sabato 13 ottobre 2018

L'Università di Dakar

Avere una figlia emigrante mi ha permesso di guardare  le città  in cui lei è stata con un occhio   diverso. Non mi illudo di averle  davvero conosciute e capite, ma di sicuro ho visto posti, incontrato gente e  fatto cose che nessuno andrebbe a proporre ad un turista. 
A Dakar, per dirne una, ho passato un paio d'ore molto piacevoli e istruttive a  passeggio  nel campus universitario, dove ho scoperto che l'Università Cheikh Anta Diop (dal nome di uno  storico e antropologo senegalese)    nasce da diverse istituzioni francesi risalenti ancora al periodo coloniale.














Nel 1918 i francesi istituiscono  l'école africaine de médecine, destinata all'inizio principalmente a  studenti bianchi e  alla piccola élite di senegalesi di classe elevata. Negli anni trenta  Dakar diventa la sede dell'Institut Fondamental d'Afrique Noire (IFAN), un istituto per lo studio della cultura africana, istituto  che con la decolonizzazione degli anni 50 viene ampliato con l'aggiunta di facoltà scientifiche, riunite tutte nell'Institut des Hautes Etudes de Dakar. 















Nel 1957 viene realizzato il  nuovo campus che diventa la  18esima Università pubblica francese ed é  collegata all'Università di Parigi e a quella  di Bordeaux, e questo la  rende l'università  più grande e prestigiosa di tutta l'Africa occidentale. 



























All'epoca dell'indipendenza, anno 1960,  conta circa mille studenti, dei quali meno del 40%  sono senegalesi, nel 1976 gli studenti sono già  più di ottomila, e nel 2000 escono da questa università ben novemila giovani laureati.  Attualmente è  collegata con università europee e statunitensi e prevede corsi per studenti stranieri in studi senegalesi e africani, tra cui letteratura africana, storia, politica, filosofia e sociologia.  Tra l'altro, non sapevo e la cosa  mi ha molto colpita:  in Senegal l’Italiano è materia curricolare  e viene insegnato come seconda lingua straniera  opzionale nelle scuole medie e nei licei tanto che oggi sono  più di  430 gli universitari che studiano la nostra lingua.




Come ogni campus che si rispetti, ci sono anche i dormitori per studenti e professori, belle costruzioni bianche con le persiane azzurre che contano  cinquemila posti letto, ancora troppo pochi per soddisfare tutte le richieste.

















e piccole botteghe dove comprare cibo pronto, fare fotocopie o farsi tagliare i capelli


I ragazzi vanno e vengono come in qualsiasi università del mondo,  sono diversi soltanto  i vestiti delle ragazze che non portano i jeans, ma tutte danno l'impressione di vestire indifferentemente sia jeans che  abito tradizionale, e sono tutte molto belle, eleganti  e statuarie come solo una donna africana  riesce ad essere, nessuna sembra mostrare subalternità o sottomissione rispetto ai colleghi maschi.  Avrei voluto chiedere ad ognuna di loro di lasciarsi fotografare, purtroppo  non ne ho avuto il coraggio  e me ne sono pentita subito.
















Le matricole  arrivano  non solo da tutta l'Africa ma anche dalla  Francia, Belgio, Nord America, Libano, Inghilterra, e vengono accolte  amichevolmente  da una moltitudine di striscioni di benvenuto.


























La biblioteca è  nuova di zecca, con un grande atrio coperto dove ripararsi dal sole,  e ampie vetrate





























non è niente male e   potrebbe fare la sua degna figura su una  qualsiasi rivista di architettura 

(a parte questo  trascurabile dettaglio)











2 commenti:

Nela San ha detto...

Sai che sono sempre interessata a librerie e biblioteche, per questo vorrei chiederti se quanto raffigurato nell'ultima foto è solo una strana decorazione del tetto o che altro.
PS gli striscioni di benvenuto sono allegramente belli.

dede leoncedis ha detto...

Non ne sono certa ma credo sia una sorta di decorazione. avevo pensato nascondesse una cisterna per l'acqua ma mi sembra troppo piccola

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