giovedì 30 luglio 2015

Parigi - Saint Julien le Pauvre e Square René Viviani. Dove lo smartphone è sconosciuto


La Square René Viviani è  un giardino da cui si gode una vista impagabile su Notre-Dame ma le guide lo riportano soprattutto perchè pare che contenga anche  la grande robinia che si ritiene l'albero più antico di Parigi, arrivato nel 1680 dalla Guyana.

















Dietro il giardino c'è la chiesa di Saint.Julien-le-Pauvre, costruita negli stessi anni di Notre Dame e nel cinquecento sede favorita degli universitari per le loro riunioni, che  dovevano essere parecchio animate visto che alla fine del secolo arrivarono a distruggerla.



















Da più di cento anni ormai è il luogo di culto di una setta greco-cattolica di rito bizantino, i melchiti,



















e a quanto è dato vedere dalle locandine appese alla recinzione, viene  molto usata anche come sede di concerti.















Dopo un estenuante slalom tra i turisti di Notre Dame in vena di selfie, e per di più sotto il sole cocente di luglio, una passeggiata tra le verzure deliziosamente ombreggiate del giardino è quello che ci vuole  per ritemprarsi




















e  il giardino deve possedere  virtù magiche nascoste, perchè quando ci sono capitata ho trovato una selva di ragazzi sparsi un po' dappertutto, e stavano  armeggiando  tutti  con taccuini e matite, come se lo  smartphone non fosse ancora stato inventato. O come se dello smartphone non gliene importasse  una cippa

martedì 28 luglio 2015

Sonia Rykiel e i libri

Non sono una patita dello shopping e di solito le vetrine, a meno che non siano  di libri o di casalinghi,  mi lasciano completamente indifferente. Per questo passare davanti a questa  boutique e rimanerne completamente rapita è stato tutt'uno. Scaffali zeppi di libri fino al soffitto, su tutte le pareti e in ogni angolo. Una meraviglia talmente assoluta che sono entrata senza pensarci due volte





























All'interno, il solito vigilante in abito nero e auricolare, grosso come un  guardaroba. Gli dico che non potrei mai permettermi di essere cliente di Sonia Rikyel, sono  entrata solo perché  sono rimasta  affascinata dai libri. Non sarebbe mica possibile, per caso, scattare qualche fotografia?















Mi guarda dall'alto in basso e mi dice che la direzione non gradisce però, visto che  anche lui è un grande appassionato di libri, in via del tutto eccezionale  mi permetterà di fare UNA foto.
Mi si piazza davanti per nascondermi allo sguardo delle elegantissime vendeuses e io scatto.



Tornata a casa mi sono resa conto di essermi completamente dimenticata di guardare gli abiti.

lunedì 27 luglio 2015

Parigi - Il cimitero di Picpus

Al fondo del Faubourg St. Antoine, nell’attuale dodicesimo arrondissement di Parigi, c’era nel XVII secolo il piccolo villaggio di Picquepuce, oggi Picpus, che era il punto di partenza della processione che accompagnava l'arrivo in Francia degli ambasciatori cattolici. Il convento du Petit Picpus, tuttavia, è un'invenzione di Victor Hugo che nei Miserabili vi fa' rifugiare Jean Valjean e Cosette in fuga dal cattivissimo Javert. Oggi, tra la rue de Picpus e l’omonimo boulevard si trova il solo cimitero privato della città di Parigi, creato nel giugno del 1794 su un terreno di proprietà delle Chanoinesses de Saint’Augustin, che ne erano state cacciate due anni prima, agli inizi della Rivoluzione. La collocazione di un cimitero da quelle parti non era stata casuale. A un tiro di schioppo da lì infatti c'è Place de la Nation, che all'epoca si chiamava Place du Trône e cambiò il nome in Place du Trône-Renversé quando vi venne issata  la ghigliottina con cui tra il 14 giugno e il 27 luglio 1794 il Terrore fece giustiziare milletrecentosei persone, con la ragguardevole  media di cinquantacinque decapitazioni al giorno.

