Dopo il fascino decadente e assonnato della St. Louis coloniale passare alla penisola di sabbia larga poco più di 150 metri che divide l'oceano dal fiume ha l'effetto di una scossa. Guet N'Dar è il quartiere dei pescatori, un luogo in cui i turisti sono tollerati ma non esattamente benvenuti.
L'architettura qui è molto meno affascinante
ma il traffico è caotico una grande quantità di gente affolla ogni strada
e quasi ad ogni incrocio si intravvede una squadretta di ragazzini che gioca a pallone
Sembra veramente di essere su un altro pianeta, il cui vero cuore pulsante però è la spiaggia da dove ogni giorno partono più di 200 piroghe per tornare solo dopo aver pescato.
Dall'alba al tramonto le partenze e gli arrivi di queste imbarcazioni in legno dai colori sgargianti
che l'oceano mano a mano provvede a sbiadire
si susseguono senza interruzione, mentre chi è rimasto sulla spiaggia ripara le piroghe o ricuce le reti
Bambini che giocano,
capre che si aggirano tra la sabbia
e tante donne sedute all'ombra (che non si lasciano fotografare)
pronte a correre incontro alle imbarcazioni in arrivo.
La divisione del pescato infatti compete agli uomini, ma sono le donne a metterlo nelle ceste e, come al solito, a farsi carico di tutto il lavoro che segue. E mentre gran parte del pesce viene caricato sui furgoni che lo porteranno a Dakar, quel che resta viene scelto e smistato per essere venduto nel mercato allestito direttamente sulla sabbia oppure salato ed essiccato al sole,
oppure lo si affumica accendendo la paglia sotto questi lunghi catafalchi
(continua)
2 commenti:
Questi scorci del Senegal che ci racconti sono sempre più interessanti e mai banali. Le decorazioni multicolori delle barche mi ricordano un po' quelle dei camion in India.
Non sono mai stata in India. Magari, se la figlia emigrante.....
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