Sono tornata da Parigi con un consistente malloppo di foto delle architetture di Le Corbusier ed era da un po' che pensavo a come affrontare il discorso ma dal momento che l'incipit geniale proprio non voleva venir fuori ho deciso che si poteva anche farne a meno.
Va detto soltanto che di sua roba da vedere, a Parigi, ce n'è tantissima un po' per tutta la città e noi ce ne siamo fatta una vera abbuffata ma rassicuro gli aficionados: vi affliggerò con un estratto abbastanza contenuto.
Preambolo indispensabile: appena arrivato a Parigi Le Corbusier, che all'epoca era ancora soltanto Charles-Edouard Jeanneret-Gris, aveva lavorato nello studio di Auguste Perret, un ingegnere e costruttore che già nel lontano 1903 aveva edificato in Rue Franklin 25 questa bella casa ad appartamenti
in cui era stata utilizzata per la prima volta una struttura portante in cemento armato.
Si trattava di una rivoluzione vera e propria, in quanto per far stare in piedi una struttura di cemento armato, al posto di spessi muri portanti in pietra o laterizio, era sufficiente costruire una sequenza di pilastri esili e distanziati tra loro. Questo non soltanto aveva permesso l'apertura di finestre più ampie sulla facciata, ma soprattutto aveva liberato gli spazi interni dal pesante condizionamento di muri ingombranti e inamovibili.
La lezione di Perret porta il giovane Jeanneret ad elaborare una sua architettura, che si fonda su cinque punti:
1) Pilotis (pilastri liberi non legati da muri di tamponamento) al piano terra, che non soltanto isolano la costruzione dall'umidità del terreno ma lasciano lo spazio disponibile per un giardino o per parcheggiare l'auto.
2) Tetto-giardino: dato che la struttura in cemento armato può sopportare sovraccarichi notevoli, impensabili in precedenza, i solai di copertura diventano terrazzi e sono calcolati in modo da reggere un carico di terra sufficiente per piantarci alberi e fiori
2) Tetto-giardino: dato che la struttura in cemento armato può sopportare sovraccarichi notevoli, impensabili in precedenza, i solai di copertura diventano terrazzi e sono calcolati in modo da reggere un carico di terra sufficiente per piantarci alberi e fiori
3) Pianta libera, cioè spazi interni ripartiti nella più totale libertà grazie allo scheletro strutturale che elimina le murature portanti
4) Facciata libera: essendo la struttura portante costituita solo dai solai orizzontali e dai pilastri verticali, compito esclusivo dei muri resta quello di tamponare i vuoti e questo permette di utilizzare qualsiasi tipo di materiale
5) Finestra a nastro: la facciata può essere tagliata per tutta la sua lunghezza da una finestra, dando così una straordinaria illuminazione interna ed un contatto più diretto con l'esterno.
E dopo queste poche informazioni stile bignami il tour comincia, ça va sans dire, dalla Fondazione Le Corbusier che è ospitata nella Maison La Roche e Janneret, due ville in Rue du Docteur Blanche progettate nel 1923 per il fratello Albert Jeanneret e per l'amico Raoul La Roche, ricco banchiere e collezionista d'arte.
L'interno è un susseguirsi di ambienti che dopo novant'anni continuano ad apparire straordinariamente attuali,
il soggiorno che prende luce dalle alte finestre a nastro
si collega al piano di sopra per il tramite di una scenografica rampa
Arredi fissi appositamente realizzati in loco (qui il tavolo nero dalla superficie a specchio o la originale composizione policroma in cemento) diventeranno un altro suo segno caratteristico inconfondibile e si ritroveranno, variamente declinati, in tutte le sue opere.
In soggiorno non ci sono lampadari ma un diffusore in metallo verniciato che, staffato lungo una parete, illumina con discrezione senza gettare ombra sui quadri
e sopra la porta che si apre sul giardino un ancora più sorprendente tubo con una lampadina all'estremità. Molto sobrio e molto chic.
