Sparsi per la città di Saint Louis alcuni (pochi) pannelli riportano qualche scarna indicazione sui monumenti più interessanti della città. Uno di questi, affisso sul muro di cinta di una bella casa borghese, la definisce Maison Signare.
Il termine Signare, deformazione africana della parola portoghese Senhora (i portoghesi furono i primi europei a occupare l'isola di Gorée nel 1444), è stato in auge dal XV fino al XIX secolo. Definiva le donne africane, soprattutto Wolof e Lebous che vivevano in concubinaggio con uomini bianchi. La cosa avveniva in questa maniera: commercianti, funzionari governativi, militari che venivano mandati in missione nelle colonie, per il rischio di malattie come la febbre gialla o il colera, o la malaria, se ne partivano da soli lasciando a casa mogli e figli
Restando
lontani da casa per anni, combattevano la solitudine legandosi a donne
africane, che di solito guarda caso erano bellissime. Magari analfabete,
ma sensuali e affascinanti e in materia di affari molto, molto
scafate. Le sposavano con un
matrimonio a termine destinato a durare quanto la loro
permanenza in terra straniera, durante la quale mettevano anche al
mondo un bel numero di figli.
Si era formata così una casta di famiglie meticce molto facoltose e molto influenti, dedite al commercio della gomma ma soprattutto alla tratta degli schiavi, e parecchio differenti per condizione economica dal resto della popolazione. I figli sposavano esponenti dell'aristocrazia o dell'alta borghesia ed erano malvisti sia dalle comunità bianche che dagli africani, e per tutti erano i bastardi portoghesi.
Pare che la fortuna delle Signares sia terminata quando le mogli europee, forse grazie alla misure di profilassi ed ai nuovi vaccini, hanno iniziato a trasferirsi in Africa insieme al legittimo consorte.
(continua)
2 commenti:
Confesso che vedendo la foto della prima casa, ho subito pensato che ci fosse lo "zampino" dei portoghesi. Quelle case sono in un certo senso le cugine di quelle padronali che furono costruite nelle roças, le piantagioni di caffè e cacao delle isole di São Tomè e Principe.
"I Portoghesi sono dappertutto", commenterebbero i miei vicini di casa alentejani e il post lo conferma.
Se i portoghesi siano stati dappertutto nel mondo non lo posso giurare, ma quel che è certo è che in Africa hanno lasciato una notevole impronta
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