venerdì 7 maggio 2010

Grande Mela e Cari Estinti

New York, la città che non dorme mai, la Grande Mela in cui tutti corrono freneticamente da una parte all'altra, il luogo in cui la gente non segue le mode ma le anticipa, è sempre stato un posto in cui i locali nascevano come funghi e morivano nell'arco di un niente.  Avevo letto non so più dove che la vita media di un locale a Manhattan era stimata intorno ai due anni, giorno più giorno meno.
Più di una volta mi è capitato di tornare a cercare il posto carino,  segnato scrupolosamente sull'agenda con tanto di indirizzo menu e commenti vari, e di non trovare più nulla. Sparito, cancellato dalla faccia della terra come se non fosse mai esistito.
Alcune  volte, come nel caso del glorioso FLORENT RESTAURANT al Meatpacking  District,


che per anni era stato, secondo la mia fidata guida ... un locale in cui ci si reca per guardare la gente e per farsi vedere, un locale alla moda che serve ottima cucina da bistrot... aperto 24 ore è uno dei locali favoriti dei tiratardi e  delle piccole celebrità...  
si era trattato di una morte annunciata con un  malinconico arrivederci affisso in  vetrina e una lunga teoria di clienti afflitti in coda per  l'ultimo brunch.






















Da quando poi, oltre alla compulsiva fregola di novità dei newyorkesi  si sono aggiunte anche   le conseguenze devastanti della  crisi  economica, anche i locali storici più blasonati non se la passano granché  bene,  e leggere gli elenchi delle vittime illustri  è come leggere un bollettino di guerra. 

Non è più tra noi, per citarne uno, il CAFE DES ARTISTES 








 elegante ristorante nell'Upper West Side  dall'appeal amabilmente demodè, che fu tanto caro alla gente di spettacolo negli anni ruggenti e che aveva annoverato tra i clienti affezionati gente del calibro di Isadora Duncan e addirittura il grande  sindaco Fiorello la Guardia


























e ci ha lasciati  anche CHEYENNE DINER , 














un carrozzone lungo e stretto come un vagone ferroviario  in Midtown West al 411 Ninth Ave  in cui  per quasi settant'anni (poco meno di un'era geologica, da queste parti)   tassisti e poliziotti,  come personaggi del sempre rimpianto e mai  dimenticato Hill Street Blues,  






si erano  scofanati a ogni ora del giorno e della notte   enormi porzioni di  polpettone con salsa gravy, torta di mele e grandi gamelle di caffè costantemente rabboccate da servizievoli cameriere  





























e ci ha lasciati in gramaglie pure Cento Vini.
Localino molto più trendy e molto meno datato dei precedenti di cui abbiamo appena detto, 



più che un ristorante, Cento Vini, il quale  stava di casa  al 25 di W Hudson Street ai margini con il modaiolo quartiere di SoHo che si autodefinisce the biggest little village in the world,  era soprattutto  una vineria. 
Sorseggiando il vino, ottimo, si  poteva cenare e anche il  cibo   non era niente male, dal momento che il locale si era aggiudicato il  riconoscimento per i migliori cavatelli del 2009
E' un  vero peccato che  ormai nessuno  li  potrà più assaggiare.


Ultima ferale dipartita annunciata, letta da poco e non ancora metabolizzata:  perfino    il bellissimo EMPIRE DINER 

dalle luccicanti  superfici cromate,  che a Chelsea, al numero  210 di  10th Ave, restava aperto tutta la notte 







deliziando frotte di artisti e nottambuli con hamburgers e patatine ma anche con  salutistici frullati alla frutta, ha annunciato che dopo una onorevole carriera durata più di  trent'anni,  il 15 maggio 2010 servirà il suo ultimo pasto. I clienti saranno i  benvenuti  per condividere ancora un momento di allegria, è scritto sul sito, ma c'è da scommettere che sarà un'allegria condita dalle lacrime di molti inconsolabili aficionados.


8 commenti:

Carla ha detto...

Una lacrimuccia ho rischiato di versarla anch'io, nonostante non abbia avuto l'occasione di conoscere questi locali...

erika ha detto...

che tristezza!

Mari ha detto...

allora il 15 proveremo ad andare in questo diner...

sai qualcosa sull'architettura di queste scatole di metallo? ne vedo tantissimi, ma non so perché li hanno fatti cosí strambi.

ciao!!

dede leoncedis ha detto...

carla ed erika è vero, è una storia po' triste ma così va il mondo, come diceva la cara vecchia Scarlett: domani è un altro giorno.
Mari tu che puoi farlo, vai e poi raccontaci l'evento! In quanto ai Diners, credo che i primi siano stati nati riciclando vecchi vagoni ferroviari in disuso, e di sicuro l'Empire ne ha tutta l'aria. resto in attesa del reportage neh!

Antonietta ha detto...

amen, x chi ha fame venite a Mondavio, paesino marchigiano, si mangia da Dio!!!

la belle auberge ha detto...

recitiamo un Requiem e guardiamo avanti, a caccia di nuovi locali trendy che, in meno di due anni, chiuderanno i battenti e verranno sostituiti da altri locali, altrettanto trendy, ecc.ecc.ecc.

Martissima ha detto...

peccato, a me fa piacere se ci sono dei punti fermi....ma che ci possiamo fare...... ci sarà comunque l'imbarazzo della scelta, guardiamo sempre avanti ;-)

Paula Feldman ha detto...

Finita un era di colazioni e pranzi seduti appollaiati vicino al bancone. I DINER mericani sono stati un modo di mangiare tutto particolare. Adoravo l'odore del caffe appena percolato e il toast con cannella e burro...grazie per le reminiscenze. P

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