Nel 1901 Pirandello vive a Roma, ha già pubblicato qualche raccolta di poesie e il suo primo romanzo, L'Esclusa, ma per mantenere la famiglia insegna ancora Stilistica Italiana all'Istituto Superiore di Magistero; il suo matrimonio con Maria Antonietta Portulano è stato combinato e non si può definire felice nonostante la nascita di tre figli. Ha una sorella, Lina, che vive a Torino col marito. Lina trascorre solitamente l'estate a Coazze, un piccolo paese di mezza montagna tra la Val di Susa e la Val Sangone, e invita il fratello a raggiungerla. Dovrebbe essere una vacanza di un paio di settimane
al massimo, invece la famiglia si ferma dal 23 agosto ai primi di ottobre del 1901, più di un mese durante il quale lo scrittore raccoglie nel Taccuino di Coazze impressioni e appunti sul luogo e sulle persone, ne annota le abitudini, i gesti ed il linguaggio quotidiano. Gli piace il fluire delle acque del Sangone che rendono il panorama così diverso da quello agrigentino e stringe amicizia con il signor Prever che lo accompagna nelle escursioni al colle Braida.
Sembra proprio che questo posto gli sia congeniale, e sicuramente tra le cose che apprezza in particolar modo c'è il motto che ancora oggi campeggia sul campanile della chiesa,
che lo scrittore riprende quasi tale e quale nel titolo di una sua commedia di una ventina di anni dopo, Ciascuno a suo modo.
E sono parecchie le opere in cui si ritrova qualche riferimento a Coazze, che Pirandello ribattezza Cargiore, a partire dalle novelle Gioventù e La messa di quest'anno che vi sono ambientate
E' nato a Cargiore anche Giustino, il protagonista di un romanzo del 1910, Suo
marito, che verrà ripubblicato negli anni quaranta col titolo di Giustino Roncella nato Baggiòlo.
Giustino, un piccolo impiegato, è il marito di Silvia la quale diventa scrittrice di successo. Giustino ne diventa l'agente, tratta con gli editori e i giornalisti e si dimostra in gamba, molto. Per questo suscita l'invidia dei colleghi che lo mettono in ridicolo anche agli occhi della moglie, fino a che lei lo molla per un maturo scrittore.
Nel romanzo entra in scena anche Torino: infatti proprio al Teatro Alfieri Giustino, nascosto in un palco dell'ultima fila, assiste alla prima trionfale del dramma scritto dalla moglie Silvia da cui è da tempo separato.
Si teneva in fondo per non farsi scorgere. Sul suo capo già la piccionaia strepitava,
veniva dal basso, dai palchi, dalla platea il fragorio,
il fermento delle grandi serate. Il teatro doveva esser pieno e splendido.
E la familiarità di Pirandello nei confronti di Torino emerge anche nel Fu Mattia Pascal, quando l'ex bibliotecario, oramai divenuto Adriano Meis, ricorda
....un tramonto a Torino, nei primi mesi di quella mia nuova vita, sul lungo Po
presso al ponte che ritiene per una pescaja l'impeto delle acque che vi fremono irose:
presso al ponte che ritiene per una pescaja l'impeto delle acque che vi fremono irose:
l'aria era di una trasparenza meravigliosa, tutte le cose parevano
smaltate in quella limpidezza e io, guardando, mi sentii così ebbro della mia libertà
che temetti quasi d'impazzire