venerdì 14 ottobre 2011

Montmartre, terza puntata. Dove si va per statue, busti e targhe

Siamo a  Montmartre,  Place Aymé. Un  uomo di  bronzo passa con grande naturalezza  attraverso  un muro di pietra.




La nostra  Guida CLUP, che è piena di indicazioni curiose e  giudizi spiritosi,  e pienissima  di indirizzi sbagliati (e per questo colpevole di averci fatto scarpinare inutilmente per chilometri  AAARGH!!),  diceva trattarsi di un'opera di Jean Marais:  Le Passe-Muraille. 
Sembrava interessante, e ci siamo fiondati di corsa, pensando che si trattasse di un caso di omonimia
visto e considerato che  l'unico Jean Marais che avessimo  mai sentito nominare era  l'attore. 

Il bellissimo, e se ricordo bene  anche simpatico,  protagonista della Bella e la Bestia e per anni  compagno  di Jean Cocteau.  



Non era un caso di omonimia, Jean Marais è stato  attore e  scultore, e questa  realizzazione è  un omaggio a  Marcel Aymé , lo scrittore a cui è intitolata la piazza. Le Passe-Muraille è  Dutilleul, un anonimo  travet a cui la natura ha fatto dono della facoltà di passare attraverso i muri. Un bel giorno, stufo delle angherie  dell'odioso capufficio, decide di usare finalmente questo potere, mai sfruttato prima, per vendicarsi.  Compare nella stanza all'improvviso,  sbeffeggia e  provoca finchè il capufficio  finisce in casa  di cura. Nel frattempo però Dutilleul  ha preso gusto ad attraversare i muri  e ne approfitta  per diventare il più famoso ladro di gioielli di Parigi. Diventa un eroe, la gente lo ammira e lo applaude e   finalmente arriva anche per lui il   momento di notorietà  sempre sognato. Fino al giorno in cui,  inghiottito per errore l'antidoto, non resta  imprigionato per sempre dentro una  parete.  




La storia, che ero certissima  di non aver mai letto, mi era stranamente familiare anche se non riuscivo a ricordare dove caspita l'avessi potuta sentire. Ci sono arrivata solo quando ho letto che nel 1950 o giù di lì dal racconto  era stato tratto un film: é lì che si è accesa la lampadina: Garou Garou!  Il travet che attraversava i muri era il Garou Garou del film.
Avevamo in soggiorno un catafalco grosso come un armadio che bisognava accendere  con  almeno un quarto d'ora di anticipo perché si  scaldasse, e noi  lì davanti, seduti in religioso silenzio  ad aspettare  l'immagine che si materializzava  lentamente, come in una sorta di  arcano miracolo.  In quanto a programmi, non c'era granchè da scegliere: il  canale era uno solo,  le trasmissioni duravano si e no quattro  ore al giorno compresa la tivù dei ragazzi, e si prendeva quello che passava il convento. Che era comunque tutta roba di gran lunga migliore di tante  ignobili  schifezze che  ci infestano oggi. Il  lunedi ad esempio,  davano il film, ed è così che  ho potuto conoscere   monsieur Hulot,  l'Alec Guinness nella Signora Omicidi,  e anche Garou Garou.


E dopo questa digressione arcaico-nostalgica che immagino priva di interesse per chiunque, a parte  la sottoscritta, ricominciamo a zigzagare.










Tralascio di citare  il Lapin Agile, lo conoscono tutti e non c'è bisogno che ne parli anch'io, e cito soltanto per dovere di cronaca l'insegna della Bonne Franquette, nel cui giardino Van Gogh dipinse uno dei suoi centomilioni di capolavori ( ma come avrà  fatto a sfornarne così tanti).





Basta girare l'angolo e si entra in un altro mondo,  che sembra lontano anni luce  dalla ressa chiassosa  di Place du Tertre,  







 
C'è la  piccolissima Allée  des Brouillards, ad esempio. E' una stretta viuzza pedonale,



























una passeggiata  disseminata di  aiuole, una  ininterrotta cortina verde che protegge   le case dalla curiosità dei passanti (come noi, sigh)









Dietro questo cancello blu dove il  numero 6 e  si legge a malapena

 Auguste Renoir ha abitato abbastanza a lungo, almeno  per il tempo di far venire al  mondo suo figlio  Jean.

 E appena un portone prima, al numero 4, ha abitato Jean Pierre Aumont, attore un tempo notissimo anche alla cronaca rosa. Anche se metterei la mano sul fuoco che a lui piaccia di più esser ricordato per i suoi film, e uno tra tutti  Effetto Notte di Truffault



 
Continuando a scendere per rue d'Orchampt si arriva a Place Dalida. Jolanda Gigliotti ha abitato per venticinque anni nella casa in fondo alla via dove ora c'è una targa ricordo. C'è anche un brutto busto,  una specie di  maschera mortuaria pettoruta che non ha niente a che vedere con i lineamenti androgini della donna  affascinante che è stata Dalida.   




Sulla Rue Lepic si incontra  Le Moulin de la Galette, ultimo rimasto  dei tanti mulini che costellavano la collina all'epoca di  Toulouse Lautrec,  
e proseguendo sulla stessa via, al numero 54  c'è  la casa in cui Van Gogh visse per un paio d'anni,  ospite del fratello Theo. 



 

Se dopo essere andati su e giù per tutta Montmartre i vostri piedi non sono ancora scesi in sciopero, non lasciatevi sfuggire  Avenue Junot. Le case sono tutte molto belle ed eleganti,  ma al numero 15 ce n'è una  particolarmente notevole, ed è la casa cubista che nel 1926 Adolf Loos    progettò per  Tristan Tzara  il fondatore del dadaismo.

  



9 commenti:

Nela San ha detto...

Eh bien, come si suol dire, prendo nota: abbandonare la guida Clup e stampare i post di Dede prima di partire per Parigi. Questi post sono una delizia e quasi quasi potrebbe essere citato nel mio blog fra le Statuae Manent. Bye&besos

Grazia ha detto...

Ha ragione Nela: altro che guide ! I tuoi post biosogna stamparli: e chissà che a forza di leggerti non finisca per amare anche Parigi (per ora sono vittima del pregiudizio belga sui francesi). Ti segnalo che a Ferrara c'è una mostra sulla Parigi degli anni folli che forse ti potrebbe interessare.Un abbraccio

Paula Feldman ha detto...

Credo che viaggiare con voi è la parte della giornata che piace di più! Grazie, P

giacy.nta ha detto...

Grazie per il giro, Dede! Bellissimo l'edificio Dada :-)

Antonietta ha detto...

Cara Dede si deve solo seguirti...sei una guida capace, amante del bello e del piccolo senza chiasso...una cosa rara oggi...pensa ho iniziato da una settimana la scuola e già sono senza voce...perchè l'urlare, purtroppo è brutta usanza a scuola...i bimbi tra loro urlano e io cerco di calmarli con il regolare il respiro...ma dura 10 secondi e poi URLA...non si è + capaci di parlare piano e di osservare il piccolo che ci circonda...Baci

dona ha detto...

Affascinante, compresa la digressione sulla TV che condivido e sottoscrivo. Io, anche se arrivata qualche anno dopo, sono comunque venuta su col bianco e nero, le Kessler, e i romanzi sceneggiati.

Mav ha detto...

Quelli della Clup dovrebbero assumerti!

simoff ha detto...

Divertentissimo il video!!! e ancora altre belle scoperte...continuo la visita della mia adorata Parigi in tua compagnia...

Gracie ha detto...

Bisognerà che ci torni presto a Parigi, perchè questa passeggiata me la sono persa.....

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