Il film era carino ma, effettivamente, non tanto memorabile da restare indelebilmente impresso nella memoria, e così i proprietari del Grand Colbert hanno pensato saggiamente di mettere in vetrina la locandina, che non si sa mai.
L'espediente non sarà dei più eleganti ma funziona, e i turisti si fermano, ricordano, e parecchi decidono di entrare. Anche perchè, va detto, il menu appeso fuori riporta prezzi non proibitivi.
Del gregge di questi allegri babbioni facciamo parte anche la mia amica Elena ed io, che dopo aver fatto finta di essere impermeabili a queste basse sollecitazioni, decidiamo di andarci a pranzo.
L'interno in stile Belle Epoque fà tanto Hello Dolly e se i camerieri arrivassero cantando e ballando non si resterebbe poi molto stupiti. L'atmosfera è un po' artefatta, d'accordo, ma non siamo mica entrate per cercare il pelo nell'uovo.
Ordiniamo Cesar salad e cafè gourmand, scattiamo una quantità di foto e prima di tornare in giro a farci bollire i piedi facciamo un salto alla toilette, dove troneggia un maxischermo che trasmette incessantemente il film. Sempre quello, da mattina a sera, tutti i santi giorni dell'anno.
Usciamo lasciando all'inserviente una buona mancia e tutta la nostra solidarietà.
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