Quello che segue non è farina del mio sacco, ma un post preso a prestito da NYSOUNDBITES, il blog della figlia ex emigrante.
nysoundbites: NY Soundbites 15: del bikram yoga
“Punta il ginocchio in alto, il mento guarda in basso, la colonna vertebrale è tesa verso l’alto come se volesse volare in cielo, i gomiti sono cementati alle orecchie, il polso destro guarda verso i talloni, tre dita della mano sinistra sono incollate fra di loro e tese verso destra, mentre le restanti dita sono completamente estese vero l’ombelico, sentite l’osso sacro che tende verso il centro della terra, inspirate dal naso alzando la cassa toracica, espirate dal naso eseguendo una lieve torsione del busto, tenete le cosce chiuse schiacciatissime, alzatevi sulle dita del piede sinistro e curvatevi il più possibile verso destra spingendo l’anca destra verso fuori e quella sinistra leggermente in avanti, senza perdere l’equilibrio, trovate il ritmo del respiro, bocca chiusa, mascella rilassata, fronte liscia, ora stringetevi le ginocchia in un abbraccio, incrociate il braccio destro sotto il sinistro e dietro il collo, spostate l’equilibrio sulla gamba destra, e lentamente ma decisamente portate le mani verso il centro della stanza, allungatevi in alto senza insaccare la schiena, sentite l’energia del corpo, cercate il vostro focus (whaaaaat?????), allungate il collo, scacciate i cattivi pensieri, bravi siete bravissimi, c’è un’energia pazzesca in questa stanza…ora stendetevi a terra immediatamente, allungate le braccia, schiacciate i piedi in avanti e con un bel colpo di addominali alzatevi in equilibrio su una gamba sola, respirando tranquillamente attraverso il naso e piano piano cercate di respirare attraverso tutto il vostro corpo (che cazzo vuol dire??? le mie ginocchia possono respirare? novità interessante. Potranno anche sternutire?)…ecco bellissimo, siete la classe migliore del mondo, l’energia è fantastica stasera. Ora allargate le gambe, allungate le braccia, abbassatevi sui talloni, tenete il peso sulle anche, abbassate la testa, il mento schiacciato contro lo sterno, allungate il collo, mettete entrambe le mani sotto i talloni in senso inverso ai piedi e con la parte inferiore della schiena spingete in basso, tirate le anche verso il cielo, tenete regolare il respiro, trovate il vostro focus (ancora?) e ora tenete la posizione un minuto, fate meditazione, tenete gli occhi aperti, sentite l’energia del vostro cuore, tenete la posizione per ancora 30 secondi cercando di spingere i vostri limiti più in avanti, piegate indietro il collo e cercare ti toccarvi le ginocchia con la lingua, se non ci riuscite oggi non importa, continuate a provare ci riuscirete domani (adoro rimandare,io)…ora tornate in posizione di preghiera, allargate la cassa toracica fate un bel respiro, abbassate le braccia e siamo pronti per la prossima posizione…”.
Tutto questo in una stanza con 50 gradi centigradi.
Ecco, se appena appena avete un po’ di potere immaginativo, avete appena avuto un assaggio di lezione di Bikram Yoga.
Nel mio quartiere hanno aperto questo studio nuovo, che combina la tendenza con la salute, la bellezza con la spiritualità, il sudore (tantissimo sudore) con il sudore. La Giovanna, fan dello yoga da quasi un decennio, cercava da mesi di convincermi a provare (a me, che il massimo della spiritualità della disciplina l’avevo provato un anno fa con dei DVD!!!) e la scorsa settimana…il miracolo, la rivelazione.
Venerdì scorso la Giovanna mi ha cercata ripetutamente al telefono senza fortuna, non solo lasciando messaggi in segreteria ma dimostrando anche una prorompente necessità di parlarmi dal vivo. C’era qualcosa di grosso in ballo, perché in generale lei non è tipo da accanirsi tanto sulla comunicazione a parole, quindi ho deciso di approfondire e l’ho invitata a cena x una zuppa organica preconfezionata (sento i vostri denti stridere, ma la versione carote-zenzero è alquanto pregevole) e una boccia d’acqua del rubinetto. C’era una tale luce nei suoi occhi mentre mi raccontava di questo Bikram che il giorno dopo mi son presentata allo studio per la mia settimana di prova a $20.
Dai DVD ricordavo delle squinzie di età definita, nostalgiche degli anni ’80 con capelli mechati e la frangetta, con delle ridicole tutine, adagiate su dei materassini in location stupefacenti tipo la Monument Valley, sull’orlo di precipizi che suggeriscono le infinite vastità dell’anima. Nei DVD le squinzie si piegavano a 180 gradi avanti e indrè come avessero morositas al posto delle vertebre, il loro sguardo era trasfigurato, i capelli laccati erano smossi da una lieve brezzolina e dagli alberi intorno (simili agli ulivi, anche se io nella Monument valley non ricordo ulivi, ma forse negli ultimi anni è in atto un rimboschimento intensivo), dicevo… dagli alberi intorno usciva musica di sitar.
