martedì 16 ottobre 2018

Graffitari d'antan

Fascinosa, seducente, incantevole,  Place des Vosges è a buona ragione uno dei luoghi più gettonati di Parigi

sarà per la compattezza elegante dei suoi edifici, sarà la simmetria rigorosa del  giardino, sarà perchè c'è la casa di Victor Hugo,

che tra l'altro si può pure visitare gratis, o  per le tante gallerie d'arte 




o  i suoi caffè, 

fatto sta che nessuno lascia  Parigi senza aver dato almeno  un'occhiata a Place des Vosges

MA

pochi  notano che sul lato esterno del pilastro posto  tra i numeri 11 e 13 qualcuno ha sentito il bisogno impellente di lasciare ai posteri un cenno del suo passaggio.  La scritta è  parecchio malandata e per vederla  bisogna proprio cercarla col lanternino, ma non pensate a frasi tipo Ciccio Ama Ciccia o robe del genere,  riporta soltanto  un numero: 1764 e un nome:  NICOLAS. 




Risale veramente  al 1764, ed è opera di tale Nicolas-Edme Restif de la Bretonne. Costui è  un tipo eccentrico  nato in un piccolo villaggio di provincia ed  approdato   a Parigi a venticinque anni. Lavora come tipografo e  scrive storie erotiche ispirate alle sue avventure ma  soprattutto ama fare passeggiate notturne e nel frattempo  incidere i muri della città. Ogni notte si  arma di cacciaviti o cosa caspita  si usava all'epoca, e si trasforma in graffitaro. Nel 1780 scrive anche  un diario che  intitola, guarda un po',  "Le mie iscrizioni"  in cui racconta aver  inciso sulle pareti della città centinaia di graffiti destinati a rivelare al mondo il suo amore per la figlia della sua padrona di casa (a giudicare da quante notti gli ci sono volute probabilmente è stato  un amore non corrisposto), ma anche pensieri e stati d'animo del momento, tutti diligentemente siglati con data e firma.  Purtroppo tutte queste centinaia di  incisioni disseminate  tra Halles, Marais, Île de la Cité e Île Saint-Louis sono scomparse e  "1764 NICOLAS" è rimasta  sola. Però  può a ragione  vantarsi di essere il più antico graffito di Parigi.

sabato 13 ottobre 2018

L'Università di Dakar

Avere una figlia emigrante mi ha permesso di guardare  le città  in cui lei è stata con un occhio   diverso. Non mi illudo di averle  davvero conosciute e capite, ma di sicuro ho visto posti, incontrato gente e  fatto cose che nessuno andrebbe a proporre ad un turista. 
A Dakar, per dirne una, ho passato un paio d'ore molto piacevoli e istruttive a  passeggio  nel campus universitario, dove ho scoperto che l'Università Cheikh Anta Diop (dal nome di uno  storico e antropologo senegalese)    nasce da diverse istituzioni francesi risalenti ancora al periodo coloniale.














Nel 1918 i francesi istituiscono  l'école africaine de médecine, destinata all'inizio principalmente a  studenti bianchi e  alla piccola élite di senegalesi di classe elevata. Negli anni trenta  Dakar diventa la sede dell'Institut Fondamental d'Afrique Noire (IFAN), un istituto per lo studio della cultura africana, istituto  che con la decolonizzazione degli anni 50 viene ampliato con l'aggiunta di facoltà scientifiche, riunite tutte nell'Institut des Hautes Etudes de Dakar. 















Nel 1957 viene realizzato il  nuovo campus che diventa la  18esima Università pubblica francese ed é  collegata all'Università di Parigi e a quella  di Bordeaux, e questo la  rende l'università  più grande e prestigiosa di tutta l'Africa occidentale. 



























All'epoca dell'indipendenza, anno 1960,  conta circa mille studenti, dei quali meno del 40%  sono senegalesi, nel 1976 gli studenti sono già  più di ottomila, e nel 2000 escono da questa università ben novemila giovani laureati.  Attualmente è  collegata con università europee e statunitensi e prevede corsi per studenti stranieri in studi senegalesi e africani, tra cui letteratura africana, storia, politica, filosofia e sociologia.  Tra l'altro, non sapevo e la cosa  mi ha molto colpita:  in Senegal l’Italiano è materia curricolare  e viene insegnato come seconda lingua straniera  opzionale nelle scuole medie e nei licei tanto che oggi sono  più di  430 gli universitari che studiano la nostra lingua.




