venerdì 30 maggio 2008

ma guarda come piove

Non ho fatto il conto da quanti giorni piove, ma sono proprio tanti. Noi non siamo in pericolo, ma dalle nostre parti scuole e ponti sono stati chiusi, e messaggi di allerta sono arrivati con ogni mezzo dalla protezione civile. Le previsioni danno pioggia ancora almeno fino a domenica, ma adesso è spuntato un timido raggio di sole. In fondo, se anche i ricchi piangono magari anche anche i metereologi sbagliano. Speriamo! La foto che segue non è mia, mi è arrivata per email qualche minuto fa e rende piuttosto bene l'idea di com'era il livello del Po a Torino stamattina

mercoledì 28 maggio 2008

manca poco

Sarà che ho appena letto questo post, che mi ha fatto tornare alla mente il panorama che si gode da Whole Foods a Union Square,

e il cibo macrobiotico salutista di Angelica Kitchen,

e i pani deliziosi di Au Pain Quotidien


e le mirabolanti squisitezze di Dean & Deluca, per assaggiare le quali bisogna stipulare prima un mutuo,



o sarà che manca ormai poco a domenica e come al solito mi sto accorgendo che non ho ancora provveduto ad un sacco di cose fondamentali come comprare la marca per il passaporto, fare la valigia, ricordare dove cavolo possono essersi nascosti i regalini comprati per figlia e amici, cambiare un po' di soldi in contanti, stanare lucchetti e spine americane che ogni volta che torno metto in ordine e dimentico subito dove, o sarà semplicemente la solita irrequietezza che mi prende prima di ogni partenza, il fatto è che oggi proprio la voglia di lavorare è scappata tutta da un'altra parte.

martedì 27 maggio 2008

La volta che viaggiai in prima classe

Ero stata a trovare la figlia emigrante e stavo ritornando a casa. L'hostess mi accompagna al posto: corridoio centrale, vicino a me una giovane mamma con due bambinetti, una intorno ai tre anni ed uno piccolino, sette otto mesi al massimo. Cinture di sicurezza allacciate, ci prepariamo al decollo. I motori cominciano a rullare, l'aereo si muove per portarsi sulla pista. Succede sovente che ci si debba fermare qualche minuto quando c'è molto traffico, e infatti dal finestrino vediamo una sequenza di aerei in batteria, tutti pronti per il decollo. Poco male, aspettiamo il nostro turno. La giovane mamma ed io facciamo conoscenza, lei è iugoslava e parla un inglese perfetto, io molto meno ma riusciamo a spiegarci lo stesso: è diretta a Sarajevo, deve imbroccare la coincidenza per Belgrado e c'è poco tempo, dovrà attraversare tutto l'aeroporto e non sarà semplice con i due bambini appresso e un principio di influenza. Anche io dovrò correre, avrò soltanto quaranta minuti per prendere il volo per Torino. Nel frattempo aspettiamo, la bambina comincia ad aver fame e il piccolo piagnucola. Speriamo di decollare in fretta. Passa mezz'ora. Cinture allacciate, la bambina sta buonissima sulla sua sedia ma il bimbo si agita. Le guance della mamma si stanno arrossando. Passa un'ora. Le hostess continuano a dirci di aver pazienza, non manca molto. Passa un'altra mezz'ora. Le guance sono sempre più rosse, il bambino piange e la bimba sembra spaventata, fortunatamente riesco a tranquillizzarla ma mi dice che ha un po' fame. Le guance sono ormai di fuoco. Ormai sono quattro ore che siamo seduti con le cinture allacciate, molti passeggeri protestano a voce alta, io scannuccio la mia vicina che mi sembra sull'orlo di una crisi di nervi, poverina. Chiamo l'hostess, che capisce la situazione: mi chiede di tener d'occhio la bambina e prende in consegna mamma e bambino. Finalmente decolliamo, la bambina si è appisolata e vedo dietro la tenda che un paio di persone si danno da fare intorno alla mamma ed al piccolo. Meno male, tra un po' serviranno la cena e tutto andrà a posto. Arriva la hostess e con molta circospezione mi spiega che la signora avrebbe bisogno di distendersi durante il viaggio, perciò sarebbe un gesto generoso da parte mia cederle anche la mia poltrona e accettare un'altra sistemazione. Accetto subito, ci mancherebbe, mi alzo e seguo l'hostess. La mia vicina mi lancia un bacio sulla punta delle dita, e io vengo pilotata verso il corridoio davanti. Ci sono alcune poltrone vuote, ma l'hostess continua a camminare. La seguo. Attraversiamo la businness class. Di posti vuoti ce ne sono, ma l'hostess prosegue ancora. Vuoi vedere che mi fanno viaggiare in grembo al pilota? Arriviamo in prima classe. Otto poltrone a metà tra il triclinio e la sedia del dentista, ciascuna con un grosso schermo davanti e un pannello di controllo più grande della consolle dell'Apollo 13. Mi fanno accomodare lì. Ho appena il tempo di capire che ho a disposizione venti film diversi, ciascuno doppiato in otto lingue, e un massaggiatore automatico che posso far ondeggiare a mio piacimento, che arriva un'altra hostess. Mi sembra più elegante e più carina delle colleghe in classe turistica ma deve essere solo suggestione, e mi apparecchia una vera tavola in venti centimetri quadrati. Trasecolo. Non mi porge un vassoio di plastica con tre vaschette di alluminio preriscaldate, mi apparecchia una vera tavola, con tovaglietta di fiandra, posate vere e vero bicchiere di cristallo. per l'emozione innesco il massaggiatore da poltrona e comincio a sballonzolare e la mia hostess, con ammirevole aplomb, anzichè sghignazzarmi in faccia aziona il pulsante e la potrona grazie al cielo si blocca. Mi servono gli appetizers mentre uno steward con alamari e galloni mi versa lo champagne nel bicchiere. Intorno, altri tre fortunati molto più scafati di me si lasciano suagnàre con grande distacco. Devono essere abituati a questo trattamento, loro. Io invece mi sento come dire, miracolata e rimpiango di non aver la macchina foto. un'occasione così quando mai mi ricapita. Mi si chiude lo stomaco mannaggia l'emozione, e dopo gli appetizers rifiuto di sapere cosa altro prevede il menu, sono sicura che rimpiangerò per tutta la vita questo imprevedibile attacco di inappetenza. Accetto solo un piccolo dolcino, e mi viene adagiata sulla fiandra immacolata una microporzione di tarte tatin con un cucchiaino di gelato alla vaniglia. Assaporo pensando che se questo non è il paradiso, ci siamo molto vicini. Accendo lo schermo e faccio zapping tra i venti film e le otto lingue diverse riuscendo a non cogliere nemmeno una sillaba e a non capire neanche una trama, mentre intanto la poltrona ha ripreso ad andare su e giù, ma lentamente, come se mi volesse cullare. Passano le ore, e dato che tutto finisce, ma le cose belle finiscono prima, atterriamo. Scendo insieme alla giovane mamma, si è ripresa e le guance non sono più arroventate. Prima di correre a cercare le nostre coincidenze abbiamo il tempo di scambiarci quattro parole, mi ringrazia e mi dice che sono stata proprio generosa, un vero angelo. Le sorrido maternamente e le dico di non preoccuparsi, per carità: nessun sacrificio è troppo grande quando si può compiere una buona azione

