domenica 22 ottobre 2017

Saint Louis - quarta puntata: il Ponte Faidherbe








La conclusione della  puntate dedicate a Saint-Louis, bella città coloniale dichiarata dall'Unesco patrimonio dell'umanità, spetta di diritto al  ponte Faidherbe, che della città è il simbolo.
Saint Louis  è costruita su un'isola alla foce del fiume Senegal ed è separata dall'Oceano Atlantico da una striscia di sabbia, la Langue de Barbarie, che parte da Nouadhibou in Mauritania e arriva fino alla città. Fino al 19esimo secolo tutti gli spostamenti avvenivano con piccole imbarcazioni, finchè nel 1858 Louis Faidherbe, governatore del Senegal, ordina la realizzazione di un ponte di chiatte capace di trasportare 150 passeggeri, più gli animali e le mercanzie, che molto  presto però  si rivela insufficiente per assorbire il traffico di truppe, cavalli e tutto l'equipaggiamento necessario all'esercito coloniale francese. Viene costruito un secondo ponte di barche, ma  nessuno dei due è in grado di resistere alle piene invernali del fiume, e allora il capitano di fregata Robin, amico di Faidherbe, chiede al Ministro dell'Algeria e delle Colonie d'Africa di approvare la costruzione di un ponte girevole che  permetta  la navigazione delle grandi navi a vapore.  L'inaugurazione avviene il 2 luglio 1865 e   Napoleone III in persona decreta che il ponte verrà intitolato a Faidherbe.


 














L'apertura della ferrovia Saint Louis-Dakar vent'anni dopo incrementa ancora di più il traffico,  e il ponte si mostra ancora una volta inadeguato tanto che  nel 1892 viene smantellato. Parte il progetto di un nuovo ponte e parte anche  la ricerca dei finanziamenti, trovati i quali finalmente  i lavori  possono  cominciare. Verrà a costare  la bellezza di 1,88 milioni di franchi oro e sarà inaugurato nel 1897.
 
Le guide turistiche  ancora oggi si sbizzarriscono a raccontare molte delle leggende fiorite intorno alla sua costruzione. Una  di queste è l'attribuzione della paternità dell'opera a Gustave Eiffel il quale non ha mai avuto nulla a che fare con i progetti, ma  aveva soltanto   partecipato con la sua impresa di costruzioni alla gara di appalto e l'aveva persa. Un'altra leggenda vuole che le strutture metalliche del ponte siano state donate dal governo francese, ma si tratta anche qui di una favola: i documenti provano che la Francia  non ha elargito nessun regalo, c'è stato un regolare prestito accordato dalla Banca Francese all'interesse del 4 per cento. Secondo una leggenda  più curiosa  la struttura  originariamente sarebbe stata commissionata dal re di Romania per un ponte da realizzare  sul Danubio, qualcuno però dice che fosse destinato  all'Austria, e secondo qualcun altro invece avrebbe dovuto essere spedito a  Budapest. Per farla breve:  come siano realmente  andate le cose nessuno lo ricorda più, ma il ponte alla fine è approdato in Africa.     Però  la leggenda più divertente  e incredibile  racconta di una nave carica di misteriose strutture metalliche in viaggio per chissadove e affondata proprio davanti alla città di Saint Louis. Le autorità cittadine che avevano assistito  al naufragio, considerata la botta di fortuna capitata inaspettatamente,  in quattro e quattr'otto avrebbero deciso di recuperarle per costruire  il ponte  praticamente a costo zero.


















venerdì 20 ottobre 2017

Saint Louis - Terza puntata: Guet N'Dar

Dopo il fascino decadente e assonnato della St. Louis coloniale passare alla penisola di sabbia larga poco più di 150 metri che divide l'oceano dal fiume ha l'effetto di una scossa. Guet N'Dar è il quartiere dei pescatori, un luogo  in cui i turisti sono tollerati ma non esattamente benvenuti. 
L'architettura qui  è  molto meno affascinante 
ma il traffico è  caotico 













una grande quantità di gente affolla ogni strada

e quasi ad ogni incrocio si intravvede una squadretta di ragazzini che  gioca a pallone
Sembra veramente di essere su un altro pianeta,  il cui vero cuore pulsante però è la spiaggia da dove ogni giorno partono più di 200 piroghe per tornare solo dopo aver pescato. Dall'alba al tramonto le partenze e gli arrivi di queste imbarcazioni in legno dai colori sgargianti 


che l'oceano mano a mano provvede a sbiadire






 si susseguono senza interruzione, mentre chi è rimasto sulla spiaggia ripara le piroghe o ricuce le reti
















 Bambini che giocano,













 capre che si aggirano tra la sabbia













e tante donne sedute all'ombra (che non si lasciano fotografare)













pronte a correre incontro alle imbarcazioni in arrivo.

 La divisione del pescato infatti compete agli uomini, ma sono le donne a metterlo nelle ceste e, come al solito, a farsi carico di tutto il lavoro che segue. E mentre  gran parte del pesce viene caricato sui furgoni che lo porteranno a Dakar, quel che resta viene scelto e smistato per essere venduto nel mercato allestito direttamente sulla sabbia oppure salato ed essiccato al sole, 
















oppure lo si affumica accendendo la paglia sotto   questi lunghi catafalchi
(continua)

mercoledì 18 ottobre 2017

Saint Louis - seconda puntata: Maison Signare




Sparsi per la città di Saint Louis alcuni (pochi) pannelli riportano qualche scarna indicazione sui monumenti più interessanti della città. Uno di questi, affisso  sul muro di cinta di una bella casa borghese, la definisce Maison Signare.


