Uno dei tanti musei che Parigi dedica ad argomenti diversi dall'arte è il
Musée des Arts et Métiers,
al numero 60 di rue Reamur nel 3° Arrondissement.
Ha sede nel Conservatoire des Arts et Métiers di cui parla Umberto Eco nel Pendolo di Foucault, un edificio nato in origine come Abbazia di Saint-Martin-des-Champs intorno al
periodo della conquista normanna e poi diventato convento. Con la Rivoluzione Francese l'abate Henri Gregoire, membro ecclesiastico degli Stati generali del 1789, presidente dell'Assemblea Nazionale nel 1791 e famoso per aver presieduto la riunione dell'Assemblea proprio il giorno della presa della Bastiglia, ed aver tenuto in quell'occasione un infiammato discorso contro i nemici della nazione, si ritrova a disporre di una notevole collezione di macchine e strumenti scientifici che aristocratici nobili e ricchi industriali, in occasione della propria decapitazione, hanno lasciato in eredità, con molta probabilità non del tutto entusiasticamente. L'Abate capisce di avere per le mani un vero tesoro che deve essere messo a disposizione di tutti perché
un deposito pubblico di questa fatta istruirebbe e incoraggerebbe coloro che
hanno gusto e talento per l'invenzione di macchine nuove
e con decreto del 1794 istituisce il Conservatoire des Arts et Métiers,
per illuminare l'ignoranza di coloro che non sanno
e superare la povertà di coloro che non hanno i mezzi per conoscere
La sede viene stabilita negli edifici del priorato di Saint-Martin-des-Champs e i battenti si aprono ufficialmente nel 1799. Non si tratta di una pura e semplice esposizione di strumenti scientifici, ma di un centro di formazione ed istruzione, che alla metà dell'ottocento circa arriva a contare la bellezza di milleseicento uditori al giorno.
Detto per inciso, davanti all'ingresso c'è una delle tante copie della Statua della Libertà: i francesi ci tengono moltissimo a rimarcare, tutte le volte che possono, che sono stati loro a regalarla agli USA.
Detto per inciso, davanti all'ingresso c'è una delle tante copie della Statua della Libertà: i francesi ci tengono moltissimo a rimarcare, tutte le volte che possono, che sono stati loro a regalarla agli USA.
Il Museo ospita oggi circa 80.000 oggetti, 15.000 disegni e 3000 invenzioni, molti modellini e una consistente collezione di disegni tecnici, testimonianze di tutti gli aspetti della creatività umana in campo scientifico, ed è diviso in sezioni dedicate ciascuna ad un tema; si spazia dalle telecomunicazioni alla matematica alla fisica, ottica, meccanica e così via,
e modelli ricostruiti fedelmente e illustrati con grandissima chiarezza, sono disposti sala per sala in ordine cronologico,
con sale di dimostrazione, come la sala dedicata ai robot, e alcuni oggetti emblematici, come il pendolo di Foucault,
ma i pezzi che fanno restare a bocca aperta sono ancora più numerosi: c'è la prima macchina calcolatrice che Blaise Pascal a diciannove anni costruì per aiutare il padre nel suo lavoro da contabile, l'apparecchiatura da laboratorio utilizzata da Lavoisier per i suoi studi sulla conservazione della massa,
strumenti di misurazione di tutti i generi
fino al supercomputer vettoriale Cray-2, che nel 1985 era la macchina più veloce del mondo, e che fu utilizzato non solo per la ricerca, ma anche per scopi militari. Un catafalco più grosso di una cabina telefonica con la potenza e la velocità di un attuale iPad. E sono passati meno di trent'anni. Impressionante, a ben pensarci.
Davanti alla teca in cui sono conservati i tanti tipi di floppy chi, come me, ha superato da mo' la maggiore età prova una fitta: ma com'è possibile, li abbiamo adoperati fino a ieri e adesso sono pezzi da museo?
Ma la parte più affascinante di tutto il museo è la sala ricavata nella ex cappella, dove è stata realizzata una rampa che conduce ad una molto scenografica scalinata metallica che arriva fino alla volta a cui sono appese biciclette ed aerei,
Il pezzo più sbalorditivo di tutti è l'Aereo numero 3 di Clèment Ader, ingegnere francese pioniere dell'aviazione, che con questo grosso pipistrellone fatto di tela e canne di bambù sostenne di aver effettuato nel 1890 il primo volo nella storia, precedendo di tredici anni i fratelli Wright. In realtà pare si sia trattato di un volo di una cinquantina di metri e che il velivolo si sia alzato non più di venti centimetri da terra, ma fu sufficiente per provare che una macchina più pesante dell'aria era effettivamente in grado di volare grazie alla potenza di un motore.