Mi costa ammetterlo pubblicamente ma sì, io ho guardato la serata finale del Festival di Sanremo. E in virtù dell'outing catartico e liberatorio dirò anche che non era la prima volta. Sono anni che l'occasione catalizza famiglia e amici intorno ad un frugale tvdinner anche se, va detto, nonostante i più lodevoli propositi di partenza l'attenzione si era sempre pian piano inesorabilmente diretta verso castelmagno e nebbiolo abbandonando il canterino di turno al suo destino.
Fino a sabato scorso. Stavolta, complici una scommessa in merito alla superficie (in ettari quadrati) di lustrini necessaria per circondare il girovita taglia quarantadue (???) della conduttrice, e l'inespresso ma chiarissimo desiderio di espiare d'amblè peccato originale più tutti i peccati ancora da compiere fino alla fine del mondo sciroppandoci la struggente esibizione del principino e dei suoi sodali, siamo rimasti incollati alla tivù fino alla apertura della busta con i nomi dei tre finalisti. In considerazione del fatto che Sripta manent, evito di esprimere commenti e giudizi per non incorrere in reati perseguibili dalla legge.
Il giorno dopo sono andata alla prova generale del
Peter Grimes al Teatro Regio. Non conoscevo l'opera di Benjamin Britten e nemmeno il testo da cui è stata tratta anche se confusamente già immaginavo che non avesse molto da spartire con Chorus Line, per dire. E immaginavo giusto, la musica è bella davvero anche se la mia ignoranza in materia mi ha fatto apprezzare molto le parti dell'orchestra e molto meno le parti cantate. Però il testo è tristissimo e l'happy end non è nemmeno lontanamente ipotizzabile, i costumi poi sono quasi tutti neri, la scenografia pressocchè inesistente e le luci lugubri aumentano il senso di staticità dell'insieme. Il tutto per più di tre ore che francamente mi sono sembrate troppe pur considerando un dovere l'autopunizione per aver guardato il festival.
Per quei pochi oltre alla sottoscritta che non conoscono la storia, riporto pari pari
le parole di teatro.org
... La storia è ambientata intorno al 1830: il pescatore Peter Grimes, sotto inchiesta per la morte del suo giovane aiutante William, viene assolto dal giudice ma la comunità continua a crederlo colpevole. Grimes intanto ha trovato un nuovo aiutante grazie all'aiuto del farmacista Keene e della maestra elementare Ellen Orford, la quale il pescatore vorrebbe sposare. Una domenica mattina Ellen si accorge che John, il nuovo aiutante di Peter (appena arrivato da un orfanotrofio), ha un livido sul collo e accusa il pescatore che, nonostante il giorno di festa, è appena giunto per portare il ragazzo a lavorare. Grimes si sente frustrato, vuole guadagnare di più lavorando anche alla domenica per sposare Ellen e invece la donna lo accusa di violenza. Peter la colpisce e, sotto gli occhi degli abitanti del villaggio, si allontana con John, ma, durante la fuga, il ragazzo cade dagli scogli e muore. Grimes scappa; viene braccato dalla comunità per la morte di John; perde ogni speranza, sa che non potrà esserci un riscatto per lui e, all'alba, mentre nel Borgo riprendono le attività quotidiane, si allontana sul mare per affondare insieme alla sua barca.
