venerdì 27 aprile 2012

Bugiardo a Fossano


Intermezzo Piezz' e  Core. 

Ieri sera, al cinema teatro i Portici di Fossano    l'Accademia dei Folli ha portato in scena  IL BUGIARDO di Carlo Goldoni. 


Copio dal sito le  note di regia

 Il bugiardo è certamente una commedia, piena di gag e di trovate comiche. Gli equivoci però non sono voluti da un Fato capriccioso e beffardo; sono il risultato di una patologia tutta umana. Lelio, con le sue spiritose invenzioni, innesca un meccanismo perverso e inesorabile che lo porterà alla rovina, all’allontanamento dalla società in cui tenta – disperatamente – di inserirsi. Lelio è uno sbruffone e un bugiardo ma è sostanzialmente un disadattato, vittima di una società profondamente malata, sclerotizzata. Un padre assente fin dalla sua giovinezza, un essere umano dimenticato da tutti. Stritolato dalle convenzioni, tenta di liberarsene con ogni mezzo… tutto inutile. Lelio è vittima del mondo. Ruota intorno a questa figura tragicomica una galleria di personaggi inconsapevolmente crudeli, avidi, sospettosi, creduloni… Il malessere serpeggia tra le battute frizzanti 

di mio posso aggiungere che l'ho trovato  un allestimento  brioso e spigliato, pieno di trovate ironiche che mi hanno ricordato certe regie di  Gregoretti
Per la cronaca: il mio piezz'e core sosteneva la parte di Rosaura











martedì 24 aprile 2012

Il mio amico Erasmo


Il titolo   è  spudoratamente copiato dal film di Ken Loach, ma che Erasmo da Rotterdam  sia un mio amico è fuor di dubbio dal momento che mi permette fare sempre la mia porca  figura quando accompagno gli amici stranieri a spasso  per Torino. E' stato doveroso dunque, appena arrivati a casa sua,  andare a rendergli omaggio.








Dovrebbe esser fiero del tributo, visto che stava cadendo il diluvio universale e nella piazza c'eravamo  solo noi quattro balenghi.


Soltanto dopo, di ritorno in albergo, abbiamo scoperto che la porta  di Giacomo Manzù che ci eravamo ripromessi di vedere  si trovava proprio nella cattedrale  lì di fianco.  
MA, in considerazione del fatto che 
1) pioveva veramente troppissimo, 
2) non si può mica sempre vedere tutto in una volta
3) certi sacrifici si possono fare solo per chi si è laureato a Torino 
abbiamo rimandato al prossimo giro






giovedì 19 aprile 2012

Gita Familiare


Varie ed Eventuali si concede una breve  digressione familiare e va a trovare il nipotino temporaneamente emigrante nella città di  queste  case.
Noi si  torna martedi, nel frattempo voi fate i bravi, mi raccomando

mercoledì 18 aprile 2012

Appena fuori Bruxelles, il Museo Hergé





Non essendo mai stata una grande lettrice di fumetti, di  Tintin fino a qualche settimana fa conoscevo  a malapena l'esistenza, e solo perché anni addietro aveva provveduto   ad informarmene il mio consorte, molto più ferrato di me in materia. 
Per fortuna  una  Amica di Blog  mi è venuta in soccorso,  e così, quando sono arrivata  a  Louvain-la-Neuve, venticinque chilometri da Bruxelles,  la mia abissale ignoranza sul reporter con il ciuffo  e sul suo autore Georges Prosper Remi detto Hergé,   si era leggermente  diradata.


































Si capirà perciò che al Museo Hergé ci siamo andati non per amore di  Tintin, ma per vedere la realizzazione di   Christian dePortzamparc,  primo architetto francese ad essere insignito, nel 1994,  del Pritzker Architecture Price,  e non so se mi spiego.


















Il progetto era partito  nel  2001 ma ci sono voluti sei anni prima che  i lavori avessero inizio. Costati   parecchi milioni di euro, si dice addirittura diciassette, e  finanziati in toto  dalla moglie di Hergé, Fanny Rodwell, portano alla costruzione di un edificio spigoloso dalla facciata completamente  bianca interrotta  da enormi vetrate.