Altra gran bella villa, che purtroppo abbiamo potuto vedere soltanto dal di fuori, è quella che si trova al numero 53 di Avenue Reille.
Costruita nel 1922 per il pittore Amédée Ozenfant, è la prima opera di Le Corbusier a Parigi. I due si erano conosciuti un paio di anni prima e avevano scoperto di pensarla allo stesso modo, tanto che avevano fondato insieme la rivista L'Esprit Nouveau , ed era stato Ozenfant a inventare lo pseudonimo con cui Charles Edouard Jeanneret firmava i suoi articoli diventando così per tutti e definitivamente, soltanto Le Corbusier.
Nell'Esprit Nouveau Ozenfant e Le Corbusier affermavano la necessità che l'Arte tornasse ad essere espressione di forme geometriche semplici e pure, superando le astrazioni intellettuali di un cubismo che, diventato movimento alla moda, si era involuto in un manierismo svuotato di significato.
Aperta non solo alle arti e alle scienze umane ma anche all'architettura, la rivista divulgava le idee sull'architettura portate avanti già da Adolf Loos, nemico dichiarato di qualsiasi tipo di decorazione.
Ma l'incontro dei due ha avuto una conseguenza ancora più incisiva sulla vita privata del Nostro: Ozenfant era infatti anche animatore di uno spazio espositivo nella sartoria di Germaine Grégoire, sorella di Paul Poiret, celebre couturier dell'epoca. Qui Le Corbusier, o L.C., come amerà firmarsi ogni tanto, si innamora di una delle modelle, Yvonne Gallis. La sposa, e in seguito scriverà: donna di grande cuore e di grande volontà .... angelo del focolare, del mio focolare, per 36 anni.
Rispetto al progetto originario la villa è stata modificata e la primitiva copertura a shed che inondava di luce lo studio del pittore è stata sostituita nel 1946 con la terrazza piana che si vede oggi, mentre all'interno i grandi spazi liberi sono stati suddivisi in tante piccole camere. Forse è stato un bene non poterci entrare
9 commenti:
Cara Dede!
Preambolo inutile...hai fatto un trattato lineare, intelligente, come sempre, potevi insegnare la storia dell'arte alle superiori (l'hai forse fatto?)!
Grazie per queste lezioni stupende, accattivanti, stimolatrici!
Complimenti per le immagini, hai centrato proprio la luce, le linee, la prospettiva che rivelano bene l'architettura di L.C.
Un abbraccio!
Finestre che fanno entrare luce - nastri di luce non coperte da persiane(oddiose invenzioni anti luce)....che bel biniami hai costruito per noi! abbraccio da ponente P
Sempre interessante venire qui ad ascoltarti.
L'ultima villa mi piace moltissimo (posso dire che mi piace di più con la terrazza piatta invece che a "denti", come nel progetto originale?). Che studio meraviglioso doveva essere quello del pittore Poiret con tutta quella luce e quel verde!
Saluti affettuosi
Era veramente un grande. Se penso che gli avevano commissionato addirittura il piano urbanistico della città di Chandigarh in India. Bye&besos
Lezione molto bene espsta. Complimenti.
Io, invece, mi esprimo così:
http://www.archilovers.com/lucio-tuzza/103956/
Grazie tante, davvero.Comincio piano poano a entrare nel mondo di Le Corbusier e spero,seguendoti passo passo, di riuscire anche ad amarlo.Le foto sono bellissime e rendono giustizia a un'architettura che si apprezza anche, e soprattutto,nei particolari
Ma era sul serio un genio! Non avrei mai creduto che la Maison La Roche e Janneret fosse stata progettata quasi cent'anni fa. E' davvero bella e rivoluzionaria.
che dire, grazie a tutti per i commenti come al solito troppo indulgenti
Dede, quanto mi piace quello che racconti! Da ignorante in materia quale sono, imparo sempre qualcosa di più qui da te....
Posta un commento