Grazie all'intervento della principessa Winaretta Polignac-Singer e alle offerte di più di ventimila donatori, Le Corbusier
tra il 1929 e il 1933 realizza l'ambizioso progetto di costruire una casa per cinquecento senzatetto.
In realtà non si tratta solo di una serie di alloggi, il Foyer de l'Armée du Salut in rue Cantagrel, 13esimo arrondissement,
è un grande complesso in cui trovano posto anche gli uffici per i servizi sociali, una mensa con relativa cucina, l'ambulatorio la biblioteca e una palestra
Tutto viene progettato minuziosamente fino ai minimi dettagli
e gli spazi comuni sono illuminati con grandi aperture fisse in vetrocemento, una soluzione architettonica che in quegli anni andava per la maggiore e che viene adottata da molti architetti dell'epoca.
L'effetto è molto suggestivo, ma il vetrocemento è costituito da piastrelle di vetro legate dal calcestruzzo. Non è un materiale coibentato, e se d'inverno la luce naturale contribuisce a mitigare la temperatura esterna, d'estate quei locali diventano un forno crematorio, soprattutto nella zona lungo la parete a sud.
Qualcuno si permette di farlo notare e Le Corbusier isponde stizzito che i suoi detrattori ....si agitano in una confusione perpetua fra le loro reazioni fisiologiche e le loro reazioni psicologiche. Non sanno di cosa parlano e sono ossessionati da idee fisse ed è questa ossessione a guidare le loro proteste. Noi, NOI abbiamo il dovere di non tenerne conto e di proseguire con serenità le ricerche positive e scientifiche.
Ossessioni o no, qualcuno deve aver preso provvedimenti perché il problema sembra oggi superato e gli impiegati si dicono fieri di lavorare in un monumento dell'architettura. Ci hanno perfino omaggiati di una serie di cartoline celebrative pubblicate in occasione dei lavori di restauro dell'edificio, qualche anno fa.
7 commenti:
un mondo nuovo quello di Courbusier...almeno per me. grazie per le 'lezioni' bellissimi! abbraccio, P
Non ho mai amato troppo LC, trovo che all'atto pratico le sue bellissime creazioni siano spesso ideologiche e invivibili. Eppure i tuoi bei post riescono persino a farmelo digerire!
La penso come Mav.E temo che ancora si scontino i danni degli epigoni meno dotati di L.C. in certe ( troppe) architetture di periferia.Ma chissá che piano piano i tuoi post non mi convincano...
veramente neppure io amo incondizionatamente L.C., le sue ville mi piacciono ma i casermoni alveare, tanto per dire, li trovo tremendi e non credo che ci si viva bene. Ma mica si può parlare solo di ciò che ci piace, no?
mai viste case del genere, grazie Dede, mi illumini sempre di + e mi rendi - ignorante
Per quello che posso capirci io, certamente innovativo anche questo progetto, ma (posso?) un po' bruttino...
questa casa a colori mi ricorda molto certi palazzoni delle periferie milanesi, a cui hanno dato qualche colore per mascherarne l'anonima scomodità..
grazie ancora Dede..
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