Non essendo mai stata una grande lettrice di fumetti, di Tintin fino a qualche settimana fa conoscevo a malapena l'esistenza, e solo perché anni addietro aveva provveduto ad informarmene il mio consorte, molto più ferrato di me in materia.
Per fortuna una Amica di Blog mi è venuta in soccorso, e così, quando sono arrivata a Louvain-la-Neuve, venticinque chilometri da Bruxelles, la mia abissale ignoranza sul reporter con il ciuffo e sul suo autore Georges Prosper Remi detto Hergé, si era leggermente diradata.
Si capirà perciò che al Museo Hergé ci siamo andati non per amore di Tintin, ma per vedere la realizzazione di Christian dePortzamparc, primo architetto francese ad essere insignito, nel 1994, del Pritzker Architecture Price, e non so se mi spiego.
Il progetto era partito nel 2001 ma ci sono voluti sei anni prima che i lavori avessero inizio. Costati parecchi milioni di euro, si dice addirittura diciassette, e finanziati in toto dalla moglie di Hergé, Fanny Rodwell, portano alla costruzione di un edificio spigoloso dalla facciata completamente bianca interrotta da enormi vetrate.
All'interno il volume, scomposto in blocchi netti colorati come caramelle, dà l'effetto di una piccola città uscita dalla matita di Hervé, non esistono chiaroscuri non esistono ombre e, come dire, non esistono incertezze, i visitatori sembrano figurine a due dimensioni dentro un grande cartone animato
si passa da un volume all'altro per mezzo di sinuose passerelle che portano il visitatore a conoscere l'autore ed i suoi personaggi attraverso un percorso affascinante e ricco di disegni, filmati, fotografie, arredi. Ci sono anche molti strumenti del mestiere, matite circoligrafi pantografi, che riportano a galla ricordi di un passato che non è così lontano nel tempo, eppure sembra distante anni luce
Purtroppo occhiuti vigilantes permettono di fotografare esclusivamente dal piano terra e non dalle passerelle, e c'è da chiedersi perché, dal momento che da lì non sarebbe possibile carpire immagini degli oggetti esposti. Peccato, l'effetto sarebbe stato molto ma molto più suggestivo
10 commenti:
ho scoperto il tuo blog, mi piace molto. mi piace l'architettura ma non ho mai avuto modo di approfondirla come vorrei!
Un caro saluto
elisa
cara bucciadilimone qui non è che si approfondisca tanto, giusto un piccolo assaggio. grazie per la visita
Ciao Dede, ho bei ricordi di Bruxelles. E poi sono un'amante non dei fumetti in generale, ma di Tintin sì. Questo fumetto ha un fascino d'altri tempi e lo adoro...Ti seguo per viaggiare con te ;-)
Cara Dede, arricchisce visitare il tuo blog, che non presenta la solita passione culinaria. Non sono un architetto, ma amo l'arte in tutte le sue sfaccettature e in più ci accomuna il JAZZ anche se la musica classica la metto al secondo posto,(mia madre mi ha trasmesso questo interesse) Amo pure leggere, cinema e viaggi, ma da sola no.
Con simpatia Paola
care new entries Margot e Paola grazie mille per la visita e spero di non deludervi!
Un luogo decisamente singolare. Mi piace molto il fatto che l'architetto abbia cercato di ricreare un'atmosfera da fumetto, anche se la struttura mi mette un filo d'angoscia, non so perché.
Saluti!
Cara Amica di blog, lo sapevo, lo sapevo che il museo Hergé ti sarebbe piaciuto: ha lo stesso tratto nitido dei fumetti di Tintin.
La prossima volta che torni a Bruxelles (perche torni, vero ?) facciamo insieme il percorso Tintin, così dopo ti "rubo" un po' di fotografie. Un abbraccio tintinesco
Duck dalle vetrate entra una luce bellissima e gli scorci sempre diversi ad ogni passo sulle passerelle trasmettono allegria, non è possibile provare angoscia lì dentro, credimi.
Grazia questo blitz bruxellesco è stato solo un apripista, o almeno questo è quello che spero.
Bello il posto, interessante e inusuale. Mi è capitato di frequente (purtroppo aggiungerei) di ammirare più il luogo di una mostra, che non la mostra stessa....
succede sovente anche a me, Gracie
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