edificio che, insieme a questa casa qui
( la foto è mia, vecchia di vent'anni e passata allo scanner. Ora la casa è stata restaurata, il giardino ripulito dalle erbacce, e molto probabilmente le foto sarebbero venute meglio di questa, ma non c'era abbastanza tempo per andare dappertutto)
è considerato il manifesto del movimento De Stijl. Anzi, per meglio dire De Stijl era il nome della rivista fondata nel 1917 da Theo van Doesburg intorno a cui gravitavano gli esponenti di un movimento conosciuto come Neoplasticismo che fu molto influenzato dalle sperimentazioni di Piet Mondrian
(foto da qui)
e che, detto in parole molto povere, si proponeva di raggiungere una astrazione pressocché totale dell'espressione artistica attraverso la combinazione di forme geometriche semplici (quadrato, parallelepipedo, angolo retto) e la riduzione della gamma cromatica ai soli tre colori primari rosso giallo e blu. La parentesi dell'Art Nouveau era arrivata al capolinea, esaurita in un estenuato manierismo, e tra la fine degli anni dieci e l'inizio dei venti le nuove idee dilagano in tutta l'Europa: in Francia Ozenfant e Le Corbusier danno vita a l'Esprit Nouveau, Adolf Loos porta avanti la sua personale e feroce battaglia contro ogni forma di decorativismo, e in Germania cominciano a manifestarsi i primi segnali del razionalismo che porterà all'avventura esaltante e tragica del Bauhaus.
Tra i fondatori di De Stijl c'è anche Jacobus Johannes Pieter Oud che dal 1918 e per una quindicina di anni ricopre l'incarico di Architetto Capo del Municipio di Rotterdam occupandosi di progettare edifici residenziali a basso costo. Le nostre Case Popolari, per intenderci Oud abbandona presto il movimento, nel 1921 ne è già fuori ma il suo linguaggio architettonico resterà sempre legato alla morfologia De Stijl, come appare particolarmente evidente nel Cafe De Unie, che è del 1925 ed esibisce una facciata che sembra un quadro di Mondrian, percorsa com'è da campiture rosse blu e gialle che si compongono col bianco degli intonaci e il nero delle insegne.
Bizzarro il destino del De Unie: nato per riempire il buco di un terreno incolto tra due edifici storici in pieno centro, il locale era stato autorizzato con la clausola di venir demolito dopo dieci anni e invece, nonostante gli olandesi siano avvezzi a demolire senza fare una piega anche le loro architetture più pregevoli, non soltanto l'edificio è rimasto in piedi per quindici e se non ci fosse stato quel famigerato bombardamento sarebbe probabilmente ancora lì, ma addirittura viene ricostruito poche centinaia di metri più in là rispetto alla posizione originaria, in una delle poche zone di Rotterdam risparmiate dai bombardamenti.
L'incarico viene dato nel 1986 a Carel Weber, il quale ripete fedelmente la facciata originale
Gli interni progettati da Peter Hopman sono invece recenti, anzi sono quasi nuovi di zecca, visto che risalgono all'ultimo restauro concluso nel 2010.
4 commenti:
Solo da poco ho aggiunto Mondrian alle mie pasioni pittoriche. Quando ero giovane, mi sembrava troppo freddo. Ora, invece, ne apprezzo il controllo e la razionalità. Una visita a Rotterdam, completa di sosta caffè, a questo punto è obbligatoria.
eggià, obbligatorissima
E pensare che quando, tantissimi anni fa, sono stata in Olanda, Rotterdam l'ho completamente snobbata. Oggi non lo farei più...
Quando siamo andati noi a Rotterdam, nell'estate del 2010 il caffè era chiuso e dentro era vuoto o quasi... È stata una mezza delusione devo dire, speravo di poterci sostare un po'! Invece ho trovato piacevole la città, così dilata nella sua dimensione di ricostruzione post bellica! Spazi ampissimi dove le folle sembrano poche persone! Siamo stati piacevolmente sorpresi da eventi con tantissime persone, come una corsa sui roller blade che finiva a ballare la tecno, e si stava preparando un carnevale per i giorni oltre il nostro soggiorno. Merita una sosta, anche di qualche giorno! Grande Dede, sai sempre portare l'attenzione su argomenti interessanti!
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