Se vi trovate a passare sulla statale Torino-Susa, date un'occhiata alla vostra sinistra nel tratto tra Rivoli ed Avigliana, vedrete un viale di platani.
Fidatevi di me e prendetelo, accumulerete un piccolo ritardo sulla tabella di marcia (mezz'ora, minuto più minuto meno) ma vedrete uno dei più bei monumenti religiosi che costellano questo tratto della via Francigena: la Precettoria di S. Antonio di Ranverso.
Fondata dai monaci Antoniani provenienti dal Delfinato di Francia sotto quello che ai giorni nostri si definirebbe l'alto patrocinio di Umberto III di Savoia, era composto da Monastero, Chiesa e Ospedale.
Dell'ospedale è rimasto solo un pezzo della facciata, ma all'epoca era un importante punto di riferimento, vi si accoglievano i lebbrosi e i malati di herpes zoster, infezione ancora oggi dolorosissima conosciuta anche come Fuoco di sant'Antonio, e che venivano curati con grasso di maiale. I conventuali della Precettoria, alcuni erano religiosi ma i fratelli antoniani erano principalmente dei laici, vestivano un saio nero su cui era cucita una Tau, curioso mix tra una croce (in onore di Gesù Cristo) una stampella (simbolo dell'aiuto che si dava ai malati) e la lettera greca sinonimo di prodigio, forse alludendo al prodigio della guarigione, ma questo me lo sto inventando e non metto la mano sul fuoco. Questa Tau la ficcano un po' dappertutto, la scolpiscono sui capitelli la dipingono sulle volte della chiesa, la cuciono sul vestito degli ammalati e la marchiano a fuoco sulla groppa dei maiali. La prima che balza agli occhi è la Tau nera scolpita sulla grossa stele in pietra posta proprio davanti alla Chiesa, e che di primo acchito ho creduto una faccia incorniciata da una zazzera alla paggio. Mi dispiace che all'interno sia proibito fotografare, sarebbe stato interessante mostrarvi l'immagine di sant'Antonio con un maialino accucciato ai piedi, come altrettanto interessante sarebbe stato vedere come la Tau ritorni come leit motiv ad ogni angolo di tutto il complesso. Diritti di immagine lo vietano, e pazienza
Umberto III, che verrà poi beatificato, era nato ad Avigliana (come le mie figlie, ma questo ha poca rilevanza) era lui ad aver scelto il luogo di Ranverso o Inverso, proprio per la vicinanza con la sua città natale.
Qui bisogna dare una piccola spiegazione: l'antica strada romana attraversava la Dora a Ferriera di Avigliana lungo la riva sinistra, cioè sull'indiritto del versante, meglio esposto al sole. Purtroppo da quella parte il fiume esondava sovente, e dopo una ennesima riparazione la gente lasciò perdere la faccenda del sole e si rassegnò a ricostruire la strada sul versante inverso, o ranverso.
La chiesa originaria risale alla fine del XII secolo, era composta di una sola navata con un'abside semicircolare e un campanile basso. Un centinaio di anni dopo però si comincia a metter mano alle decorazioni e pitture all'interno e agli ampliamenti, parecchi, e ad un certo punto viene realizzato il portico d'ingresso coi tre archi. Il rosone da cui la chiesa prende luce si trova esattamente dove dovrebbe venir realizzata la
ghimberga centrale, (la ghimberga è il timpano dal frontone allungato che corona i portali di molte chiese gotiche). Non lo si può chiudere perchè si toglierebbe la luce all'interno, e allora, alla faccia della simmetria, la ghimberga viene costruita appena un po' disassata.
E se non fosse per quel benedetto rosone, nessuno se ne accorgerebbe. Dite quello che volete, ma è una trovata geniale.
Spettacolari poi sono le decorazioni fatte con formelle laterizie che riproducono lussureggianti fiori foglie e frutta e non fanno minimamente percepire la povertà del materiale.
Il portico è molto sobrio, con volte a crociera e bei pilastri a colonnine sormontati da capitelli in pietra grigioverde
E tra le pitture di ispirazione religiosa delle volte spunta una caravella. (Perchè E' una caravella, vero???) Forse un riferimento ai viaggi dei pellegrini per arrivare a Gerusalemme, ma è solo una mia supposizione.
All'interno si può vedere il chiostro. Che sia suggestivo è inutile dirlo, mai capitato di vedere un chiostro che non lo fosse.
L'interno della chiesa, come ho già detto, è infotografabile, e dovrete accontentarvi soltanto di leggere che accoglie dei capolavori, a partire dal grande polittico di Defendente Ferrari, donato dalla città di Moncalieri per un voto fatto durante una pestilenza, per arrivare alla Salita di Cristo al Calvario firmata (e non è una metafora, c'è proprio la firma per esteso, l'unica vergata dall'artista su una sua opera) di Giacomo Jaquerio. Opere straordinarie, non esagero. E dato che non li ho potuti fotografare, non avete scuse e dovrete venirli a vedere di persona.
P.S. E' una Chiesa molto gettonata per i matrimoni e credo che mezza Torino si sia sposata qui, anche mia sorella, circa trent'anni fa.