Sull'onda dell'entusiasmo per aver individuato per puro caso le lapidi a Emilio Salgari e al signor Penna Bic mi sono resa conto che se, anzichè girare con una pelle di salame sugli occhi, mi fossi appena appena guardata intorno, avrei sicuramente trovato qualche traccia di altre presenze illustri a Torino.
Difatti.
Tanto per cominciare ho scoperto che proprio a Torino, in un locale sotto questi portici di via Cernaia
nel 1847 il maestro Michele Novaro aveva musicato il nostro inno nazionale, quello che il ministro della repubblica Umberto Bossi vorrebbe sbrigativamente buttare nel gabinetto e che invece sono in molti ad amare, compresa la signora Mina che non è la famosa cantante ma la proprietaria dei locali in cui l'inno fu musicato, grazie alla quale è stata posata l'iscrizione in ricordo delle olimpiadi 2006.
Per chi fosse colto da momentanea amnesia ricorderò che quando io facevo le medie Le Mie Prigioni erano un libro arcifamoso, anche se dubito che molti andassero più in là della lettura dell'episodio del povero Piero Maroncelli il quale, amputato di una gamba senza nemmeno uno straccio di anestesia, dopo l'intervento aveva regalato una rosa al chirurgo. A me allora sembrava francamente incomprensibile che in una prigione si potessero trovare delle rose ma non una boccetta di etere, e ancora oggi se devo essere sincera la storia non mi è del tutto chiara, salvo la certezza che a quei tempi la terapia del dolore non veniva minimamente presa in considerazione.
Scritte Le Mie Prigioni, Pellico traslocò a Palazzo Barolo e qui la lapide ci illumina
SILVIO PELLICO
abitò questo palazzo
molti anni e vi morì il 31 gennaio 1854
per decreto del comune.
lasciandoci però il dubbio se il comune abbia decretato che Silvio Pellico dovesse morire il 31 gennaio o si sia occupato soltanto di decretare la collocazione della lapide.
Una presenza di cui era più che prevedibile trovare traccia a Torino è quella di Camillo Benso conte di Cavour, presidente del consiglio in un passato oramai remoto, che si appalesa uomo coerente come pochi al mondo, visto che nasce e muore nella medesima casa
Morì a Torino anche l'eroe nazionale Lajos Kossut, giunto dopo un lungo peregrinare per il mondo inseguendo il sogno della liberazione della sua Ungheria
questi in alto sono monumenti a lui dedicati a Budapest (le foto non sono mie ma vengono dal web)
E mettendo da parte gli uomini del Risorgimento, a Torino si trovano tracce anche di Erasmo da Rotterdam, il quale nè vi nacque nè vi morì ma ci venne per studiare e laurearsi,
come recita l'iscrizione posta nel cortile dell'Università in via Po.
Fra coloro la cui permanenza a Torino non può considerarsi particolarmente felice, dobbiamo annoverare Federico Nietzche, che in un appartamento ammobiliato di via Carlo Alberto scrisse il suo Ecce Homo e manifestò i primi segnali della pazzia che lo avrebbe poi accompagnato per sempre.
Nietzsche .... era letteralmente innamorato dell'atmosfera torinese: "Ma che dignitosa, severa città!", ebbe a dire lo scrittore, che abitò a Torino per sei mesi, dal 5 aprile al 5 giugno 1888 e dal 21 settembre ai primi del 1889 - "Meravigliosa limpidezza, colori d'autunno, uno squisito senso di benessere diffuso su tutte le cose". ...... Come ricorda la lapide di via Carlo Alberto, preparata dallo scrittore Rubino per il centenario della sua nascita, Nietzsche "conobbe la pienezza dello spirito che tenta l'ignoto, la volontà di dominio che suscita l'eroe". Una pienezza che, come risaputo, culminò nella follia. Il 3 gennaio del 1889, nel centro di Torino, Nietzsche, uscendo di casa, vide un cocchiere frustare a prendere a calci il suo cavallo. "Tu, disumano massacratore di questo destriero!", inveì il filosofo furibondo abbracciando e baciando sconvolto il cavallo. Tornò a casa accompagnato, gridando di essere "Dioniso o Gesù Crocefisso" e "il signore e il tiranno di Torino". Qualche giorno dopo fu portato via dalla città dall'amico Overbeckper essere curato a Basilea. Si dice che lasciò Torino cantando per Porta Nuova canzoni napoletane, convinto di essere il re d'Italia.
6 commenti:
grazie dell'ottima lettura e del viaggio fatto leggendo
non sarebbe ora di controllare di persona, Fabiana?
a me è venuta una gran voglia di farmi un giro a Torino, ma chissá quando...
vabbé, nel frattempo leggo il tuo blog e immagazino input (che brutta parola, poco poetica, chiedo venia).
ciao!
Torino sa aspettare con pazienza, Mari
che bello!!! anch'io sono di Torino, ed è sempre bello trovare note di orgoglio nella propria città. Complimenti per il bellissimo blog, bacioni!!!
grazie Colombina, e benvenuta. Torna presto!
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