mercoledì 16 gennaio 2013

16 gennaio 1938 - il Jazz entra alla Carnegie Hall



Alla metà degli anni trenta Benny Goodman è all'apice  della  carriera: stella assoluta della radio, delle sale da ballo e del cinema, è oramai per tutti il re dello swing ma quando il suo impresario  propone che l'orchestra si esibisca nella mecca della musica colta americana, la mitica Carnegie Hall   l'idea sembra quanto meno stravagante e perfino  Goodman  si mette  a ridere.






























Una volta assodato però che di stravagante non c'è proprio niente e che la proposta è così seria che più seria non si può,   Goodman accetta la sfida e si mette al lavoro. Dispone già degli arrangiamenti del leggendario Fletcher Henderson e di una band stratosferica: Harry James alla tromba, Lionel Hampton al vibrafono e Gene Krupa alla batteria,  ma per la jam session finale si assicura la presenza di altri grandissimi musicisti delle band di  Duke Ellington (il suo monumento è qui, e qualcos'altro su di lui avevo scritto anche  qui ) e Count Basie, come dire il meglio del meglio all'epoca sulla piazza. Il concerto realizza il tutto esaurito già molte  settimane in anticipo  nonostante il costo  del biglietto arrivi a    2,75 dollari. 
Goodman e i suoi offrono una performance  trascinante  destinata a  passare alla storia:   il pubblico si mette addirittura  a ballare sotto il palco  e nelle corsie tra le poltrone, e quando Jess Stacy  si produce in uno splendido (e non previsto) assolo su  "Sing, Sing, Sing," travolgente  numero finale della serata,  il teatro  viene letteralmente giù per gli applausi. 


La diretta  radio richiama un numero enorme di ascoltatori e il  concerto  viene anche registrato, ma con scarsa lungimiranza è stato predisposto  un solo microfono sul palco, e la registrazione non è delle migliori. Per  alcuni anni si dirà che è andata  perduta e soltanto una decina di anni dopo saltano fuori alcuni acetati da cui  la casa discografica pubblica  un album che diventa in breve uno dei primi LP a vendere più di un milione di copie. Alla fine degli anni novanta si scoprirà che a partire  dagli acetati originali qualcuno aveva  realizzato dei  master in alluminio da cui è stato possibile ricavare ristampe in CD di alta qualità.  






3 commenti:

Grazia ha detto...

Benny Goodman, Carnegie Hall, jazz, allegria, ritmo: nel tuo post c'è tutto.

Carla ha detto...

Come immaginavo non deludi mai e anzi, sei riuscita anche a farmi venire un brividino dietro alla schiena!

MJ FALCÃO ha detto...

Quanto mi è piacciuto! Adoro jazz, e il tuo post è bellissimo e racconta tante cose interessanti!
Bacio

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