e la lapide commemorativa inaugurata da Maurice Chevalier lo conferma
anche se pare che il parto in realtà sia avvenuto molto meno romanticamente in un normalissimo ospedale. Fatto sta che la bambina viene affidata alla nonna materna, la quale rifila alla poppante biberon di vino rosso per uccidere i microbi. Il babbo, tornato nel frattempo dalla guerra, capisce che la dieta non è tra le più adeguate e porta la bambina dalla nonna paterna, tenutaria di una casa di tolleranza in alta Normandia.
All'età di otto anni troviamo Edith per strada: canta la Marsigliese mentre il papà si esibisce come contorsionista e la sua voce potente riesce già a stregare chi la ascolta. A 17
anni diventa madre di una bimba, Marcelle, che morirà di meningite a soli due anni. Ha vent'anni quando viene scoperta dall'impresario Louis Leplée che la porta al debutto con lo pseudonimo La Môme Piaf. Accorrono per ascoltarla tutti i personaggi più in voga: Maurice Chevalier, Mistinguett e Raymond Asso,
che in seguito diventerà il suo impresario. Tra i tanti locali in cui Edith si esibirà c'è anche La Java in rue Faubourg du Temple
Leplée viene assassinato ed Edith si lega all'impresario Raymond
Asso che le cambia il nome in Edith Piaf e le procura il primo contratto discografico. E' fatta. Edith ha solo ventun anni ed è una star di fama mondiale. Diventa amica di personaggi dell'arte, della
musica, della filosofia e della letteratura francese, Jean Cocteau si ispira a lei per un lavoro teatrale. Lascia Asso per Louis Barrier (affettuosamente Loulou) e nel frattempo si imbarca in una relazione con Yves Montand. Finirà poco dopo che Montand sarà diventato famoso. Nel 1946 scrive le parole della celeberrima La vie en rose e partecipa ad una prima tournée negli Stati Uniti. Gli americani non la capiscono e il successo è soltanto tiepido, ma basta qualche articolo ben piazzato sui giornali a far cambiare le cose, tanto che l'anno dopo tra il pubblico corso ad applaudirla alla Carnegie Hall
ci sono anche Marlene Dietrich e Orson Welles.
Nel 1948 Edith si innamora di Marcel Cerdan, pugile, sposato e padre di 3 figli.
E' un grande amore destinato a finire tragicamente, l'aereo di Cerdan precipita e la Piaf, informata della disgrazia, vuole andare comunque in scena per dedicare a Marcel l'Hymne à l'amour. Sviene sul palcoscenico e Loulou (Barrier) giura che da quel momento in avanti non la lascerà mai più.
Edith si ammala di artite reumatoide e comincia a fare uso di morfina. Frequenta diversi uomini che anche grazie a lei diventano stelle della canzone francese: Gilbert Bécaud, Charles Aznavour, Leo Ferré e forse ancora altri, Georges Moustaki scrive per lei le parole di Milord.
Nel 1952 si sposa e la sua testimone di nozze è Marlene Dietrich che sceglie per lei l'abito, ma nonostante questo il matrimonio finisce nel 1956. Edith nel frattempo è andata in clinica per disintossicarsi dalla morfina. Non ci riuscirà.
A quarant'anni, finalmente viene scritturata all'Olympia,
il tempio parigino della musica
poi riparte per gli Stati Uniti dove riceve una standing ovation di sette minuti. Bruno Coquatrix, direttore artistico dell'Olympia la prega di tornare ad esibirsi per salvare il teatro dal fallimento, lei ci va, canta Non, je ne regrette rien e il teatro si salva.
A quarantasei anni sposa Theophanis Lamboukas in arte Théo Sarapo, di vent'anni più giovane di lei, e tutti pensano che sia soltanto un gigolo arrivista. Invece Théo accantona le sue ambizioni di carriera per dedicarsi completamente alla moglie, la cui salute appare sempre più compromessa per l'artrite reumatoide ma soprattutto per l'abuso di medicine e morfina. Una broncopolmonite le è fatale e il 10 ottobre 1963 Edith Piaf, il passerotto, muore. Viene sepolta al Père Lachaise e l'elogio funebre è scritto da Jean Cocteau, che muore d'infarto poche ore dopo.
Nella tomba della Famille GASSION-PIAF riposano con lei anche il padre Louis Alphonse Gassion, la figlia Marcelle ed il marito Théophanis Lamboukas, morto in un incidente d'auto solo sette anni dopo.
Sulla tomba c'è scritto:
"Madame LAMBOUKAS dite EDITH PIAF 1915 - 1963".
La città di Parigi le ha dedicato una piazza e una statua, nel 20.mo arrondissement.
Nel 1982 l'astronoma sovietica Ljudmila Georgjevna Karachina ha battezzato Édith Piaf l'asteroide che aveva scoperto, ma io questo non l'ho potuto fotografare.