martedì 30 settembre 2008
Le mille luci di New York
Devo essere sincera, sono stata indecisa per un po’ sul titolo da dare a questo post.
Mi erano venute in mente due opzioni:
1) Le mille luci di New York, dal romanzo niente di speciale di Jack McIrney da cui anni fa fu tratto un film altrettanto niente di speciale con Michael J. Fox. Per chi non se lo ricordasse, ecco la trama in due parole: Un giovanotto, che ha sposato una fanciulla di origini modeste e dal passato difficile, dopo averla introdotta nella rutilante metropoli che non dorme mai, viene da lei mollato.
Depresso, comincia a frequentare brutti ceffi che lo porteranno dritto dritto in braccio alla cocaina. Perde il lavoro e precipita sempre più in basso, incontra sulla sua strada una brava ragazza, ma questo non è ancora sufficiente per farlo tornare sulla retta via.
Sarà il fratello, nell’anniversario della morte della madre, a far riaffiorare il doloroso passato e rendere finalmente possibile la catarsi. Ovviamente questo succede al sorgere di un nuovo giorno che lascia presagire la conquista di una nuova consapevolezza.
Il romanzo, l'ho detto, per me non memorabile, è del 1984, il film è di qualche anno posteriore.
Oppure, seconda opzione,
2) Luci a New York, parafrasando il titolo di una vecchissima canzone di Roberto Vecchioni.
Alla fine dopo lunga meditazione ho concluso che il riferimento a New York era più pertinente di San Siro e ho dato la preferenza al romanzo.
Questi che ho fotografato sono negozi intorno alla Bowery, cioè China Town, e i lampadari in vetrina non sono particolarmente costosi e tantomeno preziosi.
Anzi, diciamo le cose come stanno: si tratta di paccottiglia. Scintillante, ma pur sempre paccottiglia.
Immagino perciò che più che alle lussuose dimore di Park Avenue, i mastodontici agglomerati di finto cristallo similswarowski-similmurano siano destinati ai trenta metri quadrati delle tanine del newyorkese medio, che dispongono di soffitti alti due metri e mezzo si e no. Chissà come faranno queste acromegaliche luminarie a stare dentro due metri e mezzo di altezza.
lunedì 29 settembre 2008
Housing Works Bookstore Cafe
Housing Works Bookstore Cafe, Neighborhood: Manhattan/SoHo, 126 Crosby St (between Jersey St & Prince St) New York, NY 10012 non è soltanto una tra le molte librerie con caffè annesso.
Ambientazione vecchiotta, legno scuro, una selezione piuttosto consistente di pubblicazioni su New York, piacevoli tavolini a cui sedersi per leggere in santa pace o lavorare in compagnia di una tazza di caffè e una fetta di dolce, questa è soprattutto una libreria che si regge sull'apporto di volontari che dedicano il loro tempo libero alla lotta contro l'AIDS.
Sul bancone gratis, a disposizione di tutti e grazie al cielo senza sciocche e ipocrite manifestazioni di pruderie, un grande cesto di profilattici con il logo della città.
venerdì 26 settembre 2008
Alla maniera di Edward Hopper?
Edward Hopper (copio da Wikipedia), nato a Nyack, 22 luglio 1882 e morto a New York, 15 maggio 1967, è stato un pittore statunitense precisionista, famoso soprattutto per i suoi ritratti della solitudine nella vita americana contemporanea.
Definizione lapidaria ed essenziale.
Paesaggi deserti illuminati da una luce che non è mai la luce naturale, figure che comunicano solo silenzi e solitudine, spazi urbani inquietanti almeno quanto le immagini metafisiche di De Chirico, la pittura di Edward Hopper dovrebbe essere quanto di più distante dai miei gusti e invece, senza neanche saper spiegare le ragioni, Hopper mi piace molto.
Guardando alcune foto scattate dal finestrino della metro mi è capitata tra le mani questa: paesaggio urbano deserto, luce fredda, un uomo solo attraversa la strada. Hopper sì che ne avrebbe tirato fuori un quadro fantastico
mercoledì 24 settembre 2008
Pallacanestro da strada
Andando a spasso per Manhattan capita spesso di incappare in qualcosa che si è visto migliaia di volte nei film e telefilm (ossignùr, si chiameranno ancora così? ho paura di no) ma che chissà perchè, uno pensa sia frutto della fantasia del regista e non una fotografia reale della città.
Un esempio a caso? Un campo da basket come questo, ficcato in mezzo al traffico e fatto con quattro segni di vernice bianca sul battuto di cemento, una recinzione metallica e stop. Fuori qualche passante a curiosare e l'immancabile poliziotto di ronda, in divisa, grosso come un guardaroba, occhiali neri e chewingum d'ordinanza. Dentro ad allenarsi una squadra di giovanottoni alti due metri, troppo bravi per essere dilettanti, che palleggiano e vanno a canestro con balzi che arrivano al secondo piano.
La prima volta ti guardi intorno cercando la troupe nascosta: è tutto troppo ben studiato per essere vero e ti aspetti che da un momento all'altro compaiano sul set gli attori.
