! Come ho fatto a non pensarci prima. Sul tempo c'è da parlare almeno per tre quattro minuti come minimo, se la provvidenza ci assiste e non ci mette tutti i semafori rossi in quattro minuti siamo arrivati. Ha visto che inverno quest'anno? di nuovo uno di quei begli inverni di una volta, eh? Tutta quella neve, ma quanta neve abbiamo avuto quest'anno, era un pezzo che non nevicava più così tanto, vero? E che freddo. Davvero freddo. si si, freddo. Freddo. Saranno stati dieci anni che non faceva più così freddo. Ecco, adesso al fondo della strada deve girare a sinistra e poi siamo arrivati. Finalmente. Queste sono foto di Central Park con la neve. Ottimo argomento di conversazione ora che ci penso, da tenere a mente. Bisogna che me lo segni per la prossima volta

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