Nel super trendy studio tutto rosa del super trendy Lower East Side dove mi sono trascinata quel sabato pomeriggio ho trovato:
-fighette in microshorts American Apparel,
-tatuaggi su ogni stinco/caviglia,
-tatuaggi su parecchi bassi ventri,
-tatuaggi su alcune schiene ed un certo numero di piercing ai genitali (gli shorts erano micro sì, ma i piercing li ho scoperti al momento della doccia)
-un paio di maschi degni di nota, uno scolpito nel marmo e uno nell’ebano (ignoro se abbiano piercing ai genitali)
-un paio di grassi piuttosto impressionanti, un omone peloso in mutande e una signora che da metà della lezione in poi si abbandonerà in singulti
-last but not least…un caldo della madonna. Oh bella, l’inferno ha le pareti rosa, che fru fru.
Caldo, caldissimo…Mr. Bikram negli anni ’70 diceva che è perché così i muscoli si allungano di più io dico che è perché in questa città la gente non può fare una cosa normale, deve aggiungerci sempre qualcosa di “oltre”. Nel dare una veloce descrizione di questa mia nuova disciplina alla mia amica Elena ho ricevuto questa risposta -a Torino si chiama stretching nella sauna, l’ho fatto anche io-. Tiè. Fine della conversazione. Io pive nel sacco lunghe così, credevo di essere troppo avanti. Ad ogni buon conto resto convinta che il mio Bikram Yoga segna il limite della sopportazione umana. La Giovanna ha dato una descrizione di questa tortura che, tra tutte, è la più vivida: è come in quei film americani dove i soldati americani vengono torturati nei campi di prigionia in Giappone o Cambogia. Io aggiungo: con la differenza che il torturatore è americano e crede nel potere del self-help e dice assurdità come “siete le rockstar della vostra vita”.
Però è anche bello sentirsi apprezzati, a Torino quando andavo in palestra nessuno mai diceva –bellissima posizione, Fabrizia, grande! Continua così, sei una gioia per gli occhi e per lo spirito, emani bellezza-. Emano bellezza sudando. C’è del buono, allora!
All’inizio della lezione l’istruttore, che non ha ancora indossato la maschera del torturatore, è tutto carino e chiede se qualcuno ha male da qualche parte. Qui la donna che più tardi singhiozzerà abbandonata sul materassino, mentre noi disegneremo l’arobaleno con la forza delle nostre membra strecciate tra il centro della terra e il cielo infinito, dice io ho il gomito del tennista, il ginocchio incriccato e male alla bassa schiena, io vorrei dirle che cazzo ci fai qui, allora? Stai a casa, no?
Forse io non sono spiritual abbastanza, ma trovo alquanto complicato trovare la concentrazione in una stanza con altre 50 persone, con un caldo maledetto, gocce di sudore grandi come palloni da basket a grappoli, i miei 50 compagni di sventura che respirano rumorosamente dal naso come cavalli e l’istruttore che si aggira blaterando senza posa. Un’ora e mezza di un mantra senza soluzione di continuità, anni di esperienza per imparare ad emettere suoni anche mentre respirano e deglutiscono. Io lo trovo così snervante a tratti, che ci sono momenti in cui mi accorgo di aver perso la concentrazione perché sto immaginando di strappare personalmente le unghie e la lingua al verboso insegnate.
Andrea mi dice sempre che se qualcuno o qualcosa ti da noia ed è un problema devi lavorarci e poi capisci che il conflitto era tutto dentro di te. Io gli oppongo che uno, porca paletta, se qualcosa o qualcuno gli sta sulle palle, avrà ben il sacrosanto diritto di mandarlo a farsi benedire e concentrasi su quel che gli piace. O no? Bisogna passare tutta la vita a farsi piacere gli stronzi? Perché io sarò anche piena di conflitto interiore, ma il mondo è anche pieno di stronzi, siamo onesti.
Ma c’è qualcosa in questa sudata sofferenza autoinflitta che mi sconfinfera. Certi hanno trovato nel Bikram Yoga la forza di smettere di fumare, io magari troverò me stessa e mi trasformerò in un torturatore mascherato.
Tutto questo in una stanza con 50 gradi centigradi.
Ecco, se appena appena avete un po’ di potere immaginativo, avete appena avuto un assaggio di lezione di Bikram Yoga.
Nel mio quartiere hanno aperto questo studio nuovo, che combina la tendenza con la salute, la bellezza con la spiritualità, il sudore (tantissimo sudore) con il sudore. La Giovanna, fan dello yoga da quasi un decennio, cercava da mesi di convincermi a provare (a me, che il massimo della spiritualità della disciplina l’avevo provato un anno fa con dei DVD!!!) e la scorsa settimana…il miracolo, la rivelazione.
Venerdì scorso la Giovanna mi ha cercata ripetutamente al telefono senza fortuna, non solo lasciando messaggi in segreteria ma dimostrando anche una prorompente necessità di parlarmi dal vivo. C’era qualcosa di grosso in ballo, perché in generale lei non è tipo da accanirsi tanto sulla comunicazione a parole, quindi ho deciso di approfondire e l’ho invitata a cena x una zuppa organica preconfezionata (sento i vostri denti stridere, ma la versione carote-zenzero è alquanto pregevole) e una boccia d’acqua del rubinetto. C’era una tale luce nei suoi occhi mentre mi raccontava di questo Bikram che il giorno dopo mi son presentata allo studio per la mia settimana di prova a $20.
