Incassato in Place Beaubourg, di fronte al Centre Pompidou
c'è un piccolo edificio protetto da muri in cemento un po' tetri. Ospita una mostra permanente delle opere dello scultore Constantin Brancusi e non si tratta di un progetto originale, ma è la ricostruzione dell'autentico atelier dell'artista fatta da Renzo Piano. Le opere che lo scultore aveva lasciato in eredità allo stato francese, così come gli attrezzi e i calchi,
tutto quanto è stato ricollocato esattamente come nel vecchio laboratorio,
una più che modesta boita con il tetto in lamiera dalle parti di Montparnasse, e l'operazione è stata possibile perchè lo scultore aveva lasciato anche una grande quantità di appunti, taccuini e foto
con la precisa indicazione che tutto venisse conservato così com'era. Poco dopo la sua morte, avvenuta nel 1957, la boita però era stata demolita, e solo quarant'anni dopo, nel 1997, finalmente l'atelier è stato ricostruito uguale uguale (tetto di lamiera a parte), e Piano è riuscito a ricreare perfino la stessa bellissima luce che spioveva dai lucernari.
E ora che vi ho fatto vedere l'atelier, vi racconto che Constantin Brancusi nasce in un piccolo villaggio della Romania nel 1876. Studia alla Scuola di Arti e Mestieri
di Craiova, poi alla Scuola di Belle Arti di
Bucarest, nel 1904 va a Parigi dove si iscrive
all'Ecole des Beaux-Arts nel 1905. Conosce Auguste Rodin e ne resta grandemente colpito, stringe amicizia con Amedeo Modigliani, Fernand Léger, Henri
Matisse, Marcel Duchamp Henri Rousseau, Tristan Tzara, Francis
Picabia
Con Modigliani l'amicizia era nata grazie ad un mecenate, Paul Alexandre, e Brancusi aveva anche convinto l'amico a sperimentare la scultura. Purtroppo respirare la polvere che si crea scolpendo non è esattamente l'ideale per un malato di tubercolosi, e così il pittore livornese aveva ben presto dovuto desistere. Ma questa è un'altra storia.
Nel 1913 Brancusi presenta alcune sue opere a New York e l'anno dopo Alfred
Stieglitz gli allestisce la prima personale.
Ottiene grande successo tanto che negli anni seguenti gli vengono allestite a New York altre mostre personali, ed è proprio in una di queste occasioni che nasce il caso Brancusi,
una scultura dalle forme molto stilizzate che il funzionario della dogana rifiuta di catalogare come opera d'arte. Questo strano oggetto secondo lui è un Kitchen Utensil e quindi non può ottenere l'esenzione fiscale (duty free) prevista per le opere d'arte.
Un'onta che Brancusi, e Duchamp che lo accompagna, non possono proprio digerire e anche se i 240 dollari di tassa vengono pagati, subito dopo Brancusi intenta causa contro gli Stati Uniti.
Il processo dura due anni, i testimoni a favore sono personalità della cultura tra cui il fotografo Edward Steichen, e le cronache riportano un dialogo piuttosto surreale tra lui e il giudice:
Lei come lo chiama questo?
Lo chiamo come lo chiama lo scultore, oiseau, cioè uccello
Come fa a dire che si tratti di un uccello se non gli somiglia?
Non dico che è un uccello, dico che mi sembra un uccello, così come lo ha chiamato l'artista
E solo perché lo ha chiamato uccello, questo le fa dire che è un uccello?
Si, vostro Onore
Se lei lo avesse visto per strada, lo avrebbe chiamato uccello? Se lo avesse visto nella foresta, gli avrebbe sparato?
No, vostro Onore
Il dibattito è molto teso e infuocato, ma alla fine la sentenza è completamente a favore di Brancusi in quanto
L'oggetto considerato... è bello e dal profilo simmetrico, e se qualche difficoltà può esserci ad associarlo ad un uccello,
tuttavia è piacevole da guardare e molto decorativo,
ed è inoltre evidente che si tratti di una produzione originale
di uno scultore professionale.
accogliamo il reclamo e stabiliamo che l'oggetto sia duty free.
3 commenti:
Grazie mille per aver segnalato questa ennesima perla nascosta, sei una miniera di scoperte:-)
Bellissima storia, non la conoscevo! L'atelier di Brancusi invece l'ho visto è mi è piaciuto tantissimo.
Effettivamente qualche volta faccio molta fatica a considerare quello che vedo un'opera d'arte...ma sono molto ignorante in materia, mi baso solo sulle emozioni che mi trasmette quello che sto osservando. Povero Brancusi....
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