All'interno il  volume,  scomposto in   blocchi netti  colorati come caramelle,   dà l'effetto di    una piccola città uscita dalla matita di Hervé,  non esistono chiaroscuri  non esistono ombre e, come dire, non esistono incertezze,   i visitatori sembrano figurine a due dimensioni  dentro  un grande cartone animato

  



si passa da un volume all'altro per mezzo di sinuose passerelle  che portano il visitatore a conoscere l'autore ed i suoi personaggi  attraverso un percorso  affascinante e ricco di  disegni, filmati, fotografie, arredi. Ci sono anche  molti strumenti del mestiere, matite circoligrafi pantografi, che riportano a galla ricordi  di un passato che non è  così lontano nel tempo, eppure sembra distante anni luce



Purtroppo occhiuti vigilantes permettono  di fotografare esclusivamente dal piano terra e non dalle passerelle, e c'è da chiedersi  perché, dal momento che da lì non sarebbe possibile  carpire  immagini degli oggetti esposti. Peccato,  l'effetto sarebbe stato molto ma molto  più suggestivo










mercoledì 11 aprile 2012

Bruxelles - Quartier des Marolles



All'uscita dal   Palais de Justice  un grande ascensore vetrato collega la parte alta della città al sottostante Quartier des  Marolles.


La  passerella non è proprio l'ottava meraviglia del mondo ma basta non farci caso.



















Arrivati da basso, ci si trova  nel quartiere  della Bruxelles proletaria. Qui  gli anziani  parlano ancora il brusselse sproek o marollien, un  dialetto in cui francese e fiammingo concorrono a plasmare una lingua che  la mia guida definisce colorita e scurrile


Marolles da Maricolles, una contrazione di Mariam Colentes, congregazione di religiose che vi si erano stabilite   intorno al 1660. Quartiere di artigiani  e rigattieri, viene  industrializzato nel settecento e cade in disgrazia quando, con la pavimentazione della Senne intorno al 1870, molte fabbriche sono  costrette a trasferirsi in periferia.      Gli operai se ne vanno e al loro posto arrivano  poveri e  diseredati;  il declino  dura  fino agli anni ottanta del secolo scorso,  quando qualcuno  comincia a ristrutturare le vecchie case fatiscenti. 

Accanto alle osterie storiche si aprono nuovi ristoranti,











e di fianco alle  vecchie botteghe di rigattiere si insediano modiste e profumieri alla moda,  un mix intrigante   che  sembra regalare  al quartiere una doppia anima, popolare e fighetta nello stesso tempo.  





Sulla rue Haute, al numero 130, una targa indica la casa di Pieter Bruegel il vecchio. Qui è scritto Breughel e lascio a chi ne sa più di me indicare quale sia la dizione esatta.













Place du Jeu de Balle, il cuore di Marolles, ospita  il Vieux Marché, un mercato delle pulci molto vivace e confusionario in cui i venditori non sembrano  granché  preoccupati delle apparenze visto che  ammassano le loro   mercanzie dentro grandi scatoloni di cartone e va là. 



Non so se sia possibile ai nostri giorni scovare il quadro di Raffaello nascosto sotto una crosta, io ho visto per lo più paccottiglia di tutti i generi, ma devo riconoscere che in questo campo si trovano pezzi che toccano vette  sublimi.  


Su un lato della piazza l'Eglise Notre Dame de l'Immaculée Conception,  nota come Eglise des Capucins,  è l'unica chiesa belga in cui è permesso entrare con un animale,  e sul suo sagrato ogni prima domenica di ottobre  ha luogo una benedizione a cui si  dice che  un circo abbia portato  i suoi elefanti.
Dall'altro lato due splendidi gattoni fanno la guardia all'insegna di un calzolaio.  Punto la macchina foto e la  gatta tricolore ostenta immediatamente un regale  distacco,  
il micione rosso  invece non apprezza l'intrusione e  me lo fa' capire molto  chiaramente.





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