In un delizioso film di Renè Clair del 1935, Il Fantasma Galante, un facoltoso uomo d'affari americano si compra un castello in Scozia e se lo fa' recapitare smontato pezzo per pezzo negli USA. Se vi capita sottomano il DVD non perdetevelo, è molto ma molto più spiritoso e divertente di uno dei tremendi film panettone che infestano gli schermi durante le feste di Natale.
E se vi sembra che la storia sia troppo fantasiosa per essere vera, sappiate che invece la trama trae spunto da un fatto reale e che l'originale miliardario ha nome e cognome: John D. Rockefeller jr.
Questo signore insieme a George Grey Barnard, altro collezionista d'arte, sapendo che il monastero francese di Saint Michel de Cuxa se la passava piuttosto male, gli aveva risolto tutte le difficoltà economiche acquistandone in blocco chiostro, arcate in marmo e fontana centrale. Bellissimo gesto di grande generosità, ma tornati a New York i due mecenati si trovano di fronte ad un problemino: dove caspita si può mettere tutto quel po' po' di roba, bella fin che si vuole, ma molto molto ingombrante?
Su una bella collina con veduta mozzafiato (ci avete fatto caso? una veduta è sempre mozzafiato, come le indagini si fanno a trecentosessantagradi, non uno di più, non uno di meno, e la maggioranza fa' sempre quadrato intorno al leader) sul fiume Hudson era già ospitata una discreta collezione di arte medievale di un certo Barnard: sculture, capitelli, arazzi e altro ben di dio, dunque poteva essere il posto perfetto per sistemare quel mezzo monastero incautamente acquistato. Il nostro Rockefeller allora compra un'altra venticinquina di ettari di terra lì intorno alla collezione Barnard (chissà se parente del chirurgo dei trapianti) e incarica Frederick Law Olmsted jr, il figlio del progettista del Central Park, di costruirci sopra un bel parco che dovrà fare da cornice al nuovo museo. Il parco riesce che è una meraviglia ma c'è il pericolo che qualcuno si metta a costruire brutti casermoni nel New Jersey appena dall'altra parte del fiume, rovinando il panorama. Rockefeller allora taglia la testa al toro, compra anche i duecentottanta ettari del terreno di fronte e li regala alla città con la clausola inderogabile che NESSUNO potrà mai edificarci sopra nemmeno un pollaio. I Newyorkesi come è ovvio, gliene sono subito estremamente grati, e continuano ancora ad esserlo.
Va detto ancora che dal primo nucleo di acquisizioni la collezione si è andata arricchendo di cappelle romaniche, saloni gotici e di ben altri cinque chiostri acquistati in giro per mezza Europa e rimontati qui puntualmente, pezzo per pezzo. Pare che in tutto questo via vai di smonta e rimonta non siano stati implicati fantasmi di alcun genere.
Il museo viene inaugurato nel 1938 e resta ancora oggi l'unico museo di tutti gli Stati Uniti esclusivamente dedicato all'arte medievale, anche se tecnicamente non si tratta di un museo indipendente ma è una sezione del Metropolitan.
Il parco è davvero suggestivo e l'insieme è molto piacevole anche se risulta leggermente sconcertante passeggiare in un surrogato di Europa medievale. Ma probabilmente ad essere sconcertati sono solo gli europei, e infatti se ne vedono pochini, la maggioranza dei visitatori è fatta da gruppetti di americani con i capelli bianchi che attraversano giardini e saloni con un'espressione che suscita perfino tenerezza, un misto di sorpresa e di ammirazione. Normale, loro non ce le hanno mica le abbazie dietro l'angolo.
Dimenticavo di dire che di europei ce ne sono pochi non soltanto perchè è piuttosto bizzarro cercare il medio evo a Manhattan, ma anche perché il posto non è tra i più a portata di mano dal momento che si trova sopra la centonovantesima strada. Tanto per dare un'idea: Harlem, che sulle mappe già sembra lontanissima dalla zona centrale, parte dalla 125esima, subito sopra Central Park, e per raggiungere i Cloisters bisogna salire ancora di sessantacinque strade verso nord
2 commenti:
il nuovo header mi piace molto, fa pensare che avete nidificato in un luogo scelto bene
grazie papavero, in effetti riconosco che piace molto anche a me.
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