Dai DVD ricordavo delle squinzie di età definita, nostalgiche degli anni ’80 con capelli mechati e la frangetta, con delle ridicole tutine, adagiate su dei materassini in location stupefacenti tipo la Monument Valley, sull’orlo di precipizi che suggeriscono le infinite vastità dell’anima. Nei DVD le squinzie si piegavano a 180 gradi avanti e indrè come avessero morositas al posto delle vertebre, il loro sguardo era trasfigurato, i capelli laccati erano smossi da una lieve brezzolina e dagli alberi intorno (simili agli ulivi, anche se io nella Monument valley non ricordo ulivi, ma forse negli ultimi anni è in atto un rimboschimento intensivo), dicevo… dagli alberi intorno usciva musica di sitar.
Nel super trendy studio tutto rosa del super trendy Lower East Side dove mi sono trascinata quel sabato pomeriggio ho trovato:
-fighette in microshorts American Apparel,
-tatuaggi su ogni stinco/caviglia,
-tatuaggi su parecchi bassi ventri,
-tatuaggi su alcune schiene ed un certo numero di piercing ai genitali (gli shorts erano micro sì, ma i piercing li ho scoperti al momento della doccia)
-un paio di maschi degni di nota, uno scolpito nel marmo e uno nell’ebano (ignoro se abbiano piercing ai genitali)
-un paio di grassi piuttosto impressionanti, un omone peloso in mutande e una signora che da metà della lezione in poi si abbandonerà in singulti
-last but not least…un caldo della madonna. Oh bella, l’inferno ha le pareti rosa, che fru fru.
Caldo, caldissimo…Mr. Bikram negli anni ’70 diceva che è perché così i muscoli si allungano di più io dico che è perché in questa città la gente non può fare una cosa normale, deve aggiungerci sempre qualcosa di “oltre”. Nel dare una veloce descrizione di questa mia nuova disciplina alla mia amica Elena ho ricevuto questa risposta -a Torino si chiama stretching nella sauna, l’ho fatto anche io-. Tiè. Fine della conversazione. Io pive nel sacco lunghe così, credevo di essere troppo avanti. Ad ogni buon conto resto convinta che il mio Bikram Yoga segna il limite della sopportazione umana. La Giovanna ha dato una descrizione di questa tortura che, tra tutte, è la più vivida: è come in quei film americani dove i soldati americani vengono torturati nei campi di prigionia in Giappone o Cambogia. Io aggiungo: con la differenza che il torturatore è americano e crede nel potere del self-help e dice assurdità come “siete le rockstar della vostra vita”.
Però è anche bello sentirsi apprezzati, a Torino quando andavo in palestra nessuno mai diceva –bellissima posizione, Fabrizia, grande! Continua così, sei una gioia per gli occhi e per lo spirito, emani bellezza-. Emano bellezza sudando. C’è del buono, allora!
All’inizio della lezione l’istruttore, che non ha ancora indossato la maschera del torturatore, è tutto carino e chiede se qualcuno ha male da qualche parte. Qui la donna che più tardi singhiozzerà abbandonata sul materassino, mentre noi disegneremo l’arobaleno con la forza delle nostre membra strecciate tra il centro della terra e il cielo infinito, dice io ho il gomito del tennista, il ginocchio incriccato e male alla bassa schiena, io vorrei dirle che cazzo ci fai qui, allora? Stai a casa, no?
Forse io non sono spiritual abbastanza, ma trovo alquanto complicato trovare la concentrazione in una stanza con altre 50 persone, con un caldo maledetto, gocce di sudore grandi come palloni da basket a grappoli, i miei 50 compagni di sventura che respirano rumorosamente dal naso come cavalli e l’istruttore che si aggira blaterando senza posa. Un’ora e mezza di un mantra senza soluzione di continuità, anni di esperienza per imparare ad emettere suoni anche mentre respirano e deglutiscono. Io lo trovo così snervante a tratti, che ci sono momenti in cui mi accorgo di aver perso la concentrazione perché sto immaginando di strappare personalmente le unghie e la lingua al verboso insegnate.
Andrea mi dice sempre che se qualcuno o qualcosa ti da noia ed è un problema devi lavorarci e poi capisci che il conflitto era tutto dentro di te. Io gli oppongo che uno, porca paletta, se qualcosa o qualcuno gli sta sulle palle, avrà ben il sacrosanto diritto di mandarlo a farsi benedire e concentrasi su quel che gli piace. O no? Bisogna passare tutta la vita a farsi piacere gli stronzi? Perché io sarò anche piena di conflitto interiore, ma il mondo è anche pieno di stronzi, siamo onesti.
Ma c’è qualcosa in questa sudata sofferenza autoinflitta che mi sconfinfera. Certi hanno trovato nel Bikram Yoga la forza di smettere di fumare, io magari troverò me stessa e mi trasformerò in un torturatore mascherato.