L’entrata del cimitero è al n. 35 di rue Picpus,  dietro  un  cancello dipinto di un bel blu cobalto.


E blu cobalto sono anche i serramenti degli edifici tutti bianchi che fanno da cornice al cortile al fondo del quale si  arriva alla  Cappella di Notre Dame de la Paix de Picpus



E'  una cappella molto semplice curata dalle suore del Sacro Cuore, non ha orpelli di nessun genere, soltanto due  grandi lapidi alle pareti che   riportano i nomi  delle Personnes qui ont péri à la Barrière du Trône. 


















In un angolo, quasi nascosta nell'angolo più buio,   una  piccola scultura di Notre Dame de la Paix, del XV secolo, di cui si dice aver guarito Luigi XIV da una grave malattia.



(la foto non è mia)


Dietro la cappella 














attraverso un viale alberato molto suggestivo





si arriva al cimitero in cui aristocratici, povera gente, operai, suore, dopo essere stati  decapitati   venivano molto  democraticamente gettati tutti  nella fossa comune scavata ai bordi del giardino. Quando la fossa fu piena ne scavarono una seconda,  e dovevano aver  messo in conto di andare ancora avanti un bel po' a tagliare teste








visto che ne avevano previdentemente scavata anche una terza. Ma quando  anche Robespierre ci rimise la sua, di testa, le esecuzioni finirono e nel 1929, quando la fossa fu scoperta, si vide che era  completamente vuota. 

Tra le vittime illustri sepolte in questo cimitero,  il poeta André de Chénier




e le sedici carmelitane di Compiègne di cui Bernanos racconta nei Dialoghi delle Carmelitane. 











Nel 1797, il giardino fu acquistato segretamente dalla sorella di alcuni nobili che vi erano sepolti; in seguito si aggiunsero altre famiglie imparentate  con i giustiziati, e oggi alcune di queste famiglie continuano a  seppellire qui i propri familiari.














Anche Marie-Joseph Paul Yves Roch Gilbert du Motier Marchese de La Fayette, eroe dell'indipendenza americana,  riposa nel cimitero di Picpus accanto alla moglie Adrienne de Noailles, che ebbe mezza famiglia decapitata e gettata nella fossa comune, e  questo spiega il perchè il generale sia stato sepolto qui.
Dietro sua espressa richiesta la terra con cui venne coperta la bara fu prelevata in America e ogni 4 luglio l'Ambasciatore americano viene ancora oggi a rendergli omaggio. Sulla   tomba  sventola perennemente  la bandiera a stelle e strisce

















All'ingresso del cimitero  il custode consegna ai visitatori un foglietto con la pianta schematica del cimitero e una brevissima e ultrasintetica storia del luogo,  che si conclude con queste parole

Picpus è un luogo di meditazione e di perdono per gli eccessi perpetrati dagli uomini sviati dalle  ideologie materialiste, ma anche  un legame d'amore e un luogo di speranza nel futuro. 

sabato 25 luglio 2015

Parigi - Place Vendôme - terza parte



Al centro della piazza, come previsto dal progetto originale, troneggiava  la statua equestre di re Luigi XIV ma il 12 agosto 1792 durante i tumulti rivoluzionari Rose Violet, la giornalaia che vende l'Ami du Peuple,  il giornale di Marat, all'angolo delle strade,  con l'intenzione di rendersi utile  getta intorno alla statua  una corda a mo' di lazo.  Sfortuna vuole che la statua sia stata  appena sbullonata  dal piedestallo:  si mette ad oscillare e zicchezacche casca  sulla testa della imprudente Rose  facendola secca all'istante. Mentre la gente cerca di liberare la poverina, sotto lo zoccolo del cavallo si nota l'incisione della data di posa della statua: 12 agosto 1692, esattamente cento anni prima. 
La statua di bronzo  viene fusa ma i parigini  tengono per ricordo un piede, del  peso di 150 chili e  conservato ora al Museo Carnavalet. 
La piazza resta vuota per un bel po' fino a che,  in occasione delle vittorie nella campagna d'Italia,   Napoleone porta a casa 500 casse zeppe di opere d'arte italiane destinate a rimpolpare  le collezioni del Louvre. Il delirio di onnipotenza lo porta a ordinare di caricare anche la colonna Traiana, che vorrebbe sistemare al centro di   Place Vendôme, ma  gli fanno notare  che l'impresa costerebbe uno sproposito e che infine, santi numi, c'è un limite anche al diritto di conquista.  Napoleone si rassegna, non credo per sensibilità,  e la colonna Traiana viene soltanto presa a modello per la colonna  Vendôme.














