domenica 12 maggio 2013

A Lione - Espace Diego Rivera



Un tale, una volta onnipresente sui nostri teleschermi,  avrebbe detto Ma che ci azzecca Diego Rivera con Lione?  Capisco  Parigi, visto che per qualche anno ci ha pure abitato, ma Lione? 
E invece, il nesso c'è: l' Espace Diego  Rivera



Si tratta di un progetto nato nel 2006 a Città del Messico, al Meeting Internazionale di Pittura Murale organizzato dalla Fondazione Diego Rivera. Guadalupe Rivera, figlia del pittore e presidente della fondazione, desiderava si realizzasse qualcosa in Europa per celebrare il cinquantesimo anniversario della morte del padre, avvenuta nel 1957, e dato che al Meeting partecipavano alcuni esponenti di Cité de la Création, tra la fondazione e il gruppo di pittori comincia a prender forma  un progetto. Poche settimane dopo, Cité de la Création invita Guadalupe Rivera a Lione per visitare gli affreschi della città. La signora guarda, riflette, approva e all'inizio del 2007 i francesi sottopongono alla Fondazione Diego Rivera e all'Istituto di Belle Arti di Città del Messico i primi bozzetti. Il 5 giugno 2007 il progetto viene varato ufficialmente alla presenza di Guadalupe Rivera. Sarà inaugurato più di un anno e mezzo dopo. Situato nel 7 ° arrondissement, L’Espace Diego Rivera si trova in un quartiere popolare abitato in prevalenza da immigrati, e la sua collocazione risponde alla volontà di costruire uno spazio di incontro per gli abitanti, una piccola piazza in cui i bambini possano giocare e i grandi chiacchierare, o magari solo contemplare i tre grandi affreschi dipinti con i colori del Messico.



Tutto il lavoro è basato sulla  reinterpretazione di affreschi famosi effettivamente realizzati da  Rivera: sul muro di sinistra i dipinti hanno per soggetto la storia delle civiltà precolombiane in Messico,  Maya e Atzeca, la conquista militare da parte di Hernàn Cortés e la riduzione in schiavitù della popolazione locale,


Il grande pannello centrale è la citazione di un affresco di carattere autobiografico realizzato da Rivera tra il 1947 e il 48, Sueño de una lenta Domenica in Alameda Central


una sorta di compendio della storia del Messico moderno in cui sullo sfondo sono rappresentati  la conquista spagnola, l'Inquisizione, l'Indipendenza,   l'invasione degli Stati Uniti e l'intervento francese,

mentre in primo piano sulla sinistra  Rivera bambino dà la mano  alla Calavera Catrina, personaggio inventato dal disegnatore Josè Guadalupe Posada (il quale è ritratto al braccio della  Dama, sulla cui identità ho letto pareri discordi: per alcuni sarebbe la Dama della Morte, per altri rappresenterebbe la vanità. Io non ho gli strumenti per dire quale sia l'interpretazione esatta, ma mi sembra interessante sottolineare che anche nel dialetto piemontese   Catlina è il nomignolo della morte). 
Dietro Rivera bambino c'è  Frida Khalo che   gli poggia maternamente  la mano sulla spalla. Signor Freud, grazie ma  abbiamo già capito da soli. 
Sulla  destra del murale Rivera uomo ormai maturo  dipinge Guadalupe, che tiene tra le braccia  il figlioletto appena nato: è l'unico particolare che non si rifà ad un'opera realizzata,  ma è una  fotografia privata che la figlia ha voluto entrasse a far parte dell'omaggio a suo padre. 

Il grande affresco sulla parete di  destra ritrae il periodo della rivoluzione messicana, la nascita del partito comunista, la lotta di classe.
Emiliano Zapata, come Rivera l'aveva dipinto nel 1930 a Cuernavaca, 



Frida Khalo, che  in camicia rossa    distribuisce le armi agli operai pronti per combattere,   


sembra sbucare dalla copertina di un  Giallo Mondadori, 


e Leone Trotsky (con occhiali e berretto)  si dà da fare  alla catena di montaggio della Ford 



C'è anche  il  Banchetto di Wall Street, una citazione del famoso  l'Uomo al Bivio,  il murale commissionato da John D. Rockefeller in persona per il suo  Rockefeller Center. 



e, altra  citazione dallo stesso murale,  il ritratto di Lenin che non piacque per niente al signor Rockefeller.





