Da Alexanderplatz, famosa se non altro perchè da lì in anni lontani Milva ci gridava a squarciagola quanto è freddo l'inverno a Berlino Est (nè più nè meno come a Berlino Ovest, se posso dire la mia), si dipana il Karl Marx Allee, enorme vialone fiancheggiato da grandi caseggiati dall'aspetto severo.
La prima parte va fino alla Strausberger Platz, è fatta di grossi e anonimi blocchi di appartamenti costruiti nei primi anni sessanta, ed è molto poco interessante, tutt'al più è utile per farsi un'idea dello sfondo su cui si dovevano svolgere le interminabili parate militari del regime.
Dopo la piazza, le cose si fanno molto più interessanti. Si tratta infatti di un intervento dei primi anni cinquanta, forse il più imponente e più significativo realizzato nella ex RDT, intrapreso non solo e non tanto per la necessità oggettiva di ricostruire le abitazioni distrutte dalla guerra, ma principalmente per ragioni di propaganda, per realizzare la prima strada socialista della Germania e costruire quelli che sarebbero dovuti diventare i palazzi del popolo.
Per la verità già dal 1946 era in corso la costruzione di nuove abitazioni su progetto dello studio di
Hans Scharoun, ma si trattava di case semplici ed economiche che adesso si definirebbero
minimaliste, e dunque molto poco pretenziose e per niente adatte al messaggio di potenza che si voleva trasmettere. Il progetto viene dunque accantonato, si demoliscono i fabbricati in costruzione e si lasciano in piedi solo gli edifici già occupati dagli inquilini.
Si parte con nuovi progetti, molto più ambiziosi anche perchè c'è di mezzo il settantesimo compleanno di Stalin e bisogna celebrarlo degnamente. Tanto per cominciare, il vialone cambia nome e diventa Stalin Allee, la stampa scrive che qui si progettano palazzi per i lavoratori e non contenitori per uova americani. Dalle abitazioni a basso costo di Scharoun si passa ai progetti faraonici in stile Zuckerbackerstil. Si, avete capito giusto: Stile torta nuziale, uno stile che caratterizza tutto il periodo staliniano ed è riconoscibile per l'arretrarsi dei piani superiori come in una torta di nozze, come succede nel palazzo della cultura di Varsavia, che è considerato da molti l'emblema del periodo
ma che non è poi così distante da certa architettura americana di qualche anno prima ...
I tabelloni lungo la strada ci informano che la prima pietra viene posata nel settembre 1951. Non fate caso ai baffi di vernice rossa lasciata da qualche dissenziente
e i lavori vanno avanti a spron battuto, bisogna fare in fretta, molto in fretta per fare bella figura con il mondo ma soprattutto con Stalin. I ritmi diventano infernali
le ore di lavoro aumentano ma i salari restano uguali, e nel giugno 1953 i lavoratori del Blocco 40 di Stalin Allee posano gli arnesi e cominciano a marciare verso il centro, a loro si uniscono via via altri lavoratori e passanti, e in Strausberger Platz la folla dei manifestanti riesce ad avere la meglio sulla polizia e a marciare verso Alexander Platz e Unter Den Linden, dove era la Casa dei Ministeri. Chiedono di essere ricevuti dal presidente. Ulbricht rifiuta, le cose precipitano e le radio occidentali diffondono la notizia. In breve lo sciopero si diffonde in tutta la RDT, i sovietici instaurano la legge marziale e arrivano i carri armati. Si comincia a sparare e la rivolta viene sì soffocata, ma ad un prezzo altissimo: centinaia di manifestanti, poliziotti e soldati sovietici cadono uccisi, e con loro anche un povero ignaro passante dell'ovest capitato per caso.
Bertold Brecht scriverà su questi fatti una poesia intitolata
Dopo la rivolta del 17 giugno
il segretario dell'Unione degli scrittori
fece distribuire nella Stalinallee dei volantini
sui quali si poteva leggere che il popolo
si era giocata la fiducia del governo
e la si poteva riconquistare soltanto
raddoppiando il lavoro. Non sarebbe
più semplice, allora, che il governo
sciogliesse il popolo e ne eleggesse un altro?
In ogni caso, il progetto arriva alla conclusione e i primi appartamenti vengono assegnati intorno al settembre 1953.
Sempre dai tabelloni spatarati lungo tutta la via vengo a sapere che non si era badato a spese per i materiali e gli alloggi erano dotati di parquet in legno pregiato, piastrelle provenienti dalle manifatture di Meissen e riscaldamento centralizzato. Come c'era da aspettarsi (ma questo non l'ho letto sui tabelloni), pochi furono dati ai lavoratori e molti a funzionari dell'apparato o a personalità dell'establishment e della cultura ufficiale.
Oggi la maggior parte degli edifici avrebbe seriamente bisogno di un restauro, che in parte si comincia ad intravvedere qui e là. Gli inquilini sono ancora per la maggior parte gli assegnatari originali, dunque quasi tutti molto anziani e la società che ha acquistato l'intero complesso in blocco ha dato assicurazione che nessuno dverrà cacciato dalla propria casa. Non credo si dovrà aspettare molto, comunque, per vedere la zona trasformata completamente in un lindo e costoso quartiere di uffici extralusso
Se qualcuna di queste foto vi ricorda qualcosa di già visto, avete visto giusto: qui è stato ambientato il film Le vite degli altri, ed esattamente qui si svolgono le scene finali
C'è solo una piccola differenza: quella che nel film era la grande libreria Karl Marx, e lo è stata veramente fino agli anni novanta,
ora è diventata la sede della Camera degli Architetti di Berlino.