lunedì 9 febbraio 2009

pausa di riflessione

è vero che questo blog si è sempre e solo occupato di piacevoli stupidaggini, ma di fronte alle manifestazioni di arroganza e di disprezzo a cui stiamo assistendo in questi giorni, e non soltanto nei confronti della disperazione di una famiglia ma, cosa ancora più grave, nei confronti delle sacrosante regole del vivere civile, mi sembra il caso di fermarci a fare una pausa di riflessione. tornerò, mi auguro, quando ci dovremo vergognare un po' di meno di come siamo caduti in basso

15 commenti:

artemisia comina ha detto...

carissima, non vorrei non sentirti più per i prossimi cinque anni. parliamone.

Antonietta ha detto...

se ti riferisci ad eluana, hai ragione x me il male è cosa personale e basta

dede leoncedis ha detto...

Artemisia, ne parleremo.
Tra qualche giorno

Antonietta, che il male sia cosa personale e basta è un concetto su cui posso anche concordare, ma qui c'è in atto una odiosa strumentalizzazione che non ha proprio nulla a che vedere con questo evento doloroso e che ha tutti i presupposti per portare conseguenze molto gravi per noi tutti

Lydia ha detto...

Ecco, stavo scrivendo un concetto molto simile a quello espresso da Rosamaria

Anonimo ha detto...

Sono d'accordo con te,Dede, di cui non condivido gli orientamenti politici ma invece condivido i principi. E con Artemisia.

Anonimo ha detto...

"mi sembra il caso di fermarci a fare una pausa di riflessione.
tornerò, mi auguro, quando ci dovremo vergognare un po' di meno di come siamo caduti in basso"
allora addio Dede:-(((
annamariap.

Anonimo ha detto...

Adesso sappiamo che almeno è in pace e nessuno più le potrà fare,o meglio continuare a fre,del male.

Ester ha detto...

Dede ha scritto:
"Antonietta, che il male sia cosa personale e basta è un concetto su cui posso anche concordare, ma qui c'è in atto una odiosa strumentalizzazione che non ha proprio nulla a che vedere con questo evento doloroso e che ha tutti i presupposti per portare conseguenze molto gravi per noi tutti"
Riporto le tue parole, Dede, perché le condivido totalmente e non saprei dire meglio quello che, molto tristemente e con una ancora più grande preoccupazione, penso

artemisia comina ha detto...

quando la violenza è giustificata da un valore proposto come assoluto e indiscutibile bisogna denunciarla, rischiando il paradosso che ti si dica che il violento sei tu.

come la riconosciamo? il disaccordo deve essere sostenuto da tutta la paura che quella violenza fa: ammettiamola.

Anonimo ha detto...

sarebbe stata una buonissima occasione per manifestare la difficilissima arte del silenzio e tutti l'hanno persa.
Adesso mi auguro che un giusto silenzio avvolga il dolore immenso di chi non c'è più e di chi è rimasto.
per il resto non commento ulteriormente.
Fabiana

marinella ha detto...

Cobncordo pienamente con il tuo pensiero, ma non possiamo farci anche imbavagliare. A presto, ti aspetto.

Anonimo ha detto...

Più rifletto e più mi spavento
orsy

papavero di campo ha detto...

la pietas dov'è finita?
la politica, la televisione sono ingranaggi di avvoltoi,
abili e disinvolti nelle pagliacciate di inciviltà,
non è così che si parla della morte non è così che si parla della vita,


ti lascio questa ballata dell'angelo ferito, di Ceronetti,


Una ballata di Ceronetti per “il coraggio di Eluana Englaro”
_______

Urlate urlate urlate urlate.
Non voglio lacrime. Urlate.
Idolo e vittima di opachi riti
Nutrita a forza in corpo che giace
Io Eluana grido per non darvi pace

Diciassette di coma che m’impietra
Gli anni di stupro mio che non ha fine.
Una marea di sangue repentina
Angelica mi venne e fu menzogna
Resto attaccata alla loro vergogna

Ero troppo felice? Mi ha ghermita
Triste fato una notte e non finita.
Gloria a te Medicina che mi hai rinata
Da naso a stomaco una sonda ficcata
Priva di morte e orfana di vita

Ho bussato alla porta del Gran Prete
Benedetto: Santità fammi morire!
Il papa è immerso in teologica fumata
Mi ha detto da una finestra un Cardinale
Bevi il tuo calice finché sia secco
Ti saluta Sua Santità con tanto affetto

Ho bussato alla porta del Dalai Lama.
Tu il Riverito dai gioghi tibetani
Tu che il male conosci e l’oppressura
Accendimi Nirvana e i tubi oscura
Ma gli occhi abbassa muto il Dalai Lama

Ho bussato alla porta del Tribunale
E il Giudice mi ha detto sei prosciolta
La legge oggi ti libera ma tu domani
Andrai tra di altri giudici le mani.
Iniquità che predichi io gemo senza gola
Bandiera persa qui nel gelo sola

Ho bussato alla porta del Signore
Se tu ci sei e vedi non mi abbandonare
Chiamami in cielo o dove mai ti pare
Soffia questa candela d’innocente
Ma il Signore non dice e non fa niente

Ho bussato alla porta del padre mio
Lui sì risponde! Figlia ti so capire
Dolcissimo io vorrei darti morire
Ma c’è una bieca Italia di congiura
Che mi sentenzia che non è natura

E il mio papà piangeva da fontana
Me tra ganasce di sorte puttana.
Cittadini, di tanta inferta offesa
Venga alla vostra bocca il sale amaro.
Pensate a me Eluana Englaro


Guido Ceronetti

ivana ha detto...

Io non seguo mai le parole e i giudizi degli altri, so che nessuno convince un altro e nessuno convince me! E tutto è teatro!
Io ho le mie esperienze: una sola lacrima spuntata all'angolo dell'occhio chiuso di mia madre in coma, sul letto di morte, ringrazio il cielo di averla vista e potuta asciugare! Mentre per mio padre ho seguito l'errare delle pupille che pian piano si sono spente!
Io non so giudicare con il mio metro, che è giusto per me, ma non per tutti gli altri!

Dede non puoi bloccarti...

Giovanna ha detto...

Quello che mi spaventa davvero è la completa mancanza della decenza in certa gente. Se manca quella non ci sono freni, e di conseguenza tutto è possibile.
Quanto alla vergogna, ho il sentore che il momento in cui ne proveremo di meno non arriverà mai.

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