lunedì 23 gennaio 2012

Le Corbusier - Capitolo terzo





Nel 1930 la Fondation Suisse incarica Le Corbusier e il cugino Pierre Jeanneret di progettare per i suoi studenti  una residenza universitaria dotata di  mensa, strutture sportive e locali per attività culturali nella città universitaria che sta sorgendo in quegli anni a Parigi. 


Le Corbusier progetta  un edificio in due volumi: un  parallelepipedo netto e rigoroso lungo  una cinquantina di metri per nove di larghezza e   sospeso su pilotis,  dove sistema i dormitori,  ed un corpo basso, adagiato sul terreno e con un andamento più sinuoso  e meno austero   per i locali destinati alle attività sociali ed ai  servizi.



(I disegni sono stati prelevati da qui )

Nei lavori precedenti Le Corbusier si era occupato di ville signorili e  questa è probabilmente la prima volta in cui affronta soluzioni distributive concentrate in spazi minimi, cellule abitative sperimentali che approfondirà  ulteriormente nelle sue Unité d'Habitation e nel Convento di La Tourette (del Convento ho solo qualche vecchia foto ancora  da passare allo scanner per cui per il momento siete salvi).
Progettando l'edificio rielabora i cinque punti della sua architettura  fondendo facciata libera e finestre a nastro in una unica cortina vetrata continua sulla parete a sud,
















sospende i  dormitori su una serie  di  pilotis

















che hanno  forma  e dimensioni dettate dall'esigenza strutturale di resistere all'azione del vento,
 

e sulla copertura  piana realizza,  comme d'habitude,  un terrazzo praticabile che scherma con  un    muro in cemento,   alleggerendone l'impatto con le  grandi aperture che si vedono nella foto.



Tra il 1948 e il 1957 riprenderà ancora più volte  il  progetto completandone gli interni e ristrutturando la facciata.
Il primo intervento è   del 1948 e  riguarda la sistemazione interna della sala comune, per cui  realizza fantasiosi   pannelli colorati  a tutta parete.








A distanza di poche centinaia di metri e di più o meno venticinque anni,   in   collaborazione con Lucio Costa  realizza il padiglione del Brasile. 



Meno innovativo,  condizionato dall'esperienza non sempre felice delle Unité d'Habitation  ma  soprattutto dalle tragedie della seconda guerra mondiale che avevano indotto  Le Corbusier ad  abbandonare le apollinee superfici bianche e lisce a favore del  brutalismo  del cemento armato che, per usare le parole di Bruno Zevi, 
dichiara il significato dell'edificio senza diaframmi formali, anzi con sanguigna rudezza e polemica astinenza da ogni finitura grade­vole, 
il padiglione brasiliano è sicuramente  meno riuscito di quello svizzero, anche se alcuni dettagli  rimarchevoli  ci dimostrano che si tratta pur sempre dell'opera di un grande architetto.










6 commenti:

Grazia ha detto...

Più belli gli interni e certi dettagli che gli esterni in tutt'e due i casi.Di Le Corbusier reisco ad amare incodizionatamente solo la cappella di Ronchamp.Ma continuo sempre a leggerti e con grande interesse.

Paula Feldman ha detto...

delle vere meraviglie...grazie!

Antonietta ha detto...

mamma mia meraviglia pura...

Fabipasticcio ha detto...

Se avessi più tempo penso che rimarrei incollata qui per giorni. Grazie carissima♥

Anonimo ha detto...

Thanks for taking this opportunity to mention this, I'm strongly about it and I benefit from garden greenhouse structures this subject. When possible, when you gain data, please update this website with new information. I have found it extremely useful.

Lefrancbuveur ha detto...

Sempre interessanti i tuoi post :)
A presto.

Enrico

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