Come ogni campus che si rispetti, ci sono anche i dormitori per studenti e professori, belle costruzioni bianche con le persiane azzurre che contano  cinquemila posti letto, ancora troppo pochi per soddisfare tutte le richieste.

















e piccole botteghe dove comprare cibo pronto, fare fotocopie o farsi tagliare i capelli


I ragazzi vanno e vengono come in qualsiasi università del mondo,  sono diversi soltanto  i vestiti delle ragazze che non portano i jeans, ma tutte danno l'impressione di vestire indifferentemente sia jeans che  abito tradizionale, e sono tutte molto belle, eleganti  e statuarie come solo una donna africana  riesce ad essere, nessuna sembra mostrare subalternità o sottomissione rispetto ai colleghi maschi.  Avrei voluto chiedere ad ognuna di loro di lasciarsi fotografare, purtroppo  non ne ho avuto il coraggio  e me ne sono pentita subito.
















Le matricole  arrivano  non solo da tutta l'Africa ma anche dalla  Francia, Belgio, Nord America, Libano, Inghilterra, e vengono accolte  amichevolmente  da una moltitudine di striscioni di benvenuto.


























La biblioteca è  nuova di zecca, con un grande atrio coperto dove ripararsi dal sole,  e ampie vetrate





























non è niente male e   potrebbe fare la sua degna figura su una  qualsiasi rivista di architettura 

(a parte questo  trascurabile dettaglio)











venerdì 12 ottobre 2018

Au Bon Marché

Anche chi a casa propria si farebbe tagliare un braccio pittosto di varcare la soglia di una Upim qualsiasi, a Parigi cede al richiamo di uno dei suoi fascinosi   Grandi Magazzini . A onor del vero va detto che da parte sua  Parigi ce la mette tutta perchè non passino inosservati,


e li agghinda  con superba opulenza  a seconda del calendario





Sono tutti situati sulla  riva destra tranne il più prestigioso, il più chic, il più elegante, il più raffinato  di tutti: il Bon Marché,

Nato nella prima metà dell'ottocento come  semplice merceria  all'angolo tra rue de Sèvres e rue du Bac,  per opera dei fratelli  Videau, vendeva  tessuti, accessori per cucire, ombrelli e biancheria da letto. 
Nel 1852 i fratelli danno vita ad una società con il loro impiegato  Aristide Boucicaut e  la  di lui moglie, e saranno proprio  loro ad imprimere la svolta che farà fare il salto di qualità alla  merceria, trasformandola in un moderno   grande magazzino, il primo di Francia e probabilmente anche d'Europa. Sui capi  compare l'etichetta con il prezzo,   il margine di guadagno è basso  però le vendite aumentano considerevolmente e il magazzino inaugura la formula soddisfatti o rimborsati. In breve, la coppia Boucicaut ha capito  che non basta vendere, bisogna instillare nella gente  il desiderio di acquistare. 


In poche parole, stanno  inventando il consumismo.  Nel 1869 il  Bon Marché è  una solida realtà, i Boucicaut sono  soli al comando e danno  corpo ad idee ancora più innovative ed ambiziose per sviluppare le vendite. Creano i saldi, le settimane del bianco, le vendite su catalogo.  Certamente l'idea più visionaria di tutte ce  l'ha Marguerite Boucicaut, che avvia il progetto del  Lutétia Hotel, 



un albergo di super lusso destinato ad accogliere i clienti stranieri. 


Sarà inaugurato nel 1910, purtroppo soltanto dopo la morte della coppia. Altro purtroppo, ma questo riguarda soltanto me, quando ci sono passata davanti era in fase di ristrutturazione e non ho potuto ammirare altro che il telone di protezione. Ora leggo che è stato finalmente riaperto e che  il restauro è superlativo,  ma io non ho più molte occasioni di tornare a Parigi per cui il ricordo resterà legato soltanto al telo e va là.
      

Ma per tornare al Bon Marché, due parole vanno spese anche per ricordare  che i coniugi Boucicaut hanno avuto lungimiranza anche rispetto al  trattamento dei dipendenti, che nel lontano 1877 erano  1788 e potevano già contare sul riposo settimanale retribuito,  fondo di previdenza e fondo pensione, oltre ad avere a disposizione la mensa gratuita.    Dati i tempi di trattava di una grossa   rivoluzione sociale, infatti le  prime leggi sull'istituzione del riposo settimanale in Francia risalgono solo al 1906.
Ignoro  quale sia il trattamento dei dipendenti oggi, ma  forse è meglio così.
 



domenica 7 ottobre 2018

Parigi - primi rudimenti per aspiranti flâneurs

Chi cammina lungo le strade senza meta viene colto dall'ebbrezza. Ad ogni passo l'andatura acquista una forza crescente; la seduzione dei bistrot, delle donne sorridenti diminuisce sempre più e sempre più irresistibile si fa, invece, il magnetismo del prossimo angolo di strada, di un lontano gruppo di foglie, del nome di una strada. (Walter Benjamin) 

E Parigi dà veramente l'ebbrezza di camminare. Senza una  meta precisa, solo per il piacere di guardarsi intorno, di  vedere  cosa c'è dietro l'angolo,


 di scoprire un balcone. 