Vale la pena di raccontare come andarono le cose: Rockefeller voleva un murale per decorare la parete al piano terra del suo Rockefeller Center in corso di costruzione. Gli sarebbero piaciuti Matisse o Picasso, ma per una ragione o per l'altra nessuno dei due era disponibile. La moglie allora gli suggerisce di contattare Diego Rivera, il quale accetta il tema molto preciso che il committente gli chiede: dovrà dipingere l'uomo al bivio tra un passato di sofferenza e dolore e un futuro denso di promesse. Per Rivera è un invito a nozze, e non gli sembra vero di poterci mettere anche Lenin alla sfilata del primo maggio, in mezzo ad un tripudio di pugni serrati.
Non è esattamente il tipo di futuro che  Rockefeller si aspettava di vedere,   e lo fa' presente al pittore. Rivera propone per contrappasso di dipingere anche Abramo Lincoln, ma Rockefeller è irremovibile, Lenin deve sparire. Rivera non cede, e neppure Rockfeller. Però il coltello dalla parte del manico ce l'ha il miliardario, e così finisce che il pittore viene pagato fino all'ultimo centesimo ma l'affresco viene stoppato. Per cominciare lo coprono con un telo, in attesa di decidere cosa fare. Il telo resta lì per un anno, poi nonostante le molte proteste dei sostenitori di Rivera e la proposta di trasferire l'affresco in un museo, una notte arriva una squadra di operai che distrugge tutto. E fine della storia. Si salvano, pare, alcune foto fatte da una assistente, Lucienne Boch, grazie alle quali nel 1934 Rivera dipinge un nuovo affresco,ora al Palacio de Bellas Artes,che è quasi la replica di quello incriminato, con una piccola variante: in un angolo è ritratto anche John D. Rockefeller, in un locale notturno.



Come si vede dalle foto, la differenza tra i murales di Lione e gli originali di Rivera è abissale.  Principalmente, io credo, perchè Rivera era un grande pittore mentre i Cité de la Création sono degli ottimi artigiani, ma va detto che c'è anche una differenza tecnica non trascurabile, in quanto a Lione si è adoperata una vernice acrilica,  che   offre maggiore resistenza agli agenti atmosferici ma è un materiale coprente e impedisce quegli effetti di trasparenza con cui Rivera stratifica i colori creando quel magistrale caleidoscopio di sfumature che è impossibile riprodurre 
 (Le foto degli originali   sono state prese  da qui)










7 commenti:

Anonimo ha detto...

Adoro i murales (e i graffiti, da morire!)Al posto di certi muri vecchi, scrostati e così tristi che spesso vediamo nelle nostre città, non sarebbe meglio un pò di colore? Diamo ad artisti la libertà di esprimersi, chissà che non ci risolleviamo tutti il morale...

dede leoncedis ha detto...

è quello che penso anch'io, Gracie 1961!

Grazia ha detto...

...Che siano però dotati di idee e di voglia di creare, non i ragazzini annoiati che deturpano muri e monumenti delle nostre città, trasformate in pareti di bagni pubblici. Tra Rivera e i murales lionesi e quello che si vede attualmente sulle facciate e sui portici di Bologna c'è una bella differenza!

dede leoncedis ha detto...

Grazia certo! i murales lionesi, a prescindere dal fatto che possano piacere o meno, sono comunque opere d'arte mentre le scritte che imbrattano tanti muri nostrani sono soltanto un ulteriore segno della maleducazione imperante, ma chi scrive parolacce sui muri non credo lo faccia per esprimere la sua creatività. A Torino il comune ha messo a disposizione dei writers qualche muro in periferia, e la risposta è stata incoraggiante. Potrebbe essere un buon inizio, chi lo sa

la belle auberge ha detto...

Impressionanti, nella loro bellezza, questi murales.
Detesto cordialmente chi imbratta i muri delle nostre citta con sigle incomprensibili' (a Milano non c'e' casa, portone, saracinesca che non ne sia deturpata) e vorrei che ci fossero tanti Rivera ad abbellire con la loro arte i vecchi muri. Devo purtroppo constatare che incivilta' e imbecillaggine aumentano ogni giorno e piu' la gente e' maleducata (vedi chi fa sporcare i cani davanti agli ingressi di casa o chi parcheggia sui passi carrai) piu' diventa insolente.
Un abbraccio, Dede!

PS alla fine della tua descrizione sulla diatriba tra il pittore e il miliardario, mi aspettavo che Rivera avesse dipinto Rockefeller con il pugno alzato :)))

Stefania ha detto...

sono senza parole. Che bel reportage. Ti seguo. continuo a sbirciare. Ti aspetto da me.

dede leoncedis ha detto...

Rockefeller col pugno alzato: sarebbe stata una vendetta mefistofelica, un caro saluto Eugenia!
Stefania Quarta, grazie per la visita, contraccambierò subito

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