Halloween nella mia vita è arrivato fuori tempo massimo. Ero ormai troppo avanti con gli anni quando ha preso piede anche da noi la moda delle zucche intagliate e delle feste novembrine in abito da strega. Già avrò partecipato in tutta la mia vita a quattro massimo cinque feste di carnevale, e l'unico ricordo che mi è rimasto stampato nella testa è il disagio al pensiero che ci dovevamo divertire per forza. Quando poi ero nell'età giusta per giocare a dolcetto o scherzetto, dalle mie parti era ancora in piedi l'usanza di preparare la sera del primo novembre un coperto in più a tavola per i defunti, altro che pensare a far feste in maschera. La tradizione era abbastanza grottesca e per fortuna a casa nostra non è mai stata in voga, ma rende bene l'idea dell'atmosfera che si respirava quando ero bambina: facce compunte, abiti scuri e il massimo della trasgressione epicurea era rappresentata da un vassoietto di ossa dei morti , che poi altro non erano che i soliti dolci fatti di albume e nocciole che negli altri trecentosessantatre giorni dell'anno venivano chiamati brutti e buoni.
Ma noi italiani siamo esterofili osservanti, e in ogni caso col passare del tempo le abitudini cambiano, che ci piaccia oppure no, e così da un bel po' di anni Halloween è diventato familiare anche qui. Familiare, nel senso che sappiamo di cosa si tratta, ma nella realtà resta un qualcosa di estraneo che non ci appartiene. Tanto per dire, non hanno mai suonato alla mia porta i nugoli di bambini che nei film americani sciamano festosi per tutto il circondario ad esigere dolcetti, e per quanto riguarda le zucche intagliate, non è che in Italia io ne abbia poi viste tante, come non credo che sarebbero in molti qui a sognarsi di usare sacchi dell'immondizia speciali per l'occasione.
Siamo dei dilettanti, ammettiamolo: gadget tristanzuoli a forma di zucca in qualche vetrina, nella buca un paio di volantini con l'offerta per streghe ed aspiranti vampiri di una notte degli zombies in pizzeria-con-musica-dal-vivo-trenta-euro-bevande-comprese, e qualche pasticceria in vena di esotismi che sforna due o tre pumpkin pie per l'occasione. Tutto qui.
Niente a che vedere con il tripudio esuberante del Chelsea Market di New York.