Le prime notizie sulla biblioteca Sainte-Geneviève risalgono addirittura al VI secolo. Collocata inizialmente nelle soffitte dell'antica Abbazia omonima, la sua importanza è andata via via crescendo tanto che agli inizi del XIX secolo il peso dei libri custoditi è tale da far temere per la stabilità degli antiquati solai dell'edificio. Occorre dare alla biblioteca una sede autonoma, e il terreno adatto viene individuato nella Place du Pantheon dove c'è l'ex Collegio di Montaigu fondato nel XIV secolo e trasformato prima in ospedale, poi in carcere militare ed ora destinato alla demolizione. Viene incaricato nel 1838 Henri Labrouste,
allievo dell'Accademia, Grand Prix de Rome nel 1824, Labrouste ha trascorso cinque anni a Roma per studiare l'architettura antica e nel 1830, tornato a Parigi, ha fondato una scuola privata di architettura in cui propugna una stretta aderenza alle esigenze costruttive e funzionali. (L.Benevolo). Suo principale allievo, ed in seguito erede della sua scuola, sarà quel Viollet Le Duc i cui scritti influenzeranno grandemente gli architetti della generazione successiva, quella dei maestri dell'Art Nouveau.
La biblioteca si trova a pochi passi dal Pantheon e Labrouste non ha nessuna voglia di diventare il bersaglio di polemiche e critiche, così progetta una tranquilla facciata esterna di gusto rinascimental -eclettico, la riveste in pietra e la solca lungo tutto il prospetto con grandi finestroni ad arco che illuminano la sala di lettura. Sotto ad ogni finestrone dispone poi un'altra piccola apertura rettangolare che gli permette di dare luce agli uffici del piano inferiore. Tra gli uni e le altre, i pannelli di tamponamento recano incisi i nomi di tutti gli scrittori i cui libri sono ospitati nella biblioteca.
Dietro a questa facciata, Labrouste nasconde una modernissima struttura realizzata interamente in ferro:
una grande sala di lettura suddivisa in due navate da una fila di colonne in ghisa che sostengono le arcate della copertura sapientemente alleggerite, visivamente ma soprattutto strutturalmente, con un delicato gioco decorativo.
Naturalmente, non si limita ad occuparsi del progetto architettonico ma cura anche l'arredamento,
lo studia accuratamente affinché sia funzionale al massimo e realizza anche un sistema di carrucole per la movimentazione dei libri dal deposito al piano terra alla sala di lettura del primo piano.
E parlando di questa biblioteca sono orgogliosa di aver aggirato la diffida di un'amica di blog, la quale mi ha velatamente accusata di istigazione alla bancarotta: alla St Geneviève i libri non sono in vendita
6 commenti:
Voglio venire con te a Parigi !...
sai, Dede, che ogni volta che passo di qui mi viene voglia di fare le valige? un abbraccio
organizziamo un pullman!
Davvero bella ed elegante.
Ohhhhh, posso chiedere asilo...bibliofilo?
Se però fate il pullman ditemelo eh?!
Pensa che mio padre non entrava nei musei (be, insomma, non è proprio così) perché non poteva comperare niente!!!
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