Il termine Signare,  deformazione africana della parola portoghese Senhora (i portoghesi  furono i primi europei a occupare  l'isola di Gorée nel 1444),  è stato in auge  dal XV fino al XIX secolo. Definiva le donne africane, soprattutto Wolof e Lebous che vivevano in concubinaggio con uomini bianchi. La cosa avveniva in questa maniera: commercianti, funzionari governativi,  militari che venivano mandati in missione nelle colonie, per il rischio di malattie come la febbre gialla o il colera, o la malaria, se ne partivano da soli lasciando a casa  mogli e figli 





Restando lontani da casa per  anni,  combattevano la solitudine legandosi a donne africane, che di solito guarda caso erano bellissime. Magari analfabete, ma sensuali e affascinanti e in materia di affari molto, molto scafate.  Le sposavano con un matrimonio a termine  destinato a durare quanto la  loro permanenza in terra straniera, durante la quale mettevano anche  al mondo un bel numero di figli. 


Quando l'uomo rientrava in Europa lasciava a moglie e figli africani la casa e i beni  che aveva messo insieme e che però non  poteva trasportare, e non era raro che la Signare neoabbandonata mettesse gli occhi su un nuovo arrivato, collezionando così un certo numero di mariti a tempo, ciascuno con il suo bel corredo di case, schiavi  e fiorenti attività commerciali. 











Si era formata così  una casta di famiglie meticce molto facoltose e molto influenti, dedite al commercio della gomma ma soprattutto alla tratta degli schiavi, e  parecchio differenti per condizione economica dal resto della popolazione. I  figli sposavano esponenti dell'aristocrazia o dell'alta borghesia ed erano malvisti sia dalle comunità bianche  che dagli africani, e per tutti erano i bastardi portoghesi.   
Pare che la fortuna delle Signares sia terminata quando le mogli europee, forse grazie alla misure di profilassi ed ai nuovi vaccini, hanno iniziato a trasferirsi in Africa insieme al legittimo consorte.

(continua)






Saint Louis - prima puntata


Nel 1659 su una piccola isola alla confluenza tra il fiume Senegal e l'oceano Atlantico


che i nativi in lingua wolof chiamano Ndar, alcuni colonizzatori francesi, per controllare il commercio sul fiume (principalmente si tratta di commercio degli schiavi) realizzano un piccolo forte, la prima colonia permanente sul territorio senegalese.


Le danno il nome di Saint Louis in onore di Luigi XIV. Un secolo dopo, intorno al 1750, intorno a questo primo insediamento si è già costituita una piccola città di circa tremila abitanti. Il commercio della gomma arabica cresce attirando molti lavoratori e  società commerciali di Marsiglia e Bordeaux aprono filiali a St. Louis, che nel 1838 conta quasi 12 000 abitanti Il traffico marittimo e fluviale sta prendendo sempre maggiore importanza e le banchine naturali sulle sponde dell'isola vengono rinforzate per dare riparo alle imbarcazioni e proteggere la terraferma dalle inondazioni. Nascono i primi magazzini in legno che successivamente diventeranno edifici in muratura. Ancora oggi, allineati uno dopo l'altro sulle banchine settentrionali, rimangono a testimoniare una passata prosperità. Ed è ancora in piedi una gru da 20 tonnellate con motore a vapore, uno dei pochi motori simili  ancora esistenti. 


























L'età dell'oro della città è nell'ultimo quarto del XIX secolo, quando diventa sede sede del Consiglio Generale della colonia, e poi capitale dell'Africa Occidentale Francese che riunisce Senegal, Sudan, Guinea e la Costa d'Avorio. La ferrovia da Dakar a Saint-Louis arriva nel 1885 e segna l'apogeo commerciale della città.

 La città vecchia è scandita da stradine strette e ben allineate


che la dividono in due quartieri: cristiani a sud e musulmani a nord. indigeni e schiavi si stabiliscono alle estremità dell'isola. Le case sono quasi tutte a due piani e sono costruite in muratura; al piano terra grandi stanze utilizzate come negozi si aprono sulla strada attraverso porte in legno.














Un cortile centrale garantisce  l'illuminazione naturale e la circolazione dell'aria in tutti i locali.












Al piano superiore, con ampi balconi dalle balaustre in ferro battuto,













ci sono gli appartamenti della famiglia e le camere in cui dorme la servitù.



Più lontane dal centro città,  lungo un bel viale alberato che sembra piacere parecchio a caprette e montoni ma anche agli  umani in cerca di ombra


le case diventano più  basse e  molto piccole, con  un tetto a due falde in tegole rosse e la porta in legno.   

Per la preghiera del venerdì gli uomini si assiepano intorno alla Grande Mosquée, che è costruita in stile magrebino ma è corredata da un campanile con tanto di campana. Una stranezza che la rende unica e che nessuno è in grado di spiegare.








Oltre all'unica  moschea al mondo con  campanile, Saint Louis vanta anche il primato di possedere una cattedrale (il termine è appena un pochino esagerato, in realtà sembra piuttosto una chiesetta senza troppe pretese)  che è stata la prima chiesa consacrata dell'Africa Occidentale. 
















(continua)












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