Poi ti ricordi di essere a New York, e non ti sorprendi più di nulla.
lunedì 22 settembre 2008
Freedom Trail
Boston è una città carica di storia, aristocratica, signorile colta e interessante per un sacco di motivi.Intanto, a lei sono legati molti episodi della rivoluzione americana, come il massacro di Boston o il Boston Tea party. Qui nel 1704 è stato stampato il primo quotidiano d'America, e molti anni prima, intorno al 1630 addirittura, qui fu creato il primo parco di proprietà pubblica, il Boston Common.
E' anche una città molto densa di stimoli culturali: la Boston Simphony Orchestra, tanto per dirne una, è stata la prima Orchestra stabile in tutti gli Stati Uniti. E' anche la città sono vissuti parecchi scrittori, Hawthorne, Longfellow, Henry James.
La città più antica degli Stati Uniti, forse. Certamente una delle più ricche di monumenti. E per i visitatori con poco tempo a disposizione, i Bostoniani hanno avuto un’idea semplicemente geniale: si sono inventati il Freedom Trail, una sottile linea rossa che solca tutto il centro storico segnando un percorso di circa tre chilometri che parte dal Centro informazioni al Park St. Church e tocca tutti i principali monumenti della città vecchia, indicando ogni punto di interesse storico. Basta incamminarsi seguendo la traccia rossa e alzare gli occhi quando si incrocia un rosone per terra: lì c'è sicuramente qualcosa di interessante da vedere, e nei pressi si troverà anche una breve didascalia esplicativa. Non ci si smarrisce, non si devono tener a mente indirizzi complicati, non si rischia di perdere per strada nessuno dei monumenti o edifici interessanti. Semplice e geniale, l'ho detto.
Per chi vuole, c'è anche la possibilità di seguire il percorso sotto la guida di un accompagnatore accreditato, il quale sfoggia costume parrucca e doti di ottimo enterteiner, a giudicare dalla rumorosa allegria manifestata da tutti i gruppi in visita. Una allegria decisamente superiore a quella che si riscontra nei gruppi guidati che si incontrano in un qualsiasi museo.
venerdì 19 settembre 2008
Gowanus Canal
....Court Street, nel punto in cui incrociava Carrol Gardens e Cobble Hill, era l’unica Brooklyn, davvero – a nord c’era Brooklyn Heights, che in realtà faceva parte di Manhattan, a sud c’era il porto. Quanto al resto, tutto ciò che stava a est del Gowanus Canal era un tumulto barbarico indicibile......(Jonathan Lethem)
Stiamo parlando di South Brooklyn: Carrol Gardens e Boerum Hill sono attraversati dal Gowanus Canal, un’area di marcite che una volta era celebre per le ostriche ma che, dopo la costruzione di Park Slope, era stata ridotta ad una pozza di acque stagnanti e puzzolenti. Qualche anno fa i residenti hanno a lungo combattuto per cambiare questo stato di cose, e alla fine hanno vinto, ottenendo che i canali di scolo venissero nuovamente aperti e l’acqua potesse tornare a scorrere.
Acque pulite, dunque, col risultato che dopo tanto tempo finalmente è tornata nel canale la fauna marina.
Per ora il panorama offre vecchie fabbriche, silos dall'aspetto fatiscente e qualche deposito di rottami, però non è difficile immaginare che di qui a qualche anno la zona si riempirà di caffetterie alla moda e ristorantini con vista sul canale.
Io ci vedrei bene perfino un piccolo imbarcadero
martedì 16 settembre 2008
Kalustyan's
Se non vi piace cucinare sempre la solita minestra, se cercate sapori nuovi, se amate spezie e aromi, ma, condizione assolutamente indispensabile, se pensate di fare un viaggetto a New York, segnatevi bene questo indirizzo: 123, Lexington Avenue. Kalustyan's .
Spezie frutta essiccata frutta secca conserve, pasta e riso, legumi, scatolame, tutto ciò che è commestibile e conservabile, da Kalustyan's lo troverete.
Un paradiso di profumi,
un Eden di delizie,
una cornucopia straripante di libri di cucina,
insomma, uno di quei posti da assaporare in tutta tranquillità, da soli o al massimo con qualche complice di nefandezze culinarie, ma non certo con la famiglia al seguito.
Perciò se volete vivere l'esperienza fino in fondo, come merita, spedite marito e figli a cercare magliette e gadgets sulle bancarelle e godetevi in santa pace questa parentesi. Pensate che non vi state divertendo ma state occupandovi del vostro aggiornamento culturale: senza Kalustyan's probabilmente avreste continuato ad ignorare quante decine di tipi diversi di lenticchie esistano sulla faccia della terra.
Se poi voleste tacitare sensi di colpa nei confronti dei vostri pargoli abbandonati, non avete che da destreggiarvi tra le miriadi di snacks di tutti i tipi, dai piselli secchi (deliziosi con l'aperitivo) al mix newyorkese, una specie di becchime buono fatto con anacardi semi di girasole uvette e cranberries. Non andate tanto per il sottile: qualsiasi cosa compriate, ai vostri figli piacerà moltissimo. Piacerà moltissimo anche a voi, garantito al limone.
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