La  struttura interna  della colonna, che è detta anche de la Grande Armée, è in muratura ed è  ricoperta da un nastro continuo fatto  di 425 formelle  di bronzo ricavato dai cannoni confiscati nella campagna d'Austerlitz a Russi e Austriaci. La propaganda dell'epoca parlava di 1200 cannoni, ma in realtà i cannoni confiscati pare siano stati  solo centotrenta, e in ogni caso   per la colonna bastarono.

La  posa delle formelle  non era  un'impresa semplice, e non solo per la necessità di ancorarle  saldamente alla colonna in mattoni per impedire che altre Rose Violet ci lasciassero le penne; il problema grosso era assorbire la dilatazione termica del bronzo esposto al caldo e al freddo, dilatazione che avrebbe potuto provocare addirittura  la  rottura del monumento. Si risolse la questione sagomando le placche con un  piccolissimo  smusso  e lasciando nel montaggio uno pazio minimo tra l'una e l'altra, praticamente invisibile ma sufficiente per permettere a ciascuna formella  di dilatarsi senza danno. Per questioni prospettiche la colonna, a somiglianza dei pilastri dei templi greci, è  rastremata verso l'alto, e ciò significa che ogni placca ha una dimensione leggermente diversa dall'altra e che  gli spazi intermedi  hanno dovuto essere posati con precisione millimetrica. Un  capolavoro di maesttria artigianale. 
Sulla spirale che si arrotola per una lunghezza di duecentoventi metri  sono rappresentate settantacinque  scene della campagna napoleonica del 1805, dalla partenza da Boulogne fino alla battaglia di Austerlitz.
Avevo finalmente  in programma di fotografarne qualcuna  da vicino,  ma  anche stavolta mi è andata male

Il Napoleone che veglia sui passanti dalla cima della colonna ha passato parecchie  vicissitudini di guardaroba, infatti nel 1810 veste la clamide  da antico  romano. Una ventina di anni dopo arrivano i realisti e  buttano giù la statua.   Nel 1833 c'è un ritorno di fiamma napoleonesco e  sulla colonna viene issata una nuova statua, però  la clamide è  sostituita dalla divisa militare: redingote e cappello.  Passano poco più di trent'anni e  Napoleone III fa' risistemare una statua vestita da imperatore romano, fino a che nel 1871 i Comunardi   sbattono  giù statua e colonna e va là. 
Rimpiazzeranno il tutto  dopo due anni e per il momento la storia è finita lì.


Era successo che nel 1871 la Comune di Parigi aveva ordinato la distruzione della colonna Vendôme in quanto
simbolo del militarismo e negazione del diritto internazionale, insulto permanente
 dei vincitori verso i vinti, attentato a uno dei tre principi della Repubblica
francese: Fraternité
Grande festa generale, e sotto il coordinamento del direttore dei giardini della città la colonna era stata  abbattuta con gli stessi accorgimenti con cui si butta giù un albero. 


