In realtà più che una seconda puntata questa dovrebbe essere un'appendice della prima, visto che parliamo del già citato Bateau Lavoir.
Era un laboratorio di pianoforti che stava andando in malora quando il proprietario capì che, se voleva ricavarci un po' di soldi, era il caso di ristrutturarlo in tanti piccoli appartamenti da affittare. Non so se all'epoca questa fosse una pratica abituale, ma in ogni caso è stata un'idea vincente (e ha fatto proseliti). Fatto sta che da questa ristrutturazione vengono fuori dieci alloggetti. Sono privi di acqua e di servizi, gelidi d'inverno e troppo caldi d'estate, di avere l'elettricità non se ne parla, ma l'affitto è abbordabile e tanto basta. Nel 1890 arriva il primo pittore, Maxime Maufra, ma sarà Picasso l'inquilino che farà convergere qui una schiera di artisti fino ad allora squattrinati e sconosciuti, che rappresenteranno il fulcro di tutta l'arte del novecento. La lista è a dir poco impressionante: ci sono Braque e Max Jacob, Apollinaire, André Salmon, Juan Gris, Gertrude Stein e il fratello Leo, Fernad Léger, Robert Delaunay, Picabia, e anche Gauguin, tornato dal primo viaggio a Tahiti.
Una notte Modigliani, strafatto dall'oppio e dall'assenzio, dà fuori di matto e distrugge una qualche decina di tele, un po' sue e un po' dei colleghi.
E nella piazza avviene l'incontro tra Picasso e Fernande Olivier. Lei racconterà in seguito che stava passeggiando quando Picasso le mette in mano un gattino. "Io sorrisi, e lui mi accompagnò a vedere il suo studio". Ne esce dopo parecchio tempo, quando ormai Picasso si è innamorato di un'altra.
Prima però che l'amore finisca Fernande fa' in tempo a occuparsi di un altro degli eventi del Bateau Lavoir, un memorabile banchetto in onore di Henri Rousseau che è passato alla storia.
Fernande ci disse che si stava preparando un banchetto per Rousseau, del quale lei stessa s'occupava. Ma chi era Rousseau? Non sapevo ma insomma non importava, visto che si trattava di un banchetto e sarebbero venuti tutti quanti, noi comprese. Il sabato seguente in rue de Fleurus tutti parlavano del banchetto in onore di Rousseau ....Si seppe che giorni prima Picasso aveva scovato a Montmartre un grande ritratto di donna di mano di Rousseau e l'aveva comperato. La celebrazione era in onore dell'acquisto e del pittore. Si annunciava una gran cosa. Frenande mi parlò assai delle portate ... aveva ordinato da Félix Potin, gli spacci gastronomici uniti dove preparavano piatti su ordinazione. Guillame Apollinaire, essendo molto intimo con Rousseau, l'aveva indotto a promettere di venire e ce l'avrebbe condotto; sarebbe stata una riunione molto rigolo, ch'è la parola montmartroise favorita per designare una riuscita ricreazione. Ci saremmo dovuti trovare tutti in quel caffè ai piedi di rue Ravignan, prendere un apéritif per poi salire allo studio di Picasso e metterci a tavola. Infilai il mio cappello e ci recammo a Montmartre, dove tutti ci recammo nel caffè. ... Apparve Fernande: grande, agitata e infuriata da non dirsi: "Félix Potin" annunciò "non ha mandato il pranzo". Alla grave notizia tutti quanti parvero annientati ma io, forte del mio stile americano, dissi a Fernande "Su presto, telefoniamo" A quei tempi in Parigi nessuno telefonava, tanto meno poi al negozio dei commestibili. Ma Fernande ci stette e filammo via. Dappertutto dove capitammo, o non c'era telefono, o se c'era non funzionava; alla fine ne trovammo uno buono, ma da Félix Potin avevano chiuso e nessuno rispose alle nostre chiamate. Fernande aveva perso interamente la testa, ma alla fine la persuasi che mi enumerasse tutte le provviste che Félix Potin avrebbe dovuto mandare; allora di botteguccia in botteguccia per tutto Montmartre trovammo di che sostituire, tanto più che Fernande annunciò di aver preparato tanto riz à la Valencienne da bastare a riempire qualunque mancanza. E così fu.
Tutti presero posto e cominciarono a mangiare il riso e le altre portate, dopo naturalmente che Guillame Apollinaire e Rousseau ebbero fatto il loro ingresso, che fu quasi subito, in una salva di applausi frenetici.....
A questo punto tutti avevano sparecchiato e si passò alla poesia. Sì, ma prima Frédéric del Lapin Agile e dell'università degli Apaches ci aveva fatto una visita col suo solito compagno, l'asinello, e bevuto un bicchiere, se n'era andato. ...... André Salmon balzò sul tavolo e vociferò un elogio, diede di piglio a un bicchierone e lo tracannò intero e di botto, perduta la testa, ubriaco fradicio prese ad attaccar lite. Gli uomini gli balzarono tutti addosso, le statue barcollarono. Braque, ch'è un giovanotto grande e grosso, abbrancò una statua per braccio mentre il fratello di Gertrude Stein,
altro giovanottone, cercava di difendere dai malanni il piccolo Rousseau e il suo violino. Tutti gli altri, Picasso in testa, perchè Picasso benchè piccolo è robusto, trascinarono Salmon nello studio di fronte e ve lo chiusero. Ritornarono tutti e ripresero i posti. Da quel momento la serata trascorse senza incidenti.
Gertrude Stein - Autobiografia di Alice Toklas - Traduzione di Cesare Pavese - Mondadori 1963
2 commenti:
Che storie straordinarie, vero Dede?E pensare che tutta l'arte del XX secolo è nata là, tra giovani che amano gli scherzi ( e il bere) e che reiventano la vita e la pittura in uno stretto giro di strade, di locali, di compagnie.Non c'entra niente( o forse c'entra molto) ma mi. ricorda " le prime prove" del Rinascimento fiorentino stretto,stretto tra poche vie e tra persone che si conoscono e che allo steso modo amano gli scherzi e le conversazioni e un modo nuovo di fare arte tutto da inventare.
Grazie del racconto( e grazie del link)
sempre affascinante venire a viaggiare da te
Serena notte carissima
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