Avere una figlia emigrante mi ha permesso di guardare le città in cui lei è stata con un occhio diverso. Non mi illudo di averle davvero conosciute e capite, ma di sicuro ho visto posti, incontrato gente e fatto cose che nessuno andrebbe a proporre ad un turista.
A Dakar, per dirne una, ho passato un paio d'ore molto piacevoli e istruttive a passeggio nel campus universitario, dove ho scoperto che l'Università Cheikh Anta Diop (dal nome di uno storico e antropologo senegalese) nasce
da diverse istituzioni francesi risalenti ancora al periodo
coloniale.
Nel 1918 i francesi istituiscono l'école africaine de médecine, destinata all'inizio principalmente a studenti bianchi e alla piccola élite di senegalesi di classe elevata. Negli anni trenta Dakar diventa la sede dell'Institut Fondamental d'Afrique Noire (IFAN), un istituto per lo studio della cultura africana, istituto che con la decolonizzazione degli anni 50 viene ampliato con l'aggiunta di facoltà scientifiche, riunite tutte nell'Institut des Hautes Etudes de Dakar.
Nel 1957 viene realizzato il nuovo campus che diventa la 18esima Università pubblica francese ed é collegata all'Università di Parigi e a quella di Bordeaux, e questo la rende l'università più grande e prestigiosa di tutta l'Africa occidentale.
All'epoca dell'indipendenza, anno 1960, conta circa mille studenti, dei
quali meno del 40% sono senegalesi, nel 1976 gli studenti sono già più di
ottomila, e nel 2000 escono da questa università ben novemila giovani
laureati. Attualmente è collegata con università europee e
statunitensi e prevede corsi per studenti stranieri in studi senegalesi
e africani, tra cui letteratura africana, storia, politica, filosofia e
sociologia. Tra l'altro, non sapevo e la cosa mi ha molto colpita:
in Senegal l’Italiano è materia curricolare e viene insegnato come
seconda lingua straniera opzionale nelle scuole medie e nei licei tanto che
oggi sono più di 430 gli universitari che studiano la nostra lingua.
Come ogni campus che si rispetti, ci sono anche i dormitori per studenti e professori, belle costruzioni bianche con le persiane azzurre che contano cinquemila posti letto, ancora troppo pochi per soddisfare tutte le richieste.
e piccole botteghe dove comprare cibo pronto, fare fotocopie o farsi tagliare i capelli
I ragazzi vanno e vengono come in qualsiasi università del mondo, sono diversi soltanto i vestiti delle ragazze che non portano i jeans, ma tutte danno l'impressione di vestire indifferentemente sia jeans che abito tradizionale, e sono tutte molto belle, eleganti e statuarie come solo una donna africana riesce ad essere, nessuna sembra mostrare subalternità o sottomissione rispetto ai colleghi maschi. Avrei voluto chiedere ad ognuna di loro di lasciarsi fotografare, purtroppo non ne ho avuto il coraggio e me ne sono pentita subito.
Le matricole arrivano non solo da tutta l'Africa ma
anche dalla Francia, Belgio, Nord America, Libano, Inghilterra, e vengono accolte amichevolmente da una moltitudine di striscioni di benvenuto.
La biblioteca è nuova di zecca, con un grande atrio coperto dove ripararsi dal sole, e ampie vetrate
non è niente male e potrebbe fare la sua degna figura su una qualsiasi rivista di architettura
(a parte questo trascurabile dettaglio)
2 commenti:
Sai che sono sempre interessata a librerie e biblioteche, per questo vorrei chiederti se quanto raffigurato nell'ultima foto è solo una strana decorazione del tetto o che altro.
PS gli striscioni di benvenuto sono allegramente belli.
Non ne sono certa ma credo sia una sorta di decorazione. avevo pensato nascondesse una cisterna per l'acqua ma mi sembra troppo piccola
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