Raccontando qualche settimana fa del Palio dij Cossot a proposito della via Francigena avevo scritto che i pellegrini che provenivano da ovest attraversavano le Alpi al Monginevro e al Moncenisio e si congiungevano alla via Francigena attraverso la strada già percorsa da Annibale con i suoi elefanti e dal manzoniano Adelchi, toccando l'Abbazia di Novalesa la Sacra di San Michele e l'Abbazia di sant'Antonio di Ranverso.
Sono tre monumenti significativi, sono bellissimi e si trovano (tranne la Novalesa, che è appena un po' più distante) praticamente a un tiro di schioppo da casa mia, fanno talmente parte del mio panorama quotidiano che non mi accorgo quasi più di averli intorno, a meno che non ci siano amici lontani a cui fare da cicerone, ovviamente, perchè in quel caso il mio campanilismo viene fuori tutto intero e l'orgoglio mi fa' gonfiare come un tacchino.
Cominciamo dalla star più fulgida di tutte e tre, la Sacra di san Michele. L'hanno costruita sulla sommità del monte Pirchiriano
nel gruppo del Rocciavré sulle Alpi Cozie. Pirchiriano da Porcarianus, il monte dei Porci, mentre il vicino Musinè è invece il monte degli Asini, e il Caprasio è il monte delle capre. Mi chiedo come abbiano fatto gli animali ad accordarsi "Un monte a te e uno a me", resta il fatto che di asini o capre in libertà non ne ho mai incontrati mentre non è per niente strano, sulla strada di casa mia, incappare verso sera in famigliole di cinghiali che scendono a valle.
Per la posizione strategica il luogo aveva fatto gola a molti già a partire dai Romani che ne avevano fatto un castrum, un accampamento militare sui cui resti la gente della valle, all'arrivo dei Longobardi, costruirà poi le “Chiuse”, una serie di fortificazioni e torri. Nei secoli si avvicendano le guerre, Desiderio e il figlio Adelchi contro le truppe di Carlo Magno, poi i Franchi vincitori alle Chiuse saranno vinti a loro volta dai Saraceni.
Intorno al secolo X si ha notizia di una comunità di eremiti a cui approda un nobile dal passato oscuro.
Era andato a Roma per chiedere indulgenza al Papa e ne aveva ricevuto un aut aut: o te ne vai in esilio o costruisci un'Abbazia.
Il nobile, tale Ugo di Montboissier, ci ragiona un po' e decide che piuttosto dell'esilio è molto meglio accollarsi la costruzione di un'Abbazia. Chiama cinque monaci benedettini perché lo aiutino a trovare le maestranze ed inizia la realizzazione del monastero.
I monaci richiamano altri amici, e in breve il luogo è diventato un importante centro di sosta per pellegrini, si tratta di gente ricca e colta e grazie a loro l'Abbazia si afferma anche come notevole crocevia culturale.
C'è poi tutta una storia di autonomie che i monaci riescono ad ottenere dalla chiesa di Roma, la Sacra estende la sua influenza in Italia ed in Europa non soltanto in campo religioso ma anche e soprattutto in campo amministrativo e penale, e gode di un periodo di grande fermento vitale.
Il malgoverno di alcuni abati porta però alla decadenza e la Chiesa di Roma decide di sostituire l'Abate monaco con un abate commendatario, uno che in pratica incamera le rendite dell'abbazia ma si guarda bene dal metterci piede e se ne sta a centinaia di chilometri di distanza. Le cose come è ovvio non possono che andare a rotoli e le rendite da arraffare si assottigliano sempre più, così intorno al 1600, decennio più decennio meno, un cardinale di casa Savoia convince il Papa a sopprimere del tutto il monastero.
Passano due secoli, la Sacra sta andando in rovina completamente fino a che Carlo Alberto (santo subito! solo per questa provvidenziale intuizione) pensa di affidarla a padre Antonio Rosmini, fresco fondatore dell'Istituto della Carità. Ordina anche di traslare dal Duomo di Torino le salme di una ventina di reali di casa Savoia, che ora infatti si trovano tumulate nella cripta della basilica.
E' l'inizio della rinascita e anche se non saranno sempre rose e fiori, i padri rosminiani resteranno ad occuparsi della Sacra anche dopo le leggi che nel 1867 avevano sancito l'incameramento dei beni ecclesiastici eliminando così anche ogni possibilità di reperire fondi per la manutenzione del monumento. Non tutte le ciambelle escono col buco, direbbe qualcuno.
Per fortuna si arriva al 1994, quando la Regione riconosce con una legge speciale la Sacra di San Michele Monumento simbolo del Piemonte, nuovi ingenti fondi vengono reperiti e le opere di restauro finalmente possono partire concretamente.
(continua)
6 commenti:
Quanti bei ricordi nella nostra passeggiata di tanti anni fa con Giusi....vento forte, freddo pure...e quel meraviglioso canto che saliva dal basso mentre giravamo nella chiesa. Sempre bello rivedere...P
Ma che bella !Sarà la seconda cosa che vorro' vedere qunado ti verro' a trovare. La prima sarà il tuo giardino. Un grande abbraccio
una di voi l'ho già accompagnata e la seconda è in lista di attesa, come cicerone sto andando alla grande!
Grazie Dede!
Proprio in questi giorni mi lustravo gli occhi con immagini scansite da foto del '61, uno zoomy pari tuo, così con le sue di immagini e le tue(aspetto il seguito) mi sto rivivendo un periodo passato dalle vostre parti e la visita alla Sacra, proprio pochi giorni prima che Papa Giovanni Paolo II la visitasse!
Quello che mi ha lasciato tutte queste sensazioni fu un monaco molto anziano che ci accolse e ci accompagnò nella visita...era in convalescenza dopo un grave intervento...
Bene vi sono proprio grata, a te e a zoomy!!!!
saluto!!!
Complimenti!!! Un blog davvero interessante.....
Sil
bel luogo imperioso e maestoso
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