venerdì 22 luglio 2011

Il Palio dij Cossot

Della battaglia combattuta nel 1678 tra gli Alpignanesi e l'esercito del Re Sole io francamente non avevo mai sentito parlare, ma la cosa non mi sorprende dal momento che, come mi disse qualcuno molti anni fa, io possiedo un grosso bagaglio di lacune.


Sono talmente tante le nozioni  che ho dimenticato, che una in più o una in  meno non fa' poi tutta quella gran differenza, e in ogni caso la questione non riveste nessunissima rilevanza  agli occhi degli Alpignanesi che  di questa  battaglia  da una dozzina di anni   mettono  in scena una rievocazione storica  durante il  palio dij cossot,  una delle innumerevoli feste paesane dell'estate.
Spiego in due parole l'origine del nome: dovete sapere che Alpignano si trova sul percorso della   via Francigena,  che in realtà non è una strada sola  ma  un gruppo di percorsi che  collegavano  i principali luoghi di devozione del Medioevo:  Santiago di Compostela, Roma e Gerusalemme.  
L'itinerario ufficiale   partiva da Canterbury, passava le Alpi al  valico del  san Bernardo e attraversava la val d'Aosta, Pavia e Piacenza, per arrivare fino a  Roma, ma i pellegrini che provenivano da ovest attraversavano le Alpi al  Monginevro e al Moncenisio e si congiungevano alla via Francigena attraverso la strada già percorsa da Annibale con i suoi elefanti e dal manzoniano  Adelchi,  toccando l'Abbazia di Novalesa  la Sacra di San Michele e l'Abbazia di sant'Antonio di Ranverso. Della Sacra e di Sant'Antonio di Ranverso  riparleremo presto, ora torniamo ad Alpignano, che trovandosi sulla strada dei pellegrini in transito  da  Santiago, già a partire  dal Medioevo si era scelta  come santo patrono proprio il San Giacomo di Compostela che nell'iconografia ufficiale è sempre  rappresentato con una conchiglia e una zucca. La conchiglia per raccogliere l'acqua lungo il cammino, e la zucca a mo' di borraccia,  per conservarla.

(foto da qui)
Di conchiglie ad Alpignano non ce n'è  nemmeno l'ombra, ma le zucche (e le zucchine) abbondano,  tanto che gli alpignanesi erano noti come mangia cossòt, mangia zucchini. Da qui il nome del Palio, in cui  non ci sono animali perché  la sfida è in realtà una corsa a staffetta, faticosissima, visto che  ogni corridore deve caricarsi sulle spalle una grossa zucca, e tenersela ben salda fino al traguardo.  La rievocazione della  battaglia si svolge a puntate: il sabato sera si comincia a combattere ed  i Francesi protervi e arroganti sembrano avere la meglio sui  poveri Alpignanesi,  da cui pretendono la consegna di denari, foraggi, cibo, e  arrivano  persino ad esigere la  giovane promessa sposa del conte,  che obtorto collo viene portata  all'odioso principe francese tra la disperazione della gente.  Fine della  prima puntata. 
All'indomani  però  i Nostri sfoderano  un sussulto di orgoglio, e  partono in tromba a  riprendersi la fanciulla. Combatteranno senza un filo di paura, e avranno finalmente ragione del nemico.















Per il costume del  conte di Sicchesò,  il Capo dei Nostri,  la costumista si deve essere  ispirata a  Capitan Uncino

Mentre qui il  generale  francese è  immortalato in tutta la sua proterva arroganza. 

un   combattente dall'espressione feroce


e un figurante con macchina fotografica, presumo autentica. 

 
D'accordo, non tutto può ritenersi   filologicamente ineccepibile, ma come diceva mia nonna, chi ha perso i buoi non andrà  a cercarli proprio lì. 

 
E nemmeno nella cuffietta di Nonna Papera inalberata da questo  pellegrino con bastone e zucca d'ordinanza. 
E mi scuso per la scemissima  battuta di spirito, ma  tanto di cappello alla modista!

 

8 commenti:

Paula Feldman ha detto...

Questa storia mi mancava nel repertorio Torino e contorni...meno male che la lacuna te la sei riempito. Grazie del racconto! un abbraccio daponenteP

Antonietta ha detto...

brava hai fatto bene ad andarci, anche questa è cultura

Grazia ha detto...

Ecco dov'eri ! Non ti si può perdere di vista un minuto che tu subito trovi una storia deliziosa da raccontare e da farci vivere insieme a te. Grazie, ma la prossima volta ci vengo anch'io. A presto

ivana ha detto...

Ciau Dede!
Ecco...qui invece da oggi a domenica...saremo nell'Ottocento, tra Garibaldini, eserciti Francesi, Battaglione Estense e via discorrendo...No, già visto parecchie volte...di echi di guerra ce ne sono troppi in giro, per trovare ancora interesse per tali manifestazioni!
Almeno per me!
Tu, come il solito hai attinto...nelle pieghe della kermesse, con i tuoi strumenti: macchina implacabile e penna ironica!
Grazie per il servizio!
Ciau!!!

Duck ha detto...

Delizioso il signore con la cuffietta da pioniera e tenera la comparsa con la macchina fotografica. Nutro nei confronti di queste rievocazioni storiche sentimenti ambivalenti: una parte di me, quella rompiballe e un po' snob, ne coglie solo il lato posticcio, artificioso, a tratti patetico; un'altra invece, quella bambina, trova irresistibili i costumi, le ricostruzioni; una terza, infine, forse quella materna, si commuove terribilmente vedendo quanto impegno e serietà le persone coinvolte mettano nel fare ognuna la propria parte. E quando un paese lavora tutto insieme ad un evento è sempre un bello spettacolo, io credo.
Saluti!

giacy.nta ha detto...

E' vero, sul signore con la cuffietta da nonna papera è impossibile non poggiare lo sguardo. Davvero trandy!
Bellissimo post.
Un caro saluto

Nela San ha detto...

Il primo commento vedendo il "cuffiato da Nonna Papera" è stato: "molto pittoresco!". Mi riprometto di sguinzagliarmi in una di queste feste, ma non so se trovo il francese arrogante, da noi al max si trova il passator cortese. eheheh. Bye&besos

Gracie ha detto...

Mi piacciono da morire le sagre paesane e le rievocazioni storiche, spero davvero che ci sia sempre qualcuno a tenere vivo questo genere di avvenimenti.

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