mercoledì 18 aprile 2012

Appena fuori Bruxelles, il Museo Hergé





Non essendo mai stata una grande lettrice di fumetti, di  Tintin fino a qualche settimana fa conoscevo  a malapena l'esistenza, e solo perché anni addietro aveva provveduto   ad informarmene il mio consorte, molto più ferrato di me in materia. 
Per fortuna  una  Amica di Blog  mi è venuta in soccorso,  e così, quando sono arrivata  a  Louvain-la-Neuve, venticinque chilometri da Bruxelles,  la mia abissale ignoranza sul reporter con il ciuffo  e sul suo autore Georges Prosper Remi detto Hergé,   si era leggermente  diradata.


































Si capirà perciò che al Museo Hergé ci siamo andati non per amore di  Tintin, ma per vedere la realizzazione di   Christian dePortzamparc,  primo architetto francese ad essere insignito, nel 1994,  del Pritzker Architecture Price,  e non so se mi spiego.


















Il progetto era partito  nel  2001 ma ci sono voluti sei anni prima che  i lavori avessero inizio. Costati   parecchi milioni di euro, si dice addirittura diciassette, e  finanziati in toto  dalla moglie di Hergé, Fanny Rodwell, portano alla costruzione di un edificio spigoloso dalla facciata completamente  bianca interrotta  da enormi vetrate.



All'interno il  volume,  scomposto in   blocchi netti  colorati come caramelle,   dà l'effetto di    una piccola città uscita dalla matita di Hervé,  non esistono chiaroscuri  non esistono ombre e, come dire, non esistono incertezze,   i visitatori sembrano figurine a due dimensioni  dentro  un grande cartone animato

  



si passa da un volume all'altro per mezzo di sinuose passerelle  che portano il visitatore a conoscere l'autore ed i suoi personaggi  attraverso un percorso  affascinante e ricco di  disegni, filmati, fotografie, arredi. Ci sono anche  molti strumenti del mestiere, matite circoligrafi pantografi, che riportano a galla ricordi  di un passato che non è  così lontano nel tempo, eppure sembra distante anni luce



Purtroppo occhiuti vigilantes permettono  di fotografare esclusivamente dal piano terra e non dalle passerelle, e c'è da chiedersi  perché, dal momento che da lì non sarebbe possibile  carpire  immagini degli oggetti esposti. Peccato,  l'effetto sarebbe stato molto ma molto  più suggestivo










10 commenti:

bucciadilimone ha detto...

ho scoperto il tuo blog, mi piace molto. mi piace l'architettura ma non ho mai avuto modo di approfondirla come vorrei!
Un caro saluto
elisa

dede leoncedis ha detto...

cara bucciadilimone qui non è che si approfondisca tanto, giusto un piccolo assaggio. grazie per la visita

Margot ha detto...

Ciao Dede, ho bei ricordi di Bruxelles. E poi sono un'amante non dei fumetti in generale, ma di Tintin sì. Questo fumetto ha un fascino d'altri tempi e lo adoro...Ti seguo per viaggiare con te ;-)

Anonimo ha detto...

Cara Dede, arricchisce visitare il tuo blog, che non presenta la solita passione culinaria. Non sono un architetto, ma amo l'arte in tutte le sue sfaccettature e in più ci accomuna il JAZZ anche se la musica classica la metto al secondo posto,(mia madre mi ha trasmesso questo interesse) Amo pure leggere, cinema e viaggi, ma da sola no.
Con simpatia Paola

dede leoncedis ha detto...

care new entries Margot e Paola grazie mille per la visita e spero di non deludervi!

Duck ha detto...

Un luogo decisamente singolare. Mi piace molto il fatto che l'architetto abbia cercato di ricreare un'atmosfera da fumetto, anche se la struttura mi mette un filo d'angoscia, non so perché.
Saluti!

Grazia ha detto...

Cara Amica di blog, lo sapevo, lo sapevo che il museo Hergé ti sarebbe piaciuto: ha lo stesso tratto nitido dei fumetti di Tintin.
La prossima volta che torni a Bruxelles (perche torni, vero ?) facciamo insieme il percorso Tintin, così dopo ti "rubo" un po' di fotografie. Un abbraccio tintinesco

dede leoncedis ha detto...

Duck dalle vetrate entra una luce bellissima e gli scorci sempre diversi ad ogni passo sulle passerelle trasmettono allegria, non è possibile provare angoscia lì dentro, credimi.
Grazia questo blitz bruxellesco è stato solo un apripista, o almeno questo è quello che spero.

Gracie ha detto...

Bello il posto, interessante e inusuale. Mi è capitato di frequente (purtroppo aggiungerei) di ammirare più il luogo di una mostra, che non la mostra stessa....

dede leoncedis ha detto...

succede sovente anche a me, Gracie

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