Per questo, Varie ed Eventuali si propone di dare i primi rudimenti all'aspirante flâneur in trasferta parigina

Parigi città ha una forma  vagamente arrotondata, è  contornata  completamente dal Boulevard Phériphérique che la separa piuttosto drasticamente dalle banlieue  e ha dimensioni tutto sommato contenute se è vero, come ho letto, che la sua superficie è quindici volte meno estesa di Roma. E' attraversata dalla Senna che scorre da est a ovest e che la divide in rive droite, la più grande, a nord, e rive gauche a sud.
E' costruita su un terreno per la gran  parte  pianeggiante  con alcuni  dislivelli che possono prendere il nome di MONTS, come
Montmartre


Montparnasse


o di BUTTES
come la Butte aux Cailles



o ancora di  MONTAGNES
ad esempio la  Montagne Saint Geneviève nel 5° Arrondissement, dove sorge il Quartiere Latino


Tutta la città è suddivisa in venti arrondissements che, per complicare la vita,  non corrispondono perfettamente  ai quartieri e infatti, tanto per dire,  Pigalle si trova  un po' nel nono e un po' nel 18esimo, Belleville  si divide addirittura  tra decimo, undicesimo, diciannovesimo e ventesimo. A questo proposito è interessante notare, e se guardate la cartina lo noterete subito,   che i numeri degli arrondissement non sono disposti da sinistra a destra nè da destra a sinistra ma si diramano a spirale partendo dal centro.
Le strade  si chiamano rues o avenues ed è facile distinguerle perchè la avenues hanno gli alberi e le rues no.
Quindi,  per  intricare un po' le cose, i parigini si sono inventati i  boulevards,


che sono sempre strade, ma possono avere gli alberi oppure no


I boulevards sono  strade ampie fiancheggiate da marciapiedi. Sono un po' l'equivalente dei nostri corsi e sono stati  costruiti al posto di antiche mura di difesa preesistenti,



la parola infatti deriva da un termine olandese traducibile con roccaforte. Molti sono opera del barone Georges Eugène Haussman, il prefetto della città  che a partire dal 1853   rade praticamente al suolo la città  e la ricostruisce quasi di sana pianta.

Poi ci sono i Faubourg, (secondo wikipedia: termine arcaico traducibile con "sobborgo") che hanno andamento vagamente concentrico e corrispondono ad ampliamenti successivi della città


Tutto nasce dal fatto che Parigi, costantemente  in pericolo di invasioni e assedi, si è sempre  circondata  di un sistema di  mura difensive, che costruiva lasciando un ampio spazio vuoto   tra le mura e l'abitato. Spazio che, con l'aumento della popolazione,  veniva ben presto riempito di nuovi edifici. Quando la densità abitativa  arrivava al limite,  le mura venivano abbattute e ricostruite più lontano ed il sobborgo si ritrovava inglobato nella città.
 
Filippo Augusto imprigiona Parigi entro una catena circolare di grosse torri alte e massicce. Per più di un secolo le case si accalcano, si ammassano e salgono di livello in quel bacino come l'acqua in un serbatoio..... La via s'incava e si restringe sempre più; ogni piazza, stipata, scompare. Le case infine scavalcano il muro di Filippo Augusto e si sparpagliano allegramente nella piana senza seguire alcun ordine..... A partire dal 1367 la città si espande a tal punto che si rende necessaria una nuova recinzione, soprattutto sulla riva destra. La edifica Carlo V ma una città come Parigi è perennemente inondata. La cinta di Carlo V ha quindi la medesima sorte della cinta di Filippo Augusto. A partire dalla fine del quindicesimo secolo è scavalcata, superata, e il sobborgo corre oltre.  (Victor Hugo - Notre Dame de Paris - 1831).

Per aiutare l'aspirante flâneur a prendere confidenza con Parigi, Varie ed Eventuali suggerisce inoltre  alcuni punti panoramici per un primo colpo d'occhio.

Il più conosciuto, che ve lo dico a fare, è a  Montmartre, davanti alla Basilica del Sacre Coeur. E' talmente noto che non sarebbe nemmeno il caso di citarlo e  lo facciamo soltanto per completezza di informazione




Un po' meno noto  ma altrettanto suggestivo è  il panorama che si gode dal parco di  Belleville


Tra i punti panoramici costruiti dall'uomo poi,  il più ovvio sarebbe il terrazzo più alto della Tour Eiffel, ma se non volete sprecare tempo prezioso in lunghe ed esasperanti code, suggerisco la  Tour Montparnasse in cui la coda per salire è almeno dieci volte più breve e la vista altrettanto emozionante, col vantaggio che  da lì si vede anche la Tour Eiffel

E sempre  in materia di panorami mozzafiato,   anche la terrazza dell'Institute du Monde Arabe non scherza.







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