lunedì 26 maggio 2008

Eran trecento

Cena per il trentennale della Croce Verde di Vinovo. I commensali eran trecento, ma forse anche di più, considerando che a tavola erano seduti in duecentosessantacinque, ma a mangiare c'erano anche i camerieri, gli aiuti, i cuochi (tutti amici di pentola naturalmente), e tutti i consorti. C'era stata già una prova generale per un'ottantina di persone, ed era andata bene, la solita fortuna del principiante. E così, temerariamente, si è deciso di andare avanti. Abbiamo lavorato come muli ma ci siamo divertiti tantissimo e, dal momento che eravamo tutti dilettanti perfettamente consci della nostra inadeguatezza, il risultato alla fine della fiera è stato soddisfaciente e anzi, direi addirittura lusinghiero. Mi correggo, direi addirittura trionfale. Mi ricorreggo, forse i commensali si sono dimostrati molto comprensivi

giovedì 22 maggio 2008

anch'io anch'io

Tale e quale come i bambini dell'asilo che senza il giochino che hanno appena visto tra le mani del compagno di banco non possono sopravvivere neanche un minuto di più, anche io, appena scoperto che su Flickr si possono creare personalissimi mosaici, mi ci sono fiondata più veloce della luce. Ho mescolato foto di cibi preparati da me e cibi fotografati in giro per il mondo, ho sordidamente esagerato alcuni effetti con photoshop, e il risultato è questo

Tamerlano



Tamerlano, Timur-e Lang cioè Timur lo Zoppo, uno dei più grandi e sanguinari condottieri della storia. Nato intorno al 1330 dal capo di una tribù mongola del Turkestan, sentì fin da giovane su di sè come un dovere il compito di ricostituire l'impero di Gengis Khan.

Divenuto governatore di Kish, rafforzò il suo potere in Transoxiana, senza assumere mai il titolo di khan, formalmente lasciato a un discendente del famoso Gengis. Attaccò partendo da Samarcanda il debole impero Ilkhan, ma col suo esercito di Turchi e Mongoli toccò Iraq, Azerbaigian, Armenia, Georgia, arrivando con le sue truppe fino a Mosca.

Fu in India, dove invase il regno di Delhi, e poi in Siria e in tutta l’Asia Minore.

Morì nel febbraio 1405, durante una spedizione verso la Cina.

E' passato alla storia per la ferocia, le devastazioni ed i massacri, ma pare sia stato anche un illuminato mecenate, e a Shakri Sabtz, sua città natale, fece costruire un gigantesco palazzo di cui restano in piedi oggi soltanto pochi ma imponenti ruderi in cui si indovinano, più che vedere, le splendide decorazioni in mosaico bianco blu e oro.


In quello che doveva essere il centro del palazzo, sorge una statua di Amir Timur, enorme anche lei, e oggi serve da sfondo alle foto di nozze dei giovani sposini uzbeki.
















Di suoi monumenti ce ne sono molti altri in giro per le città Uzbeke, noi abbiamo visto anche quello di Samarcanda, in cui Tamerlano sfoggia uno sguardo talmente penetrante che sembra voglia rivoltarti fin nelle viscere, e ti viene spontaneo abbassare gli occhi







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