L'idea in sé sembra semplice: raccogliere con santa pazienza tutti gli oggetti passati per le mani di una persona durante cinquant'anni di vita, disporli in bell'ordine sul pavimento e farne una mostra d'arte. Lo ha fatto Song Dong, artista cinese indicato come esponente principale del Concettualismo, con la mostra Waste Not che sta chiudendo i battenti in questi giorni al MoMa.
gli oggetti in realtà appartenevano alla madre dell'artista, Zhao Xiangyuan. E' lei che ha avuto la forza, la voglia e la costanza di conservare tutte ma proprio tutte le cose con cui per un motivo o per l'altro è entrata in contatto. Vaschette di plastica ciotole sbeccate calze rammendate libri stropicciati vecchie scarpe asciugamani lisi, tutto quanto è stato collezionato con una cura maniacale che lascia a dir poco stupefatti. Immagino lo sconcerto dei netturbini davanti a quella casa da cui non deve essere uscito mai nemmeno un cartoccio di spazzatura.
Nata nel 1938, la madre di Song Dong aveva perso ogni cosa durante la rivoluzione culturale, ed è comprensibile dunque la sua reazione successiva di conservare ogni spillo ossessivamente, forse anche io avrei fatto la stessa cosa chi lo sa.
Mi sembra un po' meno comprensibile la scelta dell'artista di mettere tutti questi oggetti in mostra con una sorta di esibizionismo che mette leggermente a disagio.
Alla fine del percorso, un neon con un messaggio affettuoso al padre scomparso nel 2002: Dad, don’t worry, Mum and we are fine. Papà non preoccuparti, la mamma ed io stiamo bene. Il papà avrà certamente apprezzato il saluto.
Chi sa se ha apprezzato anche la mostra
6 commenti:
mi piace l'idea la strategia che c'è sotto, lasciamo stare la maniacalità che pure ha fornito costantemente un tornaconto ma l'accumulo ha un'insita significazione, personale ma in questo modo con l'esibizione anche extrapersonale e poi la poeticità che salvaguarda la bizzarria è nella soggettività delle loro impronte lasciate lì a memoria futura quasi una sfida o una protesta verso una realtà folle che consuma tutto perché tutto è effimero!
eppoi gli artisti sono bravi a valorizzare anche i buchi dei loro calzini sudici con la strampalata equazione di vita d'artista!
Allora, premesso che l'esperta d'arte in famiglia è mia figlia, io mi limito a sapere cosa mi piace e cosa no, cosa mi emoziona e cosa mi lascia indifferente quando si parla di arte. E' che faccio davvero fatica a considerare arte questa roba qui, scusate.
Il sol pensiero di riprendere oogni pezzo e rimetterlo al suo posto,mi fa venire i brividi!!è importante il riciclo,ma fino ad un certo punto.Alcune cose avrebbe potuto donarle a chi aveva bisogno...un pochino attaccata alle cose sue la signore,mi sembra...hahahah!
Ciao,ho letto un tuo commento da una amica comue e ti ho seguito.Complimenti per il tuo blog interessantissimo!Rox
Papavero, la tua analisi è molto sofisticata ma io nel campo sono poco preparata, il mio approccio all'arte è più simile a quello di Gracie: mi piace/non mi piace. Di solito mi piace un'opera dietro alla quale riesco a cogliere un percorso, una ricerca, un'indagine. Nel caso in questione io ho soltanto visto che un tizio, che casualmente è anche un artista, si è ritrovato per le mani una miniera insperata di oggetti e ha deciso di sfruttarla al meglio inventandosi una motivazione di carattere sentimentale. E per dirla tutta, dubito anche che il Moma avrebbe accolto la stessa mostra se a proporla fossi stata io e non un artista di fama.
Per Rox: grazie della visita, torna presto!
stò gironzolando per iltuointeressantissimo blog ,complimenti,grazie per le dritte su raclette buona giornata
io invece ne sono stata folgorata..la massa degli oggetti che ..racconta.
Ma io leggo e rileggo " la vita istruzioni per l´uso" e ho una certa disposizione al misticismo..
vado a colazionare. Oggi c´e´il sole a Berlino e anche questa e´una piccola cosa; solo che, nel mondo fisico ti cambia la - variabilissima - percezione del mondo. Kuss!!
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