(Franck, Colonne Vendôme, 1871" di Franck - Metropolitan Museum of Art,  Con licenza Pubblico dominio tramite Wikimedia Commons)

All'indomani della caduta della Comune il pittore Gustave Courbet


(qui fotografato da Nadar)
 
prima che gli eventi  prendessero la piega violenta che poi presero, era stato il primo firmatario di una petizione al governo perchè la colonna venisse sbullonata. In realtà Courbet intendeva  farla spostare  a  Les Invalides e  non certo distruggerla, e comunque  non aveva avuto nessuna responsabilità nella sentenza della Comune, ma con quella imprudente firma  venne ritenuto il mandante della distruzione e condannato a far ricostruire la colonna a sue spese. Gli venne  addebitata la bellezza di più di trecentoventimila franchi, da pagare in rate di diecimila franchi all'anno. Denaro che non verrà mai pagato, perchè Courbet  muore alla vigilia della scadenza della prima rata 

venerdì 24 luglio 2015

Parigi - Place Vendôme - seconda parte



Place Vendôme è stata una delle prime piazze ad essere dotata di  l'illuminazione pubblica nel 1829, ma Mansart già all'epoca della costruzione  aveva   previsto di installare delle  lanterne ad olio che purtroppo,  per  mancanza di fondi, non erano state realizzate. Nel 1992 però, nella Biblioteca Nazionale sono stati ritrovati  i disegni originali di queste lanterne, che grazie all'architetto capo dei Monumenti Storici della Città di Parigi  sono state forgiate e messe in opera seguendo fedelmente le prescrizioni tecniche riportate  nell'Enciclopedia di Diderot e d'Alembert.  Sono  in ferro battuto  dipinto d'oro e al centro portano il monogramma del re sormontato dalla corona. Avrebbero insomma tutte le caratteristiche per apparire pesanti e pacchiane, invece sono meravigliosamente leggere e, come dire, leggiadre.  E questo dimostra che  Mansart sapeva il fatto suo anche quando disegnava una semplice lanterna



Al numero 13, sotto la finestra grigliata, si trova  uno degli ultimi  due metri campione incisi su marmo ancora esistenti,  dei sedici che la città di Parigi aveva collocato  tra il 1796 e il 1797.  L'unità di misura, stabilita nel 1791 dalla Académie des Sciences di Parigi,  era corrispondente ad un decimo di milionesimo di un quarto del meridiano terrestre, e dato che fare ogni volta il conto poteva risultare complicato, ecco spiegata la ragione dei tanti metri campione sparsi  in giro per la città.  Prima di allora infatti si era sempre andati  a spanne prendendo come riferimento le misure del sovrano, il che immagino generasse una gran confusione, se non altro perchè era difficile che i re fossero tutti alti uguale.

Per la cronaca, questo metro non si trova nella posizione originaria ma  è stato spostato qui soltanto nel 1848 ed è fissato ad un  muro di proprietà della Agenzia dei Pesi e Misure.

Sempre per la cronaca,   l'altro metro superstite, quello rimasto nella collocazione originaria, si trova   al 36 di Rue Vaugirard ed è quello della foto qua sotto




























Tornando a   Place Vendôme,  una lapide  ci ricorda che il 17 ottobre 1849 vi  morì   Frédéric Chopin 







Ma la curiosità più strana si trova all'altezza del numero 1, proprio sopra il lampione posto all'ingresso dell'Hotel

aguzzando (moltissimo)   la vista riuscirete a vedere l'iscrizione che segnala l'esistenza di una Ambassade du Texas
il Texas infatti era una  colonia spagnola che  nel 1821 con l'indipendenza del Messico era entrato a far parte del nuovo Stato Federale.  Nel 1835 però dichiara una  Guerra d'Indipendenza (in occasione della quale, tra l'altro,  avviene il famoso assedio di Fort Alamo in cui muore   Davy Crockett) e il  12 maggio 1836 diventa effettivamente uno stato indipendente. Chiede di  entrare a far parte degli USA, ma  inizialmente la  domanda non viene accettata e  così  il Texas avvia  relazioni diplomatiche con la Francia, che nel 1839 è la prima in Europa  a  riconoscere il nuovo stato, e poi anche con l'Inghilterra. Il 29 dicembre 1845 però  gli Stati Uniti accolgono finalmente il Texas tra gli stati federati, e dell'Ambasciata in terra di Francia rimane soltanto la scritta incisa sul muro di